Il Papa: superare i pregiudizi contro i disabili, anche nella Chiesa

Papa Francesco saluta alcuni bambini, figli di membri della Federazione Italiana Associazioni Sordi Papa Francesco saluta alcuni bambini, figli di membri della Federazione Italiana Associazioni Sordi
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Udienza in Vaticano con la Federazione Italiana Associazioni Sordi: «La presenza di persone sorde tra gli operatori pastorali può realmente rappresentare una risorsa»

Ancora oggi ci sono pregiudizi nei confronti dei disabili e si registrano in paesi e città ma investono, talvolta, anche parrocchie e comunità ecclesiali. Basta. Bisogna superare queste «barriere» e andare oltre il «deficit» di queste persone cogliendone invece le potenzialità. È un messaggio chiaro quello espresso da Papa Francesco oggi durante l’udienza in Vaticano con la Fias, la Federazione Italiana Associazioni Sordi.

Il Pontefice accoglie tutti i membri in Sala Clementina - presenti numerosi bambini - che lo salutano vibrando in alto le mani. Francesco risponde con lo stesso gesto e pronuncia il suo discorso con a fianco una suora che traduce nel linguaggio dei segni. 

Il Papa anzitutto ricorda la storia della Federazione, nata nel 2018 dalla rifondazione della Federazione italiana delle associazioni fra i sordomuti, la più antica associazione della comunità sorda italiana risalente al 1920, e plaude al suo impegno per «affrontare la cultura dello scarto, favorendo in tutti gli ambienti una maggiore inclusione».  

Proprio l’emarginazione rappresenta una delle più grandi sofferenze per le persone disabili, a volte più della stessa malattia. «Le persone sorde - ha affermato Francesco - vivono inevitabilmente una condizione di fragilità; e questo fa parte della vita e si può accettare positivamente. Ciò che invece non va bene è che esse, come tante altre persone con capacità differenti e le loro famiglie, vivono spesso situazioni di pregiudizio, a volte anche nelle comunità cristiane».

«Le città, i paesi e le parrocchie, con i loro rispettivi servizi, sono chiamati a superare sempre più le barriere che non permettono di cogliere la potenzialità della vostra presenza attiva, andando oltre il vostro deficit», ha aggiunto il Papa, ribadendo chiaramente che nella Chiesa «anche voi sordi siete un dono». Ciascun cristiano è infatti in virtù del battesimo un missionario e perciò «la presenza di persone sorde tra gli operatori pastorali, naturalmente formate secondo le loro inclinazioni e capacità, può realmente rappresentare una risorsa e un’occasione di evangelizzazione».

«La presenza di Dio», ha sottolineato il Papa, «non si percepisce con le orecchie, ma con la fede; pertanto vi incoraggio a ravvivare la vostra fede per avvertire sempre più la vicinanza di Dio, la cui voce risuona nel cuore di ciascuno, e tutti la possono sentire. Potrete così aiutare quanti non “sentono” la voce di Dio ad essere più attenti ad essa».

Nel suo discorso in Sala Clementina, preceduto dal saluto della presidente Laura Santarelli, Bergoglio ha poi lodato il lavoro svolto dalla Fias per migliorare «la qualità della vita» di queste persone. «Voi - ha affermato - ci insegnate che solo abitando il limite e la fragilità si può essere costruttori, insieme ai responsabili e a tutti i membri della comunità civile e di quella ecclesiale, della cultura dell’incontro, in opposizione all’indifferenza diffusa. Così si può migliorare la società e la comunità e offrire anche alle persone sorde una pienezza esistenziale che tenga conto di tutti gli aspetti della vita nelle sue diverse fasi».

In conclusione, Papa Francesco ha voluto dedicare un pensiero alle tante persone sorde in Italia e nel mondo, in particolare coloro «che vivono in condizioni di emarginazione e di miseria». «Prego per loro», ha assicurato. «E prego per voi», ha aggiunto rivolto agli operatori della Fias, «perché possiate portare il vostro peculiare contributo nella società, essendo capaci di uno sguardo profetico, capaci di accompagnare processi di condivisione e di inclusione, capaci di cooperare alla rivoluzione della tenerezza e della prossimità. Anche nella Chiesa è necessaria la vostra presenza per contribuire a costruire comunità che siano case accoglienti e aperte a tutti, a partire dagli ultimi».

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