Il lungo periodo delle festività’ si chiude con l’Epifania, celebrata dalla Chiesa cattolica il 6 gennaio e considerata una delle massime solennità, assieme a Pasqua, Natale, Pentecoste e Ascensione. Il termine, utilizzato dai greci per indicare l’azione o la manifestazione di una divinità mediante miracoli, visioni, segni ecc., derivante dal greco “Epiphàneia”, che significa letteralmente “manifestazione”, “venuta”, “presenza divina”, si riferisce, oggi, specificamente, alla prima manifestazione pubblica della divinità con la visita dei Re Magi al Bambinello Gesù. Con l’Epifania, il mondo cristiano ricorda, quindi, l’incontro dei Re Magi con Gesù Bambino e la loro conversione alla nuova dottrina.
Alcuni documenti di Tito Flavio Clemente d’Alessandria, un teologo del 150 d.C., attestano che le prime comunità cristiane d’Alessandria d’Egitto, formate dallo gnostico Basilide, amavano celebrare la Natività di Gesù Cristo e con essa anche l’Epifania, come la “manifestazione del Signore al mondo”, il 15esimo giorno del mese di Tybi dell’antico Calendario Alessandrino, corrispondente al nostro 6 gennaio. A partire dal III secolo circa, le comunità cristiane del vicino Oriente associavano il termine Epifania ai 3 segni rivelatori di Gesù Cristo: l’Adorazione dei Magi, il Battesimo di Gesù adulto nel fiume Giordano, il primo miracolo di Gesù, avvenuto a Cana. Tuttavia, i cristiani di Gerusalemme non festeggiavano il Natale il 25 dicembre: un documento, chiamato Itinerarium, opera della pellegrina Egeria, narrerebbe la successiva presenza dei vescovi cristiani in visita a Betlemme la sola notte del 6 gennaio, più 8 giorni di celebrazioni liturgiche successive a questa stessa data, e una festa della Resurrezione di Cristo in primavera.
Nel 386 d.C., Giovanni Crisostomo, in contrasto alle ricorrenze giudaiche, sostenne fermamente la celebrazione del Natale al 25 dicembre e le comunità cristiane di Antiochia, della Tracia e dell’Anatolia si adeguarono a tale data. Alcuni storici, tra cui Erbes, darebbero le date liturgiche separate del Natale e dell’Epifania, come tacitamente pre-accordate durante il Concilio di Nicea del 325 d.C. E’ certo che sia il Crisostomo che un altro famoso Padre della Chiesa, San Girolamo, sostennero che se il Signore si manifestò in Gesù Bambino a Betlemme, Egli si rese veramente pubblico 30 anni dopo, nel Gesù adulto del Giordano. Per cui, sul finire del IV secolo, l’Adorazione dei Magi e il Battesimo di Gesù divennero due ricorrenze separate. Una curiosità sui Magi: nella tradizione cristiana, la parola “mago”, derivante dal greco “magoi”, indica i membri di una casta sacerdotale persiana, in seguito anche babilonese, che si interessava di astronomia e astrologia; in senso lato, i Magi erano dunque “studiosi dei fenomeni celesti”. Nell’antica tradizione persiana, i Magi erano i più fedeli e intimi discepoli di Zoroastro, custodi della sua dottrina che, secondo il Vangelo di Matteo, giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare Gesù, Re dei Giudei, appena nato.