Toscanini, la forza della musica

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La rivista Terrasanta rievoca l'evento di 80 anni fa nel numero di novembre-dicembre 2016 con un articolo a firma di Manuela Borraccino. Ne riportiamo un ampio stralcio.

In Israele viene ricordato ancora oggi come il padre spirituale dell’orchestra filarmonica del futuro Stato ebraico. E, con la sua sfida aperta al nazi-fascismo, l’emblema degli autentici valori dell’umanesimo europeo nell’ora in cui la notte stava per calare sull’intera Europa: ormai settantenne, da decenni all’apice della carriera e della fama, il 20 dicembre 1936 Arturo Toscanini arrivò a Tel Aviv per dirigere in un ex hangar del vecchio porto ribattezzato Levant Fair Hall il trionfale concerto inaugurale dell’Orchestra sinfonica di Palestina, formata in gran parte da musicisti fuggiti dalla Germania.

L’uomo che aveva reso possibile l’impresa era stato il violinista polacco Bronislaw Huberman (1882-1947), uno dei più grandi esecutori di tutti i tempi. Bambino prodigio, aveva lasciato la città natale di Czestochowa per studiare a Berlino con Joseph Joachim. Era diventato uno dei musicisti più acclamati d’America. Fervente sostenitore dell’unità europea negli anni in cui, subito dopo la Grande Guerra, l’antisemitismo si diffondeva in Germania, dopo l’arrivo di Hitler al potere si convinse che qualcosa dovesse esser fatto per salvare dallo sterminio gli ebrei europei. Grazie al suo aiuto centinaia di musicisti tedeschi arrivarono nella Palestina sotto il Mandato britannico tra il 1933 e il 1936, in quella che venne chiamata la quinta Aliyah (1929-1939), la più numerosa ondata migratoria con l’arrivo di 250 mila ebrei da tutta Europa. Essa includeva anche 20 mila yekke, ovvero artisti, professori universitari, scienziati tedeschi ai quali venne concesso di partire in cambio di tutti i loro beni e che dotarono la neonata comunità ebraica di un eccezionale patrimonio intellettuale, tecnico e professionale.

Toscanini aveva conosciuto Huberman a Vienna nell’aprile 1933 quando, in seguito al rifiuto di assumere la direzione del Festival di Bayreuth in segno di protesta contro il Führer, il violinista era riuscito a portarlo sul podio della prestigiosa Filarmonica di Vienna. Da anni Toscanini osteggiava apertamente il fascismo. Nel 1930, racconta il biografo e critico musicale Gustavo Marchesi, una spia fascista così informava la polizia politica italiana su un episodio avvenuto in Germania: «Durante la sua permanenza a Berlino, essendo stato ripetutamente invitato a partecipare ad un ricevimento in suo onore nella sede di quel Fascio, il maestro rispose sempre che non poteva partecipare perché stanco. Messo alle strette e richiestogli se autorizzava a spedire a suo nome un telegramma al Duce nel quale dichiarava che non aderiva alla manifestazione perché era stanco, rispondeva seccamente che “non interveniva perché era anti-fascista, che detestava il Fascismo, che reputava Mussolini come un tiranno ed un oppressore dell’Italia e che piuttosto che venir meno a queste sue convinzioni era disposto a non ritornare mai più in Italia”». Nel 1931 Toscanini rifiutò di aprire un concerto a Bologna con l’inno Giovinezza e fu per questo schiaffeggiato da un gruppo di fascisti: un trattamento che fece il giro del mondo suscitando un coro di proteste internazionali e costringendo Mussolini a restituirgli il passaporto precedentemente confiscato. Toscanini da allora si autoesiliò in America. 

Huberman, frattanto, racconta lo storico Paul Stefan, si adoperava per alleviare le angustie di tanti musicisti per lo più israeliti che, perduti i loro posti o nell’impossibilità di trovarne di nuovi, si trovavano ridotti alla rovina. «Un fondo costituito da oblazioni americane gli permise di formare, coi migliori elementi, un’orchestra palestinese. Toscanini offrì il suo aiuto e consentì a dirigere il concerto inaugurale, per tutta una serie di concerti e senza alcun compenso, nemmeno per le spese di viaggio». Il progetto richiedeva un impegno organizzativo non indifferente, e si vide come l’appoggio degli ebrei americani e l’adesione di Toscanini sortirono effetto. Il primo marzo 1936 Albert Einstein, eletto presidente onorario del comitato sostenitore americano, scriveva dall’Università di Princeton al Maestro: «Lei non è soltanto l’ineguagliabile interprete della letteratura musicale mondiale [...]. Lei si è dimostrato anche nella lotta contro il fascismo un uomo di massima dignità. Provo anche la più profonda riconoscenza perché Lei ha dato speranze di inestimabile significato alla nuova Orchestra di Palestina che sta per essere fondata. Il fatto che esista un simile contemporaneo cancella molte delusioni che senza fine dobbiamo soffrire dalla species minorum gentium».

L’elogio del grande fisico e appassionato cultore di musica classica esprimeva la vasta eco provocata dall’operazione di Huberman. 

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