Le Chiese luterane

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Martin Lutero (1483-1546) è alle origini della Riforma. L’itinerario di questo monaco agostiniano tedesco e dei suoi seguaci ha i suoi momenti salienti nella “esperienza della torre” (1513-1514), in cui Lutero comprende che l’uomo non ha, dal punto di vista naturale, alcuna speranza ma è salvato gratuitamente dalla grazia di Dio in virtù della sola fede; l’affissione di novantacinque tesi alla porta della chiesa del castello di Wittenberg nel 1517; e la Confessione di Augusta del 1530. Tutte e tre queste date sono talora citate come momenti di fondazione della Chiesa luterana. Con le novantacinque tesi del 1517 Lutero denuncia la pratica cattolica delle indulgenze e la teologia “delle opere” che, a suo avviso, la sostiene. Dopo la condanna papale (1518), Lutero si allea – contro l’imperatore Carlo V (1500-1558) – con un certo numero di principi e di città tedesche, che vedono in questo movimento di riforma religiosa anche l’occasione per contestare l’egemonia imperiale. Per le stesse complesse ragioni – in parte religiose, in parte politiche – comunità “luterane” si formano in diversi Paesi europei, con un successo completo nei Paesi scandinavi – Svezia, Finlandia, Danimarca e Norvegia – che fra il 1527 e il 1536, con i loro sovrani, passano interamente alla Riforma. Lutero contesta l’autorità del Papa, ma l’itinerario spirituale suo e dei primi seguaci comprende anche tentativi di evitare una rottura all’interno della cristianità. Con la Confessione di Augusta (1530) diventa ormai chiaro che il movimento luterano costituisce una realtà separata dal cattolicesimo. A conclusione di un’epoca di guerre, la pace di Augusta del 1555 – con il principio cuius regio, eius et religio – consacra una situazione tedesca dove coesistono territori cattolici e territori protestanti.

Nel Seicento e nel Settecento il movimento luterano europeo – costituito da una pluralità di Chiese nazionali indipendenti – si irrigidisce in una ortodossia spesso fredda e dogmatica, contro cui protesta il pietismo, ma nell’Ottocento si manifestano movimenti di risveglio insieme a una grande diffusione di Chiese luterane – peraltro frammentate in circa centocinquanta sinodi indipendenti – che seguono l’emigrazione dall’Europa centrale e settentrionale negli Stati Uniti. Intanto in Africa, Asia e America Latina sorgono importanti Chiese luterane, in larga parte dovute allo sforzo missionario degli ambienti pietisti, e notevolissimo è stato il contributo luterano alla musica sacra, per esempio con Johann Sebastian Bach (1685-1750) e Georg Friedrich Händel (1685-1759).

Nel secolo XX la Chiesa luterana tedesca ha patito le drammatiche vicende politiche del Paese, e in Scandinavia si è manifestato un processo di secolarizzazione fra i più virulenti del mondo. Negli Stati Uniti il numero dei sinodi si è progressivamente ridotto attraverso una serie di fusioni da cui è emersa la Chiesa evangelica luterana in America, fondata nel 1988, di cui fanno parte quattro milioni e mezzo di fedeli, ben oltre la metà dei luterani americani (circa sette milioni). Due milioni e trecentomila fedeli rimangono peraltro nel Sinodo del Missouri, che si caratterizza per una teologia di tipo molto più conservatore. Quasi tutte le Chiese luterane fanno parte della Federazione Luterana Mondiale, fondata nel 1947, ma i gruppi più conservatori non fanno parte del Consiglio Mondiale delle Chiese. I luterani sono orgogliosi del loro contributo alla tradizione protestante – salvezza tramite la sola fede, Bibbia come sola regola della fede, Cristo come solo mediatore –, ma insieme mantengono caratteristiche che li differenziano dalle altre comunità: importanza della liturgia, dottrina dell’eucaristia che conserva alcuni elementi essenziali della tradizione cattolica, pur sostituendo alla dottrina della transustanziazione cattolica quella di consustanziazione, secondo cui Cristo è presente nell’eucarestia insieme alla sostanza del pane e del vino. Il 31 ottobre 1999 la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale hanno sottoscritto ad Augusta una Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, che – se non risolve tutti i problemi aperti fra le due comunità – costituisce certamente un evento storico sul piano ecumenico.

Le statistiche sul numero dei luterani sono oggetto di notevoli controversie. Teoricamente i luterani superano i settantatré milioni. In pratica questa cifra comprende molti membri “nominali” delle Chiese luterane europee, che non sono praticanti. Le Chiese riunite nella Federazione luterana mondiale, alla quale aderiscono 145 Chiese in 79 Paesi, rappresentano 70.300.000 dei 73.900 luterani mondiali – contati nello stesso modo –, e la presenza maggiore è in Svezia, con circa sette milioni di fedeli. Una presenza importante si ha anche – nonostante persecuzioni e difficoltà – in Etiopia.

B.: La letteratura su Lutero è quasi sterminata: si potrà partire da Heiko A. Oberman, Martin Lutero. Un uomo tra Dio e il Diavolo, trad. it., Laterza, Roma-Bari 1987. Sui primi sviluppi cfr., dello stesso autore, The Reformation. Roots and Ramifications, William B. Eerdmans, Grand Rapids (Michigan) 1994. Per una mappa delle Chiese luterane cfr. E. Theodore Bachmann – Mercia Brenne Bachmann, Lutheran Churches in the World. A Handbook, Augsburg Fortress Press, Minneapolis 1989. Sulle dottrine cfr. Paolo Ricca – Giorgio Tourn, Le novantacinque tesi di Lutero, Claudiana, Torino 1998. Tra le opere di Lutero ‒ edite da Claudiana nella collana “Lutero. Opere scelte” a cura di P. Ricca (13 voll. sin qui pubblicati) ‒ importanti sono Il piccolo catechismo – Il grande catechismo (1529), trad. it., Claudiana, Torino 1998; e La lettera ai romani (1515-1516), trad. it., San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1996. Sulla dichiarazione cattolico-luterana del 1999 cfr. Fulvio Ferrario – P. Ricca, Il consenso cattolico-luterano sulla dottrina della giustificazione. Documenti ufficiali e commenti, Claudiana, Torino 1999. Per un’introduzione teologica di facile accesso, cfr. Dieter Kampen, Introduzione alla teologia luterana, Claudiana, Torino 2011.

 

La Chiesa Evangelica Luterana in Italia

Chiesa Evangelica Luterana d’Italia
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La storia del luteranesimo italiano comprende due vicende distinte: da un lato la nascita di singole comunità, dall’altro la costituzione di una struttura nazionale di collegamento. Singole comunità sorgono per particolari condizioni di carattere politico: emblematico è il caso di Venezia – dove è tuttora presente la più antica comunità luterana italiana –, dove la presenza della Riforma è permessa anche allo scopo di favorire traffici commerciali con l’Europa protestante. In genere, la presenza di comunità luterane in Italia è dovuta anzitutto a cittadini di lingua tedesca presenti nella penisola per motivi di rappresentanza diplomatica o per interessi commerciali o di lavoro, come nel caso dei tecnici tedeschi e svizzeri chiamati dagli Asburgo-Lorena in Toscana o dai Borboni nel Regno di Napoli per facilitare lo sviluppo economico dei loro Stati, o impiegati dall’amministrazione asburgica nel Lombardo-Veneto. Fino alla fine della Seconda guerra mondiale la storia luterana in Italia rimane quella delle singole comunità. Le condizioni drammatiche del secondo dopoguerra, con l’impossibilità di fare riferimento alla Chiesa Luterana di Germania convincono le comunità stanziate nella penisola a rivolgersi alla Federazione Luterana Mondiale allo scopo di ottenere i mezzi necessari alla loro sopravvivenza, e anche all’avvio di un processo di integrazione con la società italiana. Nel 1948 si costituisce un Sinodo provvisorio, divenuto nel 1949 la Chiesa Evangelica Luterana d’Italia (CELI). Le tre comunità del Golfo di Napoli formate da italiani, che erano rimaste separate, aderiscono alla CELI nel 1957. Nel 1991 si costituisce la comunità siciliana.

Oggi la CELI conta circa settemila fedeli, in buona parte di lingua tedesca, anche se la maggior parte delle comunità sono bilingui. Con D.P.R. 18 maggio 1961 n. 676 la CELI ha ottenuto il riconoscimento come ente di culto. La peculiarità di tale riconoscimento è che esso non ha a oggetto, come è avvenuto in altri casi, un ente – esponenziale o patrimoniale – della confessione, ma riguarda la confessione stessa, che così viene a essere munita di personalità giuridica di diritto privato. Lo statuto originario, che risale al 1958 ed era stato approvato contestualmente al conferimento della soggettività civile, è stato in seguito oggetto di modifiche approvate con D.P.R. 7 marzo 1975, n. 192. La CELI appartiene alla Federazione Luterana Mondiale ed è legata alla Chiesa Evangelica di Germania (EKD); dal 1989 è membro della Commissione Europea Luterana Chiesa – Ebraismo (LEKKJ), mentre all’interno del territorio italiano è in dialogo sia con la Chiesa cattolica sia con le altre Chiese protestanti, come testimonia il suo status di membro fondatore della FCEI.

La CELI è una Chiesa composta da membri volontari i quali, aderendo, si impegnano a sostenere le comunità e la Chiesa attraverso un contributo economico. Unità fondamentale della CELI è la parrocchia, e lo statuto disciplina le modalità per l’adesione delle singole parrocchie alla CELI così come per l’eventuale recesso. Alle parrocchie è riconosciuta un’ampia autonomia: molte, già dotate di personalità giuridica prima dell’adesione alla CELI, conservano la titolarità del proprio patrimonio. Tutte hanno uno statuto, deliberato dall’assemblea parrocchiale alla quale spetta anche l’elezione del parroco e del consiglio. L’organo superiore della CELI è il Sinodo, di cui fanno parte i rappresentanti eletti dalle comunità e dai pastori; al Sinodo spetta la scelta del proprio presidente, l’elezione degli appartenenti al Concistoro – l’organo di direzione della Chiesa – e del Decano, su proposta del Convegno dei pastori. L’ufficio del Decano è deputato a occuparsi dei rapporti con lo Stato italiano, la Chiesa cattolica e le sedi centrali delle altre confessioni protestanti. I rapporti con lo Stato sono regolati dalla legge 29 novembre 1995, n. 520, che ha recepito l’Intesa stipulata il 20 aprile 1993, e simile alle altre che l’hanno preceduta per quanto riguarda l’assistenza religiosa, i ministri di culto e la celebrazione dei matrimoni, la ripartizione dell’otto per mille del gettito IRPEF.

Fanno parte della CELI le comunità fondatrici della Chiesa ‒ Bolzano, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Sanremo, Trieste e Venezia ‒ nonché le comunità che sono state accolte in un secondo momento: Torre Annunziata, Ispra-Varese, Sicilia, Verona-Gardone, Merano ‒ risalente alla metà del secolo XIX, e che ha aderito alla CELI nel 2008 ‒ e Torino. Alle comunità civilmente riconosciute come enti ecclesiastici sono spesso affiancati gruppi dislocati presso altre località. Il nuovo Statuto della CELI, approvato nel 2004, definisce la Chiesa come bilingue: l’italiano e il tedesco hanno uguale dignità nell’ambito della CELI.

Dal punto di vista dottrinale, le comunità riunite nella CELI non si discostano dai capisaldi delineati nella Confessio Augustana e identificati nelle formule sola Scriptura, sola Fides, sola Gratia, solus Christus, nonché nelle peculiarità sacramentali e liturgiche che differenziano i luterani da altri protestanti. Due delle “professioni di fede della Chiesa antica” vengono usate regolarmente durante il culto e sono reputate esprimere la dottrina teologicamente vincolante: il Credo apostolico e il Credo di Nicea-Costantinopoli. Nello Statuto la CELI dichiara anche la propria adesione alla Comunione delle Chiese Protestanti in Europa e quindi alla Concordia di Leuenberg del 1973, nella quale le Chiese firmatarie confermano un consenso di base su divergenze dottrinali ‒ Santa Cena, cristologia e predestinazione ‒ che nel secolo XVI avevano diviso il mondo della Riforma: le Chiese appartenenti alla Comunione delle Chiese Protestanti in Europa praticano tra di loro la “comunione di pulpito e altare”. Ancora, lo Statuto della CELI fa propria la Carta Ecumenica firmata a Strasburgo il 22 aprile 2001.

L’organizzazione ecclesiastica è centrata sull’idea del sacerdozio universale: i ministri di Dio – denominati pastori, e che possono sposarsi – non sono “separati” dai laici se non per le necessità funzionali inerenti al ministero della parola e dei sacramenti. Essa prevede inoltre una larga autonomia delle singole comunità, che si riuniscono una volta all’anno nel Sinodo per decidere le questioni più importanti. Ogni quattro anni il Sinodo elegge il Concistoro che dirige la Chiesa secondo le linee guide date dal Sinodo. Il Concistoro è formato da tre membri laici e da due Pastori: il Decano e il Vicedecano. Nel 2011 si è costituita nell’ambito della CELI l’Accademia di Studi Luterani in Italia (ASLI), associazione d’ispirazione ecumenica che ha l’intento di promuovere lo studio di Lutero in Italia.

B.: Sulla CELI cfr. anzitutto Norbert Denecke, Le comunità luterane in Italia, Claudiana, Torino 2002; cfr. inoltre l’opuscolo Chiesa Evangelica Luterana in Italia. 1949-1999, s.d.n.l., che contiene, fra gli altri, i contributi dello storico e politologo Hans Eberhard Radbruch (“50 anni di ELKI/CELI”, pp. 6-20), e di Jurgen Astfalk – Gaetano Marullo (“La Chiesa Evangelica Luterana in Italia [CELI], pp. 21-25). Altre informazioni si ricavano dal bollettino bilingue d’informazioni Miteinander – Insieme. La Comunità luterana di Trieste ha attivato un servizio d’informazione sulla teologia luterana e sullo sviluppo della Chiesa luterana in Italia, disponibile tramite il sito Internet www.bollutnet.org.

 

La Chiesa di Svezia

Chiesa di Svezia
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La Riforma luterana è introdotta in Svezia nella prima metà del secolo XVI per volontà del sovrano Gustavo I Vasa (1496-1560), desideroso di rafforzare la posizione di indipendenza del giovane Stato svedese e di affrancarsi dagli obblighi finanziari e politici nei confronti dell’autorità papale. Meno drammatica che in altre regioni, l’introduzione della Riforma luterana in Svezia è accelerata dai successi protestanti in Germania e nei paesi baltici, che permettono al sovrano di incamerare i beni della Chiesa cattolica e di separare formalmente da Roma la Chiesa svedese – i cui vescovi cominciano a essere nominati dal re – nel 1544. Carlo IX (1550-1611) trasforma la religione luterana in religione di Stato, e nello stesso tempo pone la Chiesa sotto il controllo della monarchia. Fino al 1866, la Chiesa è una dei quattro Stati del paese rappresentati nel parlamento svedese.

Se molti notano nel XVII secolo un rilassamento della vita spirituale, il XVIII e il XIX rappresentano l’età del risveglio della spiritualità (accompagnato dalla contrapposizione all’ortodossia luterana di comunità pietiste e di risveglio), mentre nel XX secolo razionalismo e modernismo radicale accelerano la secolarizzazione della società e della stessa Chiesa svedese. Nel 1951 la Svezia stabilisce per legge la libertà religiosa ma la Chiesa continua a rimanere unita allo Stato: il re mantiene il titolo di “Summus Episcopus” e ogni cittadino svedese è considerato automaticamente membro della Chiesa di Svezia a meno che dichiari di non esserlo. I ministri di culto sono nello stesso tempo ufficiali di stato civile e quindi ci si rivolge a loro anche per i matrimoni non religiosi.

Questo stato di fatto muta nel 1999 con la separazione della Chiesa di Svezia dallo Stato: la tassa ecclesiastica diventa una contribuzione dei soli fedeli, e da questa che è stata chiamata la maggiore tra le privatizzazioni svedesi la Chiesa si ripromette benefici sul piano spirituale e organizzativo. La Chiesa di Svezia aderisce alla Federazione Luterana Mondiale (di cui è una delle più importanti fonti di finanziamento) ed è presente anche in altri Stati con la funzione di assistere spiritualmente le comunità svedesi stabilite in territorio straniero. In Italia la comunità di Roma organizza riti domenicali presso la cripta del convento delle suore cattoliche di Santa Brigida, a Piazza Farnese, e assicura l’assistenza periodica ai fedeli di Milano, Torino e Genova.

B.: Una buona introduzione generale è quella di Herbert Montague Waddams, The Swedish Church, ristampa, Greenwood, Westport (Connecticut) 1981.


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