Beatificazione di Mama Antula, apostola degli esercizi spirituali

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Oggi a Santiago del Estero, in Argentina, viene beatificata Maria Antonia de San José, nota anche come “Mama Antula”, una laica consacrata vissuta nel 1700, fondatrice della Casa di Esercizi di Buenos Aires. Dopo l’espulsione dei Gesuiti dal Paese girò di città in città nelle regioni povere del nord-est argentino promuovendo gli esercizi spirituali secondo lo spirito ignaziano, confidando unicamente nella Provvidenza. In soli 8 anni riesce a offrire gli esercizi spirituali per 70.000 persone. Ma ascoltiamo il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che presiede il rito in rappresentanza del Papa. L’intervista è di Paolo Ondarza:

R. – Maria Antonia de Paz y Figueroa, conosciuta popolarmente come Mama Antula, nacque a Santiago del Estero, in Argentina, nel 1730. A quindici anni veste l’abito di Beata Gesuita ed emette i voti privati, prendendo il nome di María Antonia di San José. Si dedica alla preghiera, alla penitenza e all’apostolato, insegnando il catechismo ai bambini e distribuendo le elemosine ai poveri.

D. – Cosa la spinse a diventare l’apostola degli Esercizi Spirituali?

R. – Nel 1767, dopo l’espulsione dei gesuiti dall’Argentina e da tutta l'America Latina, avvenne la svolta decisiva della sua vita. La Beata si sentì ispirata a diventare l’apostola degli esercizi spirituali, prima a Santiago del Estero e dintorni e poi a Buenos Aires, dove aprì la prima casa di esercizi nel 1780. L’affluenza dei fedeli fu subito straordinaria. Nel 1781, ad esempio, seguirono gli esercizi il Viceré del Perù, Don Manuel Guirior, e la sua sposa. Nel 1785 fondò a Buenos Aires il Beaterio destinato a dare continuità alla sua opera. Nel settembre 1785 Papa Pio VI emana il Rescritto Pontificio che concedeva l’indulgenza plenaria a tutti coloro che facevano gli esercizi spirituali. Intanto le sue lettere tradotte in italiano, francese e latino vengono conosciute e diffuse in tutta Europa a edificazione di religiosi e laici. Nel 1791 Maria Antonia estese il suo apostolato in Uruguay con gli stessi sorprendenti risultati di affluenza numerosa oltre ogni immaginazione. Sfinita dalla fatica e gravemente inferma, la Beata muore a Buenos Aires il 7 marzo 1799 a 69 anni d’età.

D. – Quale fu il metodo di questa autentica missionaria del Vangelo?

R. – Il metodo di questa pellegrina del bene era semplice ed efficace. Giunta in una città, chiedeva ai superiori ecclesiastici la licenza per organizzare corsi di esercizi. Cercava poi un ambiente capace, dove le persone potessero essere ospitate con vitto e alloggio, senza altra preoccupazione che la cura della propria anima. I testimoni sono concordi nel dire: «Niente manca agli esercitanti; hanno frutta a colazione e tre piatti a mezzogiorno, con mate di erba paraguaiana con zucchero». Invitava poi sacerdoti sapienti ed esemplari — in genere Mercedari e Domenicani, ma anche diocesani — a predicare e a infervorare i fedeli alla vita buona del Vangelo. Nei suoi numerosi viaggi la nostra Beata si spostava di città in città, chiedeva elemosine per mantenere gratuitamente gli esercitandi, confidando unicamente nella Divina Provvidenza. In tal modo il rinnovamento spirituale da lei promosso si estese da Santiago del Estero a Jujuy, Salta, Tucumán, Catamarca, La Rioja, fino a Córdoba. A Córdoba, ad esempio, all’inizio del 1778, in tre mesi e mezzo parteciparono agli esercizi, dando ottimi frutti, circa 3.000 persone, uomini e donne, giunte anche da parrocchie lontane.

D. – Cosa può dirci della sua vita virtuosa?

R. – Alla base di questo instancabile apostolato c’è una vita interiore, nutrita di grande fede in Dio e nella sua provvidenza. Maria Antonia era una innamorata di Gesù Cristo e amava profondamente l’Eucaristia. Nutriva una speciale devozione per il Bambino Gesù, il Manuelito, come lo chiamava affettuosamente. Alla provvidenza del Bambino Gesù si affidava quando aveva bisogno di legna, di generi alimentari, di denaro. Esortava i suoi collaboratori a non preoccuparsi perché a tutto avrebbe provveduto il caro Manuelito. A lui attribuiva anche la riforma dei costumi e le molte conversioni. Sembrava che in lei rivivesse lo spirito di Sant’Ignazio di Loyola. Ancora oggi sono molti coloro che la ritengono una donna forte che, sotto lo stendardo del Loyola, ha assicurato a Cristo gran parte dell’America Meridionale.

 D. – Un’altra Beata che può essere di ispirazione per i fedeli…

R. – Si. L’ammirazione della sua figura diventi imitazione delle sue virtù e del suo apostolato e soprattutto ravvivi la pratica degli esercizi spirituali, come indispensabile medicina di buona salute spirituale e di gioioso slancio apostolico dei laici, dei consacrati, dei sacerdoti.

 

 Beata Mama Antula, coraggiosa evangelizzatrice


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 La celebrazione di beatificazione di Maria Antonia de San Jose, detta “Mama Antula” in tutto Sudamerica, si svolgerà il 27 agosto nella città argentina di Santiago del Estero, alla presenza del prefetto della Congregazione per le cause dei santi, cardinale Angelo Amato. Nell’arcidiocesi di Buenos Aires, le celebrazioni avranno inizio la settimana successiva e si concluderanno il 17 settembre con una Messa di ringraziamento per la beatificazione di Maria Antonia che sarà presieduta dall’arcivescovo, cardinale Mario Aurelio Poli, nella cattedrale metropolitana.


Spirito missionario. Non si può non associare la beatificazione di “Mama Antula” alla cerimonia di canonizzazione del “Cura Gaucho”, Jose Gabriel Brochero, prevista a Roma per il prossimo 16 ottobre: le loro vite, infatti, sono legate da un profondo spirito missionario e dalla stessa fiducia negli esercizi spirituali proposti da Sant’Ignazio di Loyola quale metodo per la conversione e l’incontro con il Signore. Maria Antonia de Paz y Figueroa, nata a Santiago del Estero nel 1730 e chiamata “Antula” perche così chiamavano i popoli d’origine “quechua” le donne di nome “Antonia”, è ritenuta da monsignor Santiago Olivera (vicepostulatore della causa di beatificazione) antesignana di padre Jose Gabriel Brochero.

Mamma Antula e il Cura Brochero sono senza dubbio due figure che rappresentano la dimensione missionaria della Chiesa e hanno dimostrato – a cavallo o con il mulo – che la spiritualità ignaziana è una spiritualità di azione. “Andare fin dove Dio non sia conosciuto per farLo conoscere”: questa la definizione che la stessa Mama Antula era solita dare della missione che era chiamata a compiere e che praticava in un mondo che riteneva un luogo di grazia.


Con coraggio e fede. Sin dall’espulsione dei gesuiti dai territori americani del Re di Spagna, questa giovane donna, appartenente a un’agiata famiglia di Santiago del Estero, si è impegnata a continuare la loro opera di evangelizzazione, soprattutto la diffusione degli esercizi spirituali.

In un abito nero da gesuita e con i piedi nudi, unita ad altre donne laiche che come lei si erano consacrate a Dio, Mama Antula ha peregrinato attraverso le terre deserte dell’allora provincia del Tucumàn (attuale Nord argentino) alla ricerca di appoggio e sostegno per la diffusione degli esercizi spirituali. A volte riceveva insulti, a volte sassate. Le gridavano “pazza” e “strega”, dicevano anche che era “un gesuita mascherato” ma la futura beata continuava, con coraggio e grande fede.


I primi ritiri spirituali furono organizzati tra gli abitanti dei piccoli villaggi di Jujuy, Catamarca, Tucumàn, La Rioja e Cordoba, ma dal 1779 iniziò a organizzarli anche a Buenos Aires nella santa casa di esercizi spirituali da lei fondata, con l’autorizzazione e la benedizione del vescovo che aveva perfino stabilito l’obbligo degli esercizi per tutti gli aspiranti a ricevere gli ordini sacri. Secondo quanto affermato dai postulatori nella causa di beatificazione, tra il 1780 e il 1799, sarebbero passati per la casa di esercizi spirituali da lei creata oltre 70mila persone, tra cui molti personaggi della storia argentina, come Manuel Belgrano e Juan Manuel de Rosas. Mama Antula estese gli esercizi spirituali per tutto il Vicereame: è documentata la visita realizzata dal viceré del Perù, Manuel Queiros e da sua moglie, alla santa casa degli esercizi spirituali, mentre si trovavano a Buenos Aires di ritorno a Madrid.


Figura rappresentativa.

“Papa Francesco l’ha voluta beata e figura rappresentativa della donna evangelizzatrice”, ha affermato negli ultimi giorni la superiora generale della “ Sociedad Hijas del Divino Salvador”, suor Zulema N. Zayas,

ricordando che già nel 2010 l’allora cardinale Jorge Bergoglio chiese ai giovani dell’arcidiocesi di Buenos Aires di andare a pregare nella chiesa “Nuestra Señora de la Piedad” dove – dal 1799 – giace sepolta Mama Antula. Tra pochi giorni molti fedeli si recheranno proprio in questa chiesa perché, secondo quanto annunciato, dopo la messa prevista per il 17 settembre nella cattedrale di Buenos Aires, si andrà in processione verso la chiesa della Pietà e anche verso la santa casa di esercizi spirituali. (Maribe Ruscica - Agensir)

 

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