Musulmani in preghiera coi cattolici. Ma l’islamismo rimane e preoccupa

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Alle messe del mattino di ieri hanno partecipato molti musulmani per esprimere solidarietà e condoglianze ai cristiani dopo il brutale assassinio di p. Jacques Hamel ad opera di due giovani jihadisti locali a Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen.

Più di 100 musulmani erano presenti fra i 2mila fedeli che hanno riempito la cattedrale di Rouen. L’arcivescovo, mons. Dominique Lebrun, ha detto loro: “Vi ringrazio a nome di tutti i cristiani. In questo modo voi state affermando che rifiutate la morte e la violenza in nome di Allah”.

A Nizza, il capo imam Otaman Aissaoui ha guidato una delegazione alla messa cattolica. In questa città, un jihadista ha guidato un camion contro la folla durante la festa della Bastiglia, uccidendo 84 persone e ferendone 435, dei quali molti erano anche musulmani. Otaman ha detto che “essere uniti è una risposta agli atti di terrore e di barbarie”.

Altre esperienze simili sono avvenute a Bordeaux, Marsiglia, Parigi, ecc.… come pure in molte città italiane. I musulmani hanno risposto a un appello lanciato dal Consiglio dei musulmani di Francia, per mostrare “solidarietà e compassione” ai cristiani, dopo lo sgozzamento del sacerdote.

Ieri ero a Notre Dame a Parigi e tre giorni fa, venerdì scorso, alla cattedrale di Rouen. Devo dire che tutte queste scene di incontro fra cristiani e musulmani riscaldano il cuore. Ma non sono sufficienti.

La mia impressione è che questa ondata di condoglianze interreligiose dopo l’attacco sono basate più sul bisogno di fraternità dopo tutti gli orrori che la Francia ha sperimentato il mese scorso. Certo, le immagini dei cristiani alla moschea per il sermone del venerdì a Saint Etienne du Rouvray e le messe cattoliche di ieri, con i musulmani che vi assistevano offrivano un sostegno. Ma per onestà, va detto che a Saint Etienne vi è già da tempo un attivissimo dialogo interreligioso. In città, le relazioni fra le comunità islamica e cattolica sono forti. La Chiesa cattolica ha perfino offerto loro il terreno su cui costruire la moschea. Lo stesso a Rouen. Alla base vi è un profondo lavoro fra le due comunità. Eppure, almeno uno dei due giovani terroristi partecipavano alla preghiera della moschea locale.

Tutto questo incontrarsi fra cristiani e musulmani avviene fra persone che hanno già uno spirito affine. I giovani marginalizzati rischiano di rimanere marginalizzati; il richiamo di Daesh rimane grande; la gente che compie questi attacchi sono tutti giovani che agiscono su istruzioni ricevute via internet… E la vita nella società francese sembra favorire questo tipo di cose.

Il premier francese Manuel Valls suggerisce che vi sia più educazione per gli imam. Ma anche questo si fa già. Nel 2008, presso l’Institute Catholique de France a Parigi è stato varato un corso per gli imam sulla laicità, sui costumi francesi, e insegnando ai predicatori delle moschee la lingua francese. A causa delle ristrette leggi sulla laicità, l’Institute Catholique è la sola facoltà a livello universitario a cui è permesso di insegnare cose religiose. La partecipazione a questi corsi non è stata alta: meno di 100 imam hanno ricevuto questo insegnamento. E già nel 2008 si vedeva che era necessaria una maggiore supervisione degli imam, soprattutto sul loro assorbire l’educazione civica e la lingua francese. Il problema era che varie organizzazioni islamiche non avevano fiducia l’Institute Catholique, perché cattolico, facesse un lavoro “onesto” (neutrale). Questa volta Valls ha suggerito che alle moschee siano proibiti i finanziamenti dall’estero. Ma anche questa è una richiesta messa in luce da tanto tempo, mai attuata.

A tutto questo vanno aggiunti i fallimenti nella sicurezza. Tali fallimenti sono una costante in tutti gli attacchi avvenuti sul suolo francese. A suo tempo, Nicolas Sarkozy ha eliminato le unità di polizia di quartiere, enfatizzando la video-sorveglianza e rafforzando la polizia a livello nazionale. Ma in tal modo non vi è alcun legame o conoscenza fra un poliziotto locale e i giovani che vivono nelle periferie o nelle moschee locali.

Se a tutto questo si aggiunge la disoccupazione fra i giovani e il fatto che la Francia testimoni un secolarismo accentuato, accusato di ateismo dai fondamentalisti, è chiaro che non vi sia molta speranza di risolvere presto i problemi del jihadismo.

Fonte: AsiaNews
 

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