S. Damiano de Veuster: L’apostolo dei lebbrosi (1840-1889)

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Uno dei discepoli missionari di Gesù che meritano di essere ricordati e celebrati in questo anno giubilare come testimone della Misericordia è sicuramente san Damiano de Veuster, il missionario belga, apostolo dei lebbrosi nell’isola di Molokai, nelle Hawaii. Ricordando e celebrando la sua memoria vogliamo ricordare e celebrare la testimonianza di misericordia che tanti uomini e tante donne hanno dato e stanno dando spendendo la loro vita al servizio degli “esclusi” in tutto il mondo.

“Padre Damiano” nacque il 3 gennaio 1840, figlio di contadini fiamminghi, è stato sacerdote-missionario, membro della Congregazione di Sacri Cuori (Picpus). Ancora prima di essere ordinato sacerdote fu inviato come missionario alle isole Hawaii. In quegli anni il regno delle Hawaii stava attraversando una situazione molto difficile dal punto di vista sanitario: i commercianti stranieri e i marinai avevano introdotto nell’arcipelago numerose nuove malattie che la popolazione locale non era in grado di affrontare. Migliaia di persone erano morte a causa di malattie come l’influenza e la sifilide, ma anche a causa di una grave epidemia di lebbra. Per proteggere la popolazione sana il Re aveva relegato i lebbrosi in alcune colonie situate nel nord dell’isola di Molokai.

  1. Damiano chiese al suo vescovo il permesso di andare a Molokai, e assunse il ruolo di responsabile delle colonie dei lebbrosi. Non fu solo un sacerdote, ma anche medico e animatore dei lebbrosi che venivano segregati nelle colonie. Si fece davvero uno di loro, e morì lebbroso il 15 aprile 1889 all’età di 49 anni.

Da sempre i lebbrosi sono stati considerati come ammalati speciali, che dovevano essere allontanati dalle loro comunità e dalle loro famiglie, e obbligati a vivere e a morire in luoghi segregati come persone pericolose. In alcune culture questa malattia era considerata non solo incurabile e pericolosa, ma anche una malattia “peccaminosa”, e quindi considerata come un castigo di Dio.

I lebbrosi sono il prototipo di tutti gli “scarti”, gli “esclusi”, i “terminali” …. di tutti coloro che sono un problema e che devono essere eliminati. Attualmente la lebbra non è più considerata una malattia incurabile e per questo sono spariti quasi tutti i lebbrosari… però nella nostra società sono aumentati i “lebbrosi”, le vittime della esclusione, della segregazione, dello scarto. Al posto del muro dei lebbrosari o delle colonie, si sono costruiti nuovi muri in nome della differenza socio-economica o culturale o religiosa. Ci sono muri di cemento o di filo spinato contro i migranti o contro i rom… e ci sono i muri psicologici, frutto di tante paure, contro i “diversi” di ogni tipo. Invece di pensare nella necessità di costruire ponti al posto dei muri, si invocano o si minacciano le ruspe per fare piazza pulita.

Nella Evangelii gaudium papa Francesco ha scritto: «oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma  di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”» (EG. 53).

«Per sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata la globalizzazione della indifferenza. Quasi senza accorgersene, diventiamo incapaci di provare compassione dinnanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro» (EG54).

Per questo il Papa ci invita a fare alla luce del Vangelo «l’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via”» (EG.195). Al posto della cultura dello scarto e della indifferenza dobbiamo promuovere la cultura dell’ascolto, della attenzione, «dell’amore fraterno, del servizio umile e generoso, della giustizia e della misericordia verso il povero» (EG 194)

Nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, il Papa scrive: «In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo». (MV 15).

Il Papa ci invita a vivere in questo anno giubilare quella spiritualità samaritana che san Damiano de Veuster visse tanti anni fa e che lo portò a farsi lebbroso fra i lebbrosi. Guardando il suo esempio dobbiamo sentirci chiamati a superare l’indifferenza per poter ascoltare il grido di chi ha bisogno del nostro aiuto, a distruggere i muri per poter costruire ponti di amicizia e di fraternità. Dobbiamo andare incontro al fratello “lebbroso”, perché differente, antipatico, problematico, scartato da tutti… e ricostruire con lui vincoli di solidarietà e di fraternità.

Insieme con san Damino de Veuster in questo mese di maggio ci accompagna la Vergine Maria. Nella Bolla di indizione del Giubileo para Francesco ha scritto: «Il pensiero ora si volge alla Madre della Misericordia. La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore.

Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall’amore del Padre per essere Arca dell’Alleanza tra Dio e gli uomini. Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù. Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende « di generazione in generazione » (Lc 1,50). Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina.

Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell’amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù. Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio. Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno. Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù» (MV 24).

In questo mese di maggio ripetiamo la bella preghiera alla Madonna che papa Francesco ha scritto a conclusione della Evangelli Gaudium (288).

                        Vergine e Madre Maria,
                        tu che, mossa dallo Spirito,
                        hai accolto il Verbo della vita
                        nella profondità della tua umile fede,
                        totalmente donata all’Eterno,
                        aiutaci a dire il nostro “sì”
                        nell’urgenza, più imperiosa che mai,
                        di far risuonare la Buona Notizia di Gesù.

            Tu, ricolma della presenza di Cristo,
            hai portato la gioia a Giovanni il Battista,
            facendolo esultare nel seno di sua madre.
            Tu, trasalendo di giubilo,
            hai cantato le meraviglie del Signore.
            Tu, che rimanesti ferma davanti alla Croce
            con una fede incrollabile,
            e ricevesti la gioiosa consolazione della risurrezione,
            hai radunato i discepoli nell’attesa dello Spirito
            perché nascesse la Chiesa evangelizzatrice.

                        Ottienici ora un nuovo ardore di risorti
                        per portare a tutti il Vangelo della vita
                        che vince la morte.
                        Dacci la santa audacia di cercare nuove strade
                        perché giunga a tutti
                        il dono della bellezza che non si spegne.

            Tu, Vergine dell’ascolto e della contemplazione,
            madre dell’amore, sposa delle nozze eterne,
            intercedi per la Chiesa, della quale sei l’icona purissima,
            perché mai si rinchiuda e mai si fermi
            nella sua passione per instaurare il Regno.

                        Stella della nuova evangelizzazione,
                        aiutaci a risplendere nella testimonianza della comunione,
                        del servizio, della fede ardente e generosa,
                        della giustizia e dell’amore verso i poveri,
                        perché la gioia del Vangelo
                        giunga sino ai confini della terra
                        e nessuna periferia sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente,
sorgente di gioia per i piccoli,
prega per noi.
Amen. Alleluia.

 

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