Il 23/05/2015 sarà un giorno memorabile e vissuto con meditazione e preghiera per i missionari e missionarie della Consolata e per le comunità che servono dappertutto il mondo. La ragione e unica: una di loro ha raggiunto il padre fondatore nell’elenco di quelli che intercedono per la loro missione presso Dio, la beata suor Irene Stefani, chiamata Nyaatha (madre di misericordia). Come l’ho vissuta quella giornata e con quale esperienza esco da questa beatificazione? Vorrei condividere tre punti con voi che ritengono la mia attenzione: La comunità della casa generalizia dei missionari della Consolata (Roma), la beatificazione a Nyeri, e la beata Irene Stefani e l’appello di Beato Giuseppe Allamano alla Santità.

Il primo punto parla di quello che la communita della casa generalizia dei missionari della Consolata a Roma ha fatto il giorno della beatificazione della suora Irene. E’ stato un giorno di riflessione e un ritiro sulla vita e l’esempio della suora Irene. Un ritiro fissato sul tema della misericordia di Dio, quello che ha manifestato la suora Irene a tutti in Kenya. In fatti nella sua predica, Padre Ronco Giuseppe ci farà capire che la testimonianza su di lei dice che e stata “uccisa dell’amore”, proprio come Gesù. Lei ha fatto poco ma con tante amore.

Il secondo punto e su la beatificazione in Nyeri, Kenya. Seguendo da Roma la celebrazione mi pare essenziale notare qualche osservazioni: la gioia, l’animazione, la mobilitazione e lo spirito che animava la gente presente sono le cose che danno la certezza dell’amore che la gente ha per La suora Nyaatha, la beata Irene Stefani. Tante persone sono andate per questo celebrazione in Nyeri (Dedan Kimathi University ground). I Cardinali Policarpo Pengo di Tanzania e John Njue di Kenya, il vescovo Peter Kairo e tanti altri vescovi, i preti, i religiosi e religiose, i credenti (cattolici e non-cattolici), il governo del Kenya erano presenti. Tutti i due superiori dei missionari e missionarie della Consolata, Padre Stefano Camerlengo e la Suora Simona erano presenti nella beatificazione. Un altro ospite invincibile era il beato Giuseppe Allamano. Direi che e stato un evento nazionale e internazionale. Troverete qui qualche messaggi raccolti nel giorno che portano l’immagine della beata Irene Stefani e la propone ai credenti: John Cardinal Njue: “Lei, una bellissima e giovane dona non aveva paura di venire qua, in Africa, in Kenya, con una sola missione mostrare l’amore di Dio servendo l’umanità”. Presidente Uhuru Kenyatta e gli altri autorità richiedono ai credenti di imitare la vita della suora Irene, specialmente in umiltà e il servizio di prossimo: Uhuru Kenyatta: “tutti noi presente qui oggi chiediamoci cosa possiamo fare noi per l’umanità? Cosa possiamo fare per aiutare i nostri fratelli e sorelle meglio? Cosa possiamo fare da noi stessi per provare l’umiltà e la compassione in tutto quello che facciamo?”. Kibaki Mwai: “la storia della suora Irene Stefani ci mostra che il facendo dell’uomo che trasforma il mondo può essere rare ma che può essere propone a ciascuno e fatto con una maniera speciale”. Notiamo che quella è stata la prima beatificazione mai fatta in Africa. Un messaggio ricevuto da un cristiano su WhatsApp diceva: “beato te di essere un missionario della Consolata”. Ecco, “beati” noi di essere missionari e missionarie della consolata.

Il punto finale tratta della maniera con la quale la suora Irene Stefani ha risposto all’appello di Padre Allamano per diventare una santa dona nella sua missione. L’origine della sua carità fatta con tanto amore e il giorno in cui pronunciò i suoi primi voti il 29 gennaio 1914 davanti al Padre Giuseppe Allamano, aveva sintetizzato il suo programma di vita: “Gesù solo! Tutto con Gesù. Nulla da me. Tutta di Gesù. Nulla di me. Tutto per Gesù, nulla per me.” Fa questo e vivrai! A 23 anni, al inizio della sua vita religiosa scriveva già cosi queste parole forte? Ecco l’origine di una vita santa, una determinazione, una fortissima volontà, una regole che risponde a quello che diceva il fondatore a tutti i missionari e missionarie: “come missionari e missionarie vi e proposto l’ideale di essere non solo Santi, ma santi in modo superlativo. E lo scopo della vostra vocazione, il primo mezzo di apostolato…Missionari e missionarie sì, ma santi. Dunque: prima santi, poi missionari”. Questo appello alla santità la suora Irene Stefani ha capito e meditato. E l’ha praticato nella terra della sua missione. Troviamo altrove che delle parole che lei ritiene del Padre Allamano qualche giorno prima il loro “mandato missionario” una cosa viene chiaramente notata. Lei scrive riferendo al consiglio del fondatore: “pregate il Signore che…vi dia…molta buona volontà”. Questa buona volontà e proprio quello che si trasforma a l’amore di fare e di aiutare tutti, “l’amore che la spingeva”, e sarà trasmessa nelle sue opere: la generosità, il tratto gentile, l’umiltà sincera, etc.

In fine imitiamo la beata Irene nel facendo la nostra missione e nel vivendo la vita comunitaria come consolata. Soprattutto “rivestiamoci di Cristo”. La beata Irene viene essere il primo modello di noi missionari e missionarie della consolata e di tutti coloro che seguono l’invitto del Beato Giuseppe Allamano a essere santi missionari, cristiani. Preghiamo perché la sua intercessione ci aiuti nella nostra consacrazione a Dio per la sua missione.

 

Un contributto per conoscere di più Sr. Irene Stefani.

In allegato troverete un PowerPoint preparato da P. Mario Carparelli.

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