Quasi ogni giorno sono nei villaggi, dedicando molto tempo alla catechesi. Ciò che sento, vedo, vivo e faccio…sono una esperienza unica. E anche ciò che soffro. Poiché non si può essere insensibili alle situazioni di estrema povertà. Quest’anno si aggiunge la siccità.
E’ dall’inizio di dicembre che avrebbe dovuto piovere quasi ogni giorno. Ha piovuto una volta e mezza! Ormai non c’è più nessuna speranza. Il sole già ha cominciato a bruciare. Nei campi coltivati e seminati non si vede nulla crescere. Ovunque vado il sofferto ritornello è: “Fame, fame.” Il peggio sarà per i mesi prossimi.
Con la siccità-fame ci sono molti risvolti: gente che si allontana da casa in cerca di qualcosa altrove, bambini che non vanno a scuola, cibarsi di erbe, foglie e radici normalmente non mangiate, un aggravarsi delle varie malattie, lunghi viaggi per un secchio di acqua. In un villaggio mi hanno detto che per andare ad attingerla, in questo periodo camminano 5 ore per andare e un po’ di più per tornare. E’ acqua ottenuta scavando nel letto del fiume, attendendo che attraverso la sabbia filtri nella buca. I problemi normali sono quintuplicati.
Noi abbiamo programmato di aiutare almeno i vecchi e quelli che non hanno proprio nulla. Credetemi: proprio nulla! L’aiuto, come sempre, è una goccia nel mare.
Vi ricordo tutti con il solito profondo e grato e affetto.
P. Giuseppe