Nyerere apparve stanco ai Capitolari, non solo per aver viaggiato tutta la notte, ma anche perché negli ultimi anni della sua vita era molto ricercato come mediatore nei conflitti fra nazioni, nelle lotte tribali e per trovare una via allo sviluppo che fosse fedele alla cultura e stile di vita africani, senza assoggettarsi alle lusinghe delle grandi potenza straniere.
Il Vescovo della Diocesi di Musoma, poco dopo la morte di Nyerere, istituì un tribunale diocesano per iniziare il processo di canonizzazione. Il primo passo del processo fu di raccogliere testimonianze sulla sua vita, ed inviarle a Roma per ricevere il placet della Santa Sede. Dopo uno studio di mesi da parte degli uffici competenti, la Congregazione dei Santi, nel gennaio del 2006, emise il decreto che considera Julius Nyerere “Servo di Dio”, ed invitò a procedere allo studio delle virtù eroiche del Presidente Tanzaniano. Mentre durante la fase diocesana il processo eran andato avanti in sordina, l'annuncio positivo da parte del Vaticano ha suscitato una vespaio di reazioni in ogni segmento della vita del Paese e anche fuori di esso.
I politicanti hanno visto in questo sforzo della Chiesa, non la volontà di presentare un modello di vita cristiana alla venerazione dei fedeli, quanto invece la sua determinazione a continuare ad influenzare la politica del Tanzania, rafforzando il partito politico fondato da Nyerere a scapito di quello composto soprattutto da Mussulmani. Fin dall’indipendenza avvenuta nel 1962, per diritto la presidenza del Tanzania si è alternata fra cattolici (Nyerere e Mkapa) e mussulmani assieme ad altri gruppi religiosi (Mwinyi e Kikwete). Nelle elezioni dell'anno scorso, dicono gli avversari al processo di canonizzazione di Nyerere, la Chiesa Cattolica ha ufficialmente sostenuto il partito CMM, fondato da Nyerere e composto principalmente da Cattolici.
Gli uomini della finanza hanno fatto osservare che Nyerere non potrà diventare santo perchè era un “socialista” dichiarato che aveva cambiato la struttura tradizionale africana di governo e di vita per promuovere uno stile “comunista”, con il risultato che la povertà del Paese è cresciuta enormemente e il Tanzania è retrocesso tra i Paesi più retrogradi dell'Africa.
Ma la gente comune, che ha visto in Nyerere un uomo di carattere ferreo, di volontà inflessibile, di trasparenza ineccepibile, che lo scorgeva in chiesa con la gente comune ogni domenica, che lo riconosceva mentre in fila attendeva pazientemente il suo turno per la confessione, che lo sentiva vicino non tanto con le parole ma con la sua vita, ora non crede a tutto quello che i così detti "grandi" vanno dicendo, che cioè era un ideologo marxista. Essi hanno plaudito all'iniziativa della Chiesa e intendono continuare a deporre le loro testimonianze perchè credono fermamente che Nyerere era la personificazione della santità nella vita reale e per la povertà delle sue origini, e per essersi mantenuto integro nel difficile compito di governare il proprio Paese.
Il processo diocesano continua, le deposizioni dei testimoni si moltiplicano, lo studio sull'ortodossia dei suoi scritti va avanti, le virtù della sua vita sono raccontate da testimoni oculari, e la sua religiosità è sottoposta alla prova più accurata possibile. La speranza di moltissimi è che esso si concluda presto e in modo positivo, e che tutto il materiale che sarà inviato a Roma contribuisca a confermare le sue virtù eroiche e che un miracolo fatto per sua intercessione apra poi la strada alla sua beatificazione.