Kenya: Eccezioni o Regole

Pubblicato in I missionari dicono
Uno dei ricordi più vividi che ho dei primi tempi in missione nel Kenya, alla fine degli anni 50, è che i nostri missionari anziani e gli anziani della tribù sapevano dirti con precisione quando iniziavano o terminavano le piogge. Il l8 Marzo del 1960 mi trovavo a Nanyuki con P. Spazzoli. Alcuni anziani vennero a farci visita prima della cena e, quando ci salutarono dissero: domani inizieranno le piogge. P. Spazzoli accondiscese.

Io guardai il cielo terso, stellato, senza neppure una piccolissima nube, e pensai che forse si sbagliavano. Il giorno dopo, festa di S. Giuseppe, c’era un sole caldo, quasi ferocemente caldo. Pensai che veramente si erano sbagliati. Verso le l4.00 però si alza qualche nuvoletta, poi altre più fitte, poi alcune nere e tempestose. E alle l6.00 pioveva! Stregoni? No, era il frutto della loro esperienza quando le cose camminavano al ritmo della natura e sue leggi.
Ricordo pure che gli stessi anziani potevano ricordare i tempi di siccità, di fame e di morte per mancanza di cibo, ma non come una cosa regolare, ma come un evento saltuario, ma che scandiva in modo indelebile e tragico la vita della tribù.
Oggi, con tutti gli strumenti metereologici, non si riesce a dire con sicurezza che tempo farà il giorno dopo, e spesso ci si sbaglia, e le esperienze di siccità, di fame sono più frequenti di quanto si potesse anche solo immaginare. Non sono ricordi storici, tramandati dalla tradizione orale, ma eventi personali che si sono vissuti nella propria vita per diverse volte.

TAMPONAMENTO

Quest’anno il Nord del Kenya sta vivendo una siccità eccezionale, che segue, non a longe, ma da molto vicino, altre nel giro di pochi anni. Anche il nostro sito ne ha parlato per ben due volte, e tutta la stampa e mezzi di comunicazione mondiali, l’ hanno ricordato come una autentica tragedia.
Il Governo, che aveva tante altre grane sul fuoco della politica, fu preso in contropiede, quasi impreparato, e cercò di fare del suo meglio e di propagandare ciò che faceva in tutti i modi possibili. L’opposizione politica al governo sbandierava a tutti i venti che il governo non era preparato, che non considerò seriamente la situazione, che non operò prontamente per richiedere ed usare intelligentemente aiuti finanziari dalle altre nazioni, che faceva politica sul cibo, ecc.
Le grandi e piccole, ma interessate potenze mondiali, vennero in soccorso con celerità ed anche con generosità e sembrò che la crisi si potesse risolvere senza conseguenza deleterie, specialmente per la gente in generale, e i bambini in particolare. Ma così non fù. Le piogge di Marzo-Giugno furono molto scarse nel Nord, specie nelle diocesi rette dai nostri Vescovi e missionari, e non portarono un contributo sostanziale per una reale possibilità di raccolti. Le grandi potenze furono presto attratte da altre calamità mondiali, come terremoti, tsunami, guerra nel Medio Oriente, e furono costrette a deviare i loro aiuti in quelle direzioni, diminuendo, o addirittura cessando i loro aiuti straordinari al Kenya. Il Governo continuò il suo aiuto e attenzione alla situazione del Nord, ma con molto meno mezzi e mancanza d’incentivi dovuti alla pressione dei donatori e all’opinione pubblica non più concentrata sul Nord del Kenya. Per cui il continuare gli aiuti, la gestione dei medesimi, l’organizzazione dell’operazione di emergenza, ricadrà nuovamente sulle NGO’s, sui Vescovi e i loro missionari e associazioni sociali impegnate negli aiuti umanitari.

CONTINUARE O CAMBIARE ROTTA?

A questo punto però, alcune persone del governo e della politica, come quelle della scienza, o delle NGO, e quelle religiose hanno aperto un dialogo non sul come risolvere la presente crisi, ma sul come essere preparati in queste situazioni che diventano sempre più frequenti e micidiali. Non si tratta più di emergenze che possono capitare nella vita di una persona, o che gli anziani raccontano ai giovani attorno al fuoco serale, o di calamità molto rare: si tratta di avvenimenti la cui frequenza si moltiplica e la cui celerità sbalordisce tutti. Ed allora l’attenzione non dovrebbe essere più tanto sul come affrontare queste calamità una volta sviluppatisi, ma sul come essere sempre preparati, in modo che quando capitano tutto un apparato, una rete di luoghi e di istituzioni, sono già pronte per entrare in azione, affrontare i primi sintomi e prepararsi per eliminare gli sviluppi più nefasti.
Il caso ricevette una buona accoglienza da tanti individui, istituzioni e soprattutto da alcuni membri del parlamento, sia del governo, che dell’opposizione. Si discusse il modo migliore per effettuare questo piano e si concluse che bisognava presentare al parlamento una proposta in linea di massima, che si sarebbe potuto poi tradurla in disegno di legge. Ed ecco che il 3 Giugno Il Prof. Ruth Oniang’o presentò al parlamento una mozione “urging the government to set up a famine and drought bureau. The motion was passed, and the Prof. Oniang’o was asked to draft and present to the House the National Famine and Drought Management Bill 2006.

Lo scopo di questo bureau è di guidare il Governo nella preparazione di ogni mezzo e strategia possibile per prevenire la fame e, quando capitano disastri naturali di siccità e di mancanza assoluta di cibo, essere sempre pronti per affrontare il problema al suo nascere e salvare il più possibile numero di vittime della fame e sete. Il Ministro per Programmi Speciali del Governo, Mr. John Munyes, ha dichiarato: “Questo sarà un disegno di Legge che si prenderà cura degli enormi problemi della fame. Ma noi stiamo pure lavorando per formulare una “policy” che studi e presenti provvedimenti per le aree aride e semi-aride della nazione”. I Membri del Parlamento che hanno firmato questa mozione e che sosterranno il Decreto di Legge sopra citato, hanno dichiarato che “ provvedere cibo per evitare la morte delle persone non è la soluzione. Il Governo deve fare in modo che le persone che vivono in terre aride e semi-aride abbiano la possibilità di provvedere il loro cibo” usando tutti i mezzi che la tecnica moderna mette a disposizione dei governi e delle istituzioni che si dedicano a questi problemi e loro soluzioni.

C’è solo da sperare che tutto questo non sia un altro foco di paglia, come tanti altri nel passato, ma che tutte le persone di buona volontà, a qualsiasi livello lavorino, s’impegnino a creare questo bureau e siano illuminate, aiutate, e portino a termine in modo creativo questo progetto che cercherà non di tamponare le terribili conseguenze della siccità prolungata, ma il rimanere sempre preparati per evitarle e risanarle in modo costruttivo e perenne.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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