Quando vivevo negli Stati Uniti
d’America e spesso partecipavo a raduni di Afro-Americani, sentivo ripetere spesso questa frase: “I nostri
stessi fratelli e sorelle di origine Africana, che hanno ricevuto una buona educazione, o hanno fatto fortuna nel campo
finanziario, non si curano più di noi. Vendono le loro casette nei quartieri poveri della città e comperano
case nelle zone più ricche, e non s’interessano più dei loro fratelli e sorelle e dei loro sforzi per
poter vivere una vita più dignitosa e più giusta”.
Ritorno in Africa e lo stesso
fenomeno si ripete qui. Chi ha avuto la fortuna di una educazione accademica, o lavora per multinazionali, spesso
abbandonano i loro stessi fratelli e sorelle Africani per andare all’estero, per prestare i loro servizi o
professione in paesi ricchi, ove possono arricchirsi ed entrare a far parte della vita borghese del Nord del Mondo. E
questo fenomeno capita più frequentemente con personale medico.
Il centro per lo Sviluppo Globale di Washington, D. C. ha condotto uno studio su quello che hanno chiamato
“brain drain” del personale medico dall’Est Africa in paesi Occidentali. Gli autori dello studio e della
pubblicazione del risultato sono Michael Clemens e Gunilla Petterson. Recentemente il Centro ha pubblicato i risultati di
questo studio che sono molto allarmanti. Infatti risulta che più della metà dei dottori di origine Keniana e
Tanzaniana lavorano al presente in paesi ricchi fuori dell’Africa e di questi il numero più alto vive e
lavora in Inghilterra. La percentuale di dottori che hanno abbandonato l’Uganda per l’estero, è circa
del 42%, quindi minore degli altri due stati dell’Est Africa. Se si paragonano queste cifre con quelle dei dottori
di tutta la zona al sud del Sahara, allora la situazione diventa ancora più allarmante. In tutta questa zona, solo
il 28% dei dottori ha preferito lasciare il proprio paese di origine e lavorare altrove.
Lo studio
rivela pure che due sono le cause principali di questo esodo di medici Africani: la prima è
l’instabilità del paese di origine, e la seconda è la promessa dei paesi ricchi di salari molto
più alti e di benefici molto più vistosi, specie nel campo della ricerca medica. Lo studio nomina tre paesi
che sono stati capaci di ritenere i propri medici nella loro terra natia: Il Sud Africa, il Botswana, e la Costa
d’Avorio prima della guerra civile. Purtroppo quest’ultimo ha dato inizio all’esodo dei suoi dottori
proprio mentre ne ha più bisogno.
Lo studio riporta dati ben precisi su questo fenomeno, che
rendono la situazione molto imbarazzante per i paesi dell’Africa dell’Est, i loro governi e i poveri sempre
più abbandonati. Il Kenya conta quasi 8.000 dottori: di questi 3.900 lavorano nel loro paese di nascita, e quasi
4.000 lavorano fuori, pari al 51%. I’Uganda conta su 2.482 dottori, mentre 1.928 sono all’estero e il Tanzania
conta su 1.264 dottori locali e 1.356 partiti per l’estero.
I paesi che beneficano maggiormente di
questi servizi sanitari di dottori dell’Africa dell’Est sono in linea di precedenza: Inghilterra, USA,
Francia, Australia, Canadà, Portogallo, Belgio e Sud Africa.
Il medesimo studio da uno sguardo
anche all’esodo delle infermiere dai medesimi paesi Africani. Risulta che il numero di infermiere che hanno scelto
un altro paese per praticare la loro professione, non è così elevato come quello dei medici. Infatti la
proporzione di infermiere che sono emigrate in altri paesi più ricchi e per motivi di maggior guadagno finanziario
è la seguente: il 10% sono uscite dall’Uganda, 8% dal Kenya e il 4% dal Tanzania.