Kenya: Terra, poveri e ambiente

Pubblicato in I missionari dicono

Il Kenya è un paese relativamente piccolo anche in confronto degli altri pesi dell’Africa dell’Est, eccetto l’Uganda. Se poi lo si paragona ad altri paesi del centro e Sud Africano, risulta anche più piccolo. La sua popolazione cresce annualmente di circa il 3%, una delle più alte crescite dei paesi Africani. Al presente il Kenya conta circa 35 milioni di abitanti, in contrasto con i circa 8 milioni del tempo coloniale. La terra fertile, attorno al Monte Kenya e nelle pianure circostanti, è stata divisa dalle famiglie possidenti in appezzamenti così piccoli, che non sembra possibile dividerli ulteriormente.

In contrasto con questo panorama, ci sono i grandi possedimenti delle multinazionali, dei ricchi sia bianchi, che Keniani, che non si possono dividere perché per molti anni sono stati assegnati dal governo a questi possessori che non acconsentano di farlo.
Come conseguenza, un grande numero di Keniani lasciano che le donne si curino dei piccoli campicelli privati nella zona rurale, e loro si spostano nelle periferie delle città e vivono nei grandi bassifondi della città, in una miseria indescrivibile, in situazioni sociali ed economiche lamentevoli.

Quello che più sconcerta sia individui che istituzioni, dirette al bene delle popolazioni, come i missionari e le loro attività, è il fatto che ogni qualvolta il Governo, le multinazionali ed anche i privati, necessitano di terreni per i loro affari, allora si distruggono interi accampamenti di poveri, o intere zone forestali, per guadagno personale o per fare spazio a questi rifugiati e dislocati. E questo modo di operare o danneggia i poveri che improvvisamente si sentono mancare anche una sola piccola residenza in cui vivere, oppure danneggia la terra, rendendola sempre più povera, senza risorse e privandola dei suoi doni per la vita della gente. Nel primo caso, chi si oppone e critica fortemente l’operato del governo e multinazionali sono i gruppi di giustizia e pace, di chi difende i diritti dei poveri, inclusi i missionari. Nel secondo caso chi è fortemente contrario al disboscamento delle foreste, alla riduzione di terreni che sono l’habitat degli animali per cui c’è sempre meno posto nel paese, sono gli ambientalisti che protestano in tutte le maniere queste decisioni del governo, o delle multinazionali e ricchi del paese.

Il Governo, per motivi più politici che sociali, continua a donare terreno a coloro che lo occupano da tempo ma senza averlo comperato. Offre loro una dichiarazione “title deeds” che permette loro di possedere la terra che occupano con la loro casetta costruita abusivamente su terreno dello stato, o di privati che vivono altrove. L’anno scorso per vincere la battaglia dell’approvazione della nuova Costituzione, il Presidente Kibaki e il Ministro dei Terreni, hanno concesso migliaia di questi titoli un po’ in tutta la nazione. Solo la settimana scorsa, il Presidente Kibaki in visita alla Provincia della Costa, dovunque è andato ha consegnato molti di questi titoli di proprietà ai poveri occupatori abusivi di terreno.

Un gruppo di poveri, prendendo l’occasione della promessa di Kibaki di dare loro terra non usata, addirittura hanno invaso quella terra nel distretto di Kisauni, ed hanno scelto il loro appezzamento per costruirvi la loro piccola casetta. Il governo non ha reagito. Una gesto che per il momento attira la simpatia sia di questi nuovi possidenti, come di coloro che hanno a cuore una sistemazione permanente dei poveri. Ma tanti si chiedono che valore ha quella carta. Verrà rispettata da un altro governo, specie quando ci sono richieste per terreno ove costruire nuove case per gli abitanti più agiati, o nuove aziende non tanto distante dalle città? Come reagirà il governo quando i proprietari veri richiederanno i diritti sul loro terreno? Il titolo del quotidiano Daily Nation del 13 di Settembre, riassume queste esitazioni: “Land invasions a wake up call to tackle crippling poverty at the Coast”, e continua, “Kibaki’s zeal in dealilng with absentee landlords opens a can of worms”.

E’ pure di poco tempo fa la decisione del Governo di ridurre di 3,000 acri di terreno all’estremo Sud della famosa Maasai Mau Forest, per restituirla agli abusivi che l’anno scorso furono cacciati via perché distruggevano la foresta. E con la distruzione della foresta, si mutava l’ambiente a tal punto che le piogge non sono più normali e i due fiumi che l’attraversano, il Fiume Mara ed Evaso Nyiro, e che sfociano nel Lago Patron del Tanzania, possono rimanere perennemente asciutti.

Tutte queste iniziative del Governo dovrebbero produrre i frutti sperati e dare garanzia ai poveri che la terra è veramente loro, se il suo piano per una riforma radicale sui beni terreni verrà approvata dal Parlamento. La proposta è stata presentata il 17 u.s. e dovrà essere discussa dal Parlamento appena ritorna dopo due mesi di vacanza.

I punti più salienti della proposta sono:

  1. I poveri che vivono nei bassifondi delle città diventeranno proprietari del terreno su cui la loro casetta è costruita
  2. Le mogli avranno diritti uguali ai mariti circa la terra che la famiglia possiede
  3. Fratelli e sorelle avranno diritti uguali nell’ereditare la terra della famiglia
  4. I proprietari di terreni non usati, pagheranno le tasse sui medesimi
  5. I bambini orfani erediteranno la terra dei genitori morti
  6. I proprietari che non vivono sul terreno di loro possessione, o non li usano affatto, perderanno il diritto di proprietà e la terra verrà messa a disposizione dei poveri e senza tetto.

Se questa proposta di legge verrá approvata e diventerà la nuova legge sui terreni del Kenya, allora i poveri, donne, bambini e orfani saranno avvantaggiati e i proprietari dei terreni non coltivati o non usati verranno puniti severamente.

Mentre tutto questo interesse e proposte del governo allietano gli amici dei poveri e i difensori dei diritti delle donne e bambini, attira l’ira dei ricchi e dei proprietari terreni che lasciano la loro proprietà “idle”, non usata per nessun motivo. Gli ambientalisti al contrario sono accaniti contro il governo perché lascia le multinazionali distruggere foreste, riserve per animali, per motivi finanziari e politici.

Solo due giorni fa, mentre andavo a Nairobi passando dalla cittadina di Karen, mi sono accorto che stavano tagliando alberi nella piccola foresta di Ngong. Questo terreno assieme all’altro di Karura, sono come i due polmoni della città di Nairobi. Tutto l’ossigeno viene dagli alberi di queste piccole foreste e riserve. Per cui gli ambientalisti si sono uniti e stanno facendo pressione enorme perché tutto ciò sia fermato. La gente che vive in zone che prima erano forestali, dove gli alberi sono stati tagliati per inviare il legno all’estero, sono d’accordo nel dire che non ci sono più piogge regolari in quei luoghi, oppure le piogge sono così violenti che erodono l’umus della terra e la rendono incoltivabile. E il governo, che sembra così interessato ai poveri e ai senza tetto, e che di fatto viene in loro aiuto, è criticato da tutti, ma per motivi diversi, e sembra che non gli sia permesso una soluzione alla convivenza di terra, poveri e ambiente.

Questa situazione del Kenya si sta vivendo intensamente da tutti noi, e si potrebbe duplicare in altre nazioni. Le soluzioni ricercate, programmate e attuate in Kenya, potrebbero essere di guida ad esse. Il desiderio e la preghiera dei missionari è che queste decisioni tengano sempre in mente e molto ben bilanciate le relazioni fra terra, poveri e ambiente, e cerchino la giustizia per tutti e tre, senza particolari interessi politici, personali o di partito e tribù. Solo allora si potrebbe sperare in una convivenza che non danneggi nessuna delle tre entità in modo distruttivo, ma aiuti il bene e l’armonia loro in un contesto di giustizia e di benessere universali.

Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 20:51

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