Kenya: I Poveri e il World Social Forum

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Fra qualche settimana si aprirà a Nairobi un’altra Conferenza Mondiale organizzata dal World Social Forum (WSF), che attirerà migliaia di persone da tutto il mondo per discutere i problemi globali specie quelli dei poveri e dalla prospettiva dei poveri. Infatti il WSF è un movimento indipendente, nato per iniziativa popolare, per la salvaguardia dei diritti dei poveri e del miglioramento della loro vita.

“É una piattaforma, un’occasione per riflettere, è un dibattito democratico sulle idee, é un condividere esperienze e unire insieme le forze che intendono formulare proposte operative per il cambiamento della società in favore dei poveri".

É formato da gruppi e movimenti della società che sono opposti al neo-liberalismo, e alla dominazione del mondo da parte dei ricchi e ad ogni forma di imperialismo. Essi intendono costruire una società che sia incentrata sulla persona umana. L’ultimo raduno si è svolto in Brasile. Quando gli organizzatori hanno deciso che il raduno successivo si sarebbe organizzato in Africa, la scelta è caduta su Nairobi per diversi motivi, ma quello dominante è stato che a Nairobi ci sono gli slums (i bassifondi, le bedonville) più grandi e forse più poveri dell’Africa. Due di questi sono stati ricordati in modo speciale, Kibera e Mathary Vally.

Kibera non è molto distante dai nostri due Seminari di Langata, e neppure dalla parte industriale della città. Ogni volta che si va in città, si passa davanti a questo slum che si estende lungo una piccola valle per una lunghezza di circa due Kilometri, ed una larghezza di circa mezzo Kilometro. Le statistiche ufficiali contano circa 700 mila abitanti ma gli agenti sociali e religiosi che lavorano in questo immenso ammasso di gente umana dicono che la cifra reale supera il milione.

Ogni Martedì mattina verso le 06.00 quando vado dal Seminario Teologico al Noviziato delle Suore della Consolata per motivi d’insegnamento, m’incontro con una fiumana di gente che da Kibera si riversa nella città per lavorare o per cercare lavoro. Entrare in Kibera non è consigliabile, se non si va con persone che vivono nello slum e che ti accompagnano. Il tenore di vita di questa gente è indescrivibile. Non ci sono strade, ma solo sentieri di terra battuta. Ora che piove, il fango arriva alla caviglia, se non piove, c’è un polverone che ti acceca. Non c’è elettricità, in molti casi non ci sono servizi igienici e la gente si serve di sacchetti di plastica in cui fanno i loro bisogni, e poi li buttano via sul ciglio dei sentieri. Entrare in Kibera è come entrare in una bolgia dantesca. Uno si domanda come può la gente vivere in situazioni del genere!

Mathary Vally non è molto diversa. Certamente il WSF non poteva trovare posto migliore per il suo raduno in Africa, per vedere dal vivo quelle situazioni ignobili che vuole combattere e correggere. Appena la gente di Kibera e di Mathary Vally sono venuti conoscenza del fatto che il raduno del WSF si sarebbe svolto a Nairobi e che il motivo principale per cui era stata presa questa decisione dipendeva dall’attrazione esercitata dai loro due slums, hanno chiesto di poter incontrare il Segretario del WSF di Nairobi per manifestargli le loro ansietà e i loro dubbi su questo evento. Circa cento abitanti degli slums hanno partecipato a questo incontro.

Sono stati tre i punti presentati al Segretario:

  • Che il WSF sfrutti la povertà e la miseria della gente degli slums per accrescere la sua credibilità nei confronti dei partecipanti al raduno stesso, e nel mondo in generale.
  • Che i poveri non vengano ammessi al raduno per far sentire la loro voce e raccontare le loro esperienze, ma che per loro parlino i membri del Forum la cui maggioranza non ha mai vissuto in uno slum.
  • Che sfruttino questa occasione dei poveri di Kibera, per raccogliere molti più fondi, che gli abitanti di Kibera dubitano vadano poi ad aiutarli nelle loro difficoltà.

Dubbi e incertezze, che durante il raduno sono diventate chiare accuse non solo dei poveri di Kibera, ma anche di alcune ONG’s intervenute dopo il colloquio. Alcuni dei partecipanti hanno detto chiaramente che “queste agenzie non hanno mai contribuito in modo sostanziale al miglioramento della vita della gente degli slums”. Il Sig. Salim Mohammed, coordinatore del programma “Carolina for Kibera”, che ha sede negli Stati Uniti ha detto apertamente che “diverse ONG’s dovrebbero smettere di usare i problemi dei poveri per arricchire se stesse”.

Molti dei partecipanti all’incontro con il Segretario del WSF si sono lamentati, perché non sono stati invitati a parlare al Forum e si sono chiesti: “Perché i poveri devono sempre avere persone non povere che parlano per loro in questi raduni mondiali? Perché non potrebbero i poveri stessi, che vivono sulla propria pelle le situazioni di cui si parla in questi raduni, essere i relatori principali”? Lo stesso Sig Salim Mohammed ha dichiarato: “Le persone delle comunità che vivono in questi slums non sono così sempliciotte che non possono parlare di sé stesse e dei loro problemi. Esse sanno bene dove è la sorgente vera delle loro sofferenze e possono indicare diverse vie per lenirle radicalmente”.

{mosimage} Sarebbe opportuno dare la possibilità a queste comunità di parlare in questi raduni”? Il rappresentante dei giovani degli slums che si è incontrato con il Segretario del WSF, il Sig. Cosmas Musyoka, ha lanciato la proposta di svolgere un incontro del WSF nella stessa Kibera che ha chiamato “Kibera Social Forum”, per poter presentare i loro problemi in un contesto reale, che già di per sé parlerebbe più eloquentemente di ogni discorso che gli esperti possono fare”. Per il Sig. Musyoka, uno dei problemi cruciali per chi vive negli slums è quello della proprietà della terra. Se loro non possono diventare proprietari del terreno su cui la loro piccola capanna o anche solo camera è costruita, c’è sempre il pericolo di essere sfrattati.

Per Helen Moraa un altro problema che diventa sempre più penoso è quello dell’AIDS. Helen, un membro del Power Women Group di Kibera, che s’interessa delle vittime di AIDS, ha affermato che: “Noi non riceviamo aiuti governativi. Se il WSF ci può aiutare, sia il benvenuto così potremo notare la differenza che il loro aiuto apporterebbe”. Un terzo problema presentato dai residenti di Mathary Vally è quello delle bande giovanili che operano negli slums e che fanno alti e bassi, anche usando una violenza micidiale. Infatti tre settimane fa, proprio in questo slum si è verificata una lotta fra diverse bande criminali e centinaia di case sono state bruciate, diverse persone uccise e centinaia sono dovute sfollare per la paura di essere massacrate. Tutto questo perché i giovani non trovano lavoro, si sentono abbandonati e vivono rubando, saccheggiando e soggiogando la gente già povera.

Il nostro Fondatore diceva: “Il bene va fatto bene”. Questo monito si potrebbe applicare al WSF. Non basta interessarsi della persona, parlare a nome della persona, difendere i diritti della persona, specialmente se povera, bisogna dare alla persona la possibilità di far sentire la sua voce, di portare i suoi problemi all’attenzione di tutti, di presentare le proprie soluzioni.

I membri del WSF farebbero meravigliosi incontri con frutti più abbondanti, con delle proposte più fattibili, se facessero parlare i poveri che intendono aiutare e se tutti avessero la possibilità di ascoltarli e di dialogare con loro.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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