“Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra. Mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo…”
Salmo 136(137), 4-6.
Come celebrare la Festa del nostro amatissimo Padre G. Allamano in questa terra d’Egitto, per non lasciare cadere il ricordo dell’Allamano, Colui il cui cuore era pieno di spirito missionario. È vero, un missionario non è mai straniero in mezzo a nessun popolo. Nessuna terra è chiamata “terra straniera” per un missionario, specialmente quando si tratta di un “Missionario della Consolata”, figlio del Beato Allamano.
Perciò, consapevole della dimensione missionaria del “Gran Cuore” del Beato G. Allamano, ho portato avanti l’iniziativa e il mio dovere di celebrare “la Festa del Padre Amatissimo” in questa terra che sembra straniera ma che in realtà non lo è.
Una prima parte è stata offerta alla scuola Dar Comboni dove studio l’Arabo. Insieme ai colleghi studenti e ai professori, abbiamo avuto un bel momento di fraternità con domande interessanti fatte dai professori Musulmani sul Beato Allamano, sul motivo della celebrazione odierna e sulla nostra Famiglia Religiosa. La parte conclusiva della Festa è stata il pranzo solenne con la comunità dei missionari Comboniani (sei padri) a Zamalek dove vivo io e Ringrazio tutti dell’amicizia e della fraternità.
A Tutti i Confratelli, Sorelle, Laici e Amici della Consolata auguro una Buona Festa Del Beato G. Allamano. Il suo Spirito ci illumini, ci guidi e ci sostenga tutti, per essere degni testimoni della Consolazione!
Vostro nel Signore,
Padre Matthieu Kasinzi, imc