Kenya: Il potere dei Mungiki

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Molti in Kenya si fanno queste domande: chi sono i cosiddetti Mungiki? Da dove vengono? Dove hanno le lori basi di azione specialmente in questo tempo? Come si relazionano con la gente, con i governi locali e con quello nazionale? Che tipo di religiosità hanno o sono un movimento ateo, senza nessun principio religioso o addirittura sono contrari ai principi religiosi? Domande che lasciano tutti perplessi, e forse anche con un senso di disperazione, vedendo la rapidità del loro sviluppo, la potenza della loro presenza e, ultimamente, la crudeltà delle loro azioni.

I Mungiki sono nati come una setta tribale con riti religiosi come il battesimo, il giuramento di fedeltà e di segretezza, a prezzo della loro vita, per tutte le attività del gruppo. Sono nati nella campagna, ove è più facile nascondersi, trovare rifugio, aiuto finanziario e cibo per la sopravvivenza. Lì potevano regnare senza tanti fastidi. Le gente sapeva chi erano, e sapeva come comportarsi di fronte alle loro domande. In quelle zone loro apparivano come benefattori perché provvedevano ai servizi essenziali come l’acqua, la luce; si erigevano a difensori dei deboli, a sostegno dei poveri, contro la corruzione del governo locale e dei proprietari terrieri. Quelli che li accettavano anche solo per convenienza, erano protetti e sembrava avessero una certa sicurezza, ma in realtà dovevano pagare per qualsiasi cosa ricevevano dai Mungiki e diventavano pian piano i loro sudditi. Chi resisteva, veniva ucciso crudelmente e senza misericordia, perché i Mungiki sapevano che chi li seguiva non li avrebbe mai denunciati mentre chi era contrario diventava muto come una tomba. Erano anche convinti che il governo li lasciasse fare, facendo finta di ignorare le loro azioni se queste non avevano ripercussioni nazionali o internazionali.


Col passare del tempo, i Mungiki si accorsero che se fossero rimasti in campagna la loro influenza, ricchezza e potenza non sarebbe emersa a livello nazionale. Per cui decisero di installarsi nelle città, specialmente a Nairobi, nelle immense bidonville dove è più facile nascondersi, dove i bisogni della gente sono più urgenti e l’aiuto e la protezione della setta più richiesti e redditizi. Secondo il Dott. Karuki Kanynga, professore di scienze politiche all’università di Nairobi, “Mungiki ha ora diverse facce: la faccia socio-culturale (vogliono ritornare alla vita tribale come esisteva culturalmente prima della colonizzazione), la faccia dello scaltro, la faccia del ribelle con i capelli lunghi e irti, che però in città sta scomparendo, la faccia economica che li ha fatti proprietari di quasi tutti i mezzi di trasporto, e la faccia di sicurezza/criminalità. Questa faccia si è sviluppata specialmente quando i Mungiki si insediarono nelle città dalla campagna. Le zone urbane assorbirono gli elementi più criminali della setta originaria e li trasformò in un violento movimento a disposizione dei grandi ricchi e potenti della nazione”. Lo scrittore di politica interna Dominic Wabala ha suggerito che “l’era di violenti gangsters, assetati di sangue, che diventano padroni di parte delle città per governarla, nello stile della Mafia Siciliana, come spesso si vede nei cinema di Hollywood, è arrivata nel Kenya. Quella piccola setta tribale e rurale si è trasformata in un gruppo ben organizzato e temuto da tutti”.

Il Prof. Karuki Kanynga va oltre e dice: “Ora ci sono tre governi nel Kenya: quello nazionale di Kebaki, quello locale dei capi e politicanti, e quello dei Mungiki. Dove esiste il governo dei Mungiki, scompaiono gli altri due: i cittadini dipendono in tutto da questo governo a cui pagano tasse, da cui ricevono benefici (elettricità, acqua, uso di latrine) e, in caso di necessità, protezione e sicurezza, ma vivendo in uno stato di paura, sempre con l’incertezza su ciò che potrebbe accadere”. In certe zone questo nuovo governo ha le sue corti per giudicare casi di disciplina e criminalità e imporre pene a coloro che sono giudicati colpevoli. I membri del più pericoloso movimento rivoluzionario del Kenya si sono infiltrati nella polizia, negli uffici dei capi, nelle corti locali e dominano a piacimento”.

{mosimage} Ecco alcuni casi di protezione e di aiuto che all’inizio sembrano provvidenziali, ma che, a lungo andare, diventano catene che schiavizzano la gente. Ruth è la moglie di Ngugi e vive nello slum di Mattare 3C. Lo sposo si ubriacava ogni giorno e la picchiava senza pietà. Quando tutte le vie per aiutarlo sembrarono fallire, lei si rivolse ai Mungiki. Quella sera tre giovani facevano guardia alla casa. Il marito entrò e cominciò ad inveire contro la moglie e a bastonarla. I tre giovani entrano in casa, legarono il marito e lo bastonarono di santa ragione. Poi gli dissero che lo avrebbero rivisto il mattino dopo. Arrivarono e parlarono con Ngugi e gli dissero che ogni volta che bastonava la moglie, loro sarebbero entrati ed avrebbero somministrato la medesima dose di bastonate. La donna non fu più molestata. Angelina Ndung’u vive nello slum di Dondora. L’amico con cui conviveva la sua figlia era molto rude con lei. Una sera la picchiò e le rubò dei soldi. Lei si rivolse ai Mungiki tramite suo figlio, che era amico di uno di loro. Il ragazzo fu chiamato in corte e dopo una serrata inchiesta, fu condannato a pagare 1,000 KSH ad Angelina e a non bastonare più la donna o sarebbe stato ucciso. Queste situazioni si ripetono ogni giorno, e più di una volta al giorno anche nella stessa località.

Quali sono state le reazioni del Governo di fronte a questo che sta diventando sempre più un gruppo rivoluzionario? Poche, deboli, inconsistenti. All’inizio cercò di attirarli alla legalità trattando con benevolenza i convertiti, e mostrandosi clemente verso quelli che cooperavano col governo. Nel 1988 l’allora Presidente Moi presentò in televisione circa 50 giovani che avevano abbandonato il gruppo e li perdonò, mentre chiese agli altri membri di seguire il loro esempio. Nel Dicembre del 1999 il Sig. Ndura Waruinge, che era il coordinatore nazionale, annunciò ufficialmente che membri delle forze armate erano diventati Mungiki. Nel 2000 il membro del parlamento David Mwenje avvertì il governo che se non fosse intervenuto di forza, i Mungiki sarebbe diventati “una formidabile società clandestina e criminale”. Fu allora che il Commissario della Polizia, Mr. Philemon Abong’o proibì qualsiasi raduno pubblico del gruppo. Finalmente nel Marzo 2002 il Governo del Kenya dichiarò illegittima e mise fuori legge l’esistenza della società stessa. Cosa è cambiato? In un futuro articolo, cercheremo di considerare la presente situazione dell’Associazione, il modo con cui essa è organizzata e diretta, il ruolo delle donne e le terrificanti prospettive per il futuro del Kenya.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29
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