Kenya: Uno studio sulla moralità dei giovani

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Di fronte all’evidenza dei risultati di uno studio scientifico sulla moralità sessuale giovanile in Kenya, ci sono state molte reazioni.

- Alcuni, fra cui anche dei nostri missionari, hanno negato la validità dei risultati dello studio. Per loro è opera di occidentali che cercano di imporre il proprio modello di sviluppo e ampliare il mercato distruggendo la moralità culturale e religiosa dei giovani Keniani, come di quelli degli altri Paesi in via di sviluppo. Vengono accusati di far passare come dati di fatto quelle che sono solo le loro teorie, e di rappresentare il loro tenore di vita, che vogliono diffondere in tutto il mondo.

L’accusa che viene mossa ai curatori dello studio verte sulle domande fatte ai ragazzi che sarebbero orientate in modo tale che se i giovani rispondono negativamente alle loro domande positive e positivamente alle loro domande negative, risulta che non si sentono in sintonia con “i giovani moderni”, i “giovani liberati”, “i giovani che vivono alla moda”. Questa teoria contraria allo studio, che nasce dai sentimenti di disgusto per i risultati proposti, non è stata però provata.


- Altri accettano i risultati e ricercano le cause. La prima in modo assoluto va ricercata nei “mezzi di comunicazione sociale, che offrono programmi pornografici troppo indecenti ed attraenti”. Chi non accetta “questi stili di vita sessuale e anormale, e non cammina con la modernità, è un retrogrado e un sorpassato”. Altri affermano che le “boarding schools” (scuole tipo pensionati), hanno aperto la via, strappando i giovani dalle loro culture e dai valori religiosi e sessuali naturali, comprendenti metodi tradizionali di educazione e relazione interpersonale, immergendoli in un clima di libertinaggio e di mancanza quasi assoluta di controllo”. Altri danno la colpa “alla società laica che si è sviluppata nel Kenya e che, come un terremoto, sta distruggendo tutto il tessuto culturale, morale naturale e religioso della vita, rendendola solo un’avventura da godersi, senza limiti, riserve e scrupoli”.

La maggioranza della gente e delle agenzie sociali e religiose fondamentalmente accettano questi risultati, anche se fanno male e disturbano i benpensanti e, con la Kenyan National Association of Parents (KNAP), si chiedono: “che cosa bisogna fare urgentemente per cambiare questo stato di cose che sta distruggendo la vita della gioventù?”. Il Segretario Generale di questa Associazione, Mr. Musau Ndunda, ha dichiarato alla stampa e alla televisione che “è scioccante sapere che molti di questi giovani sono studenti. È allarmante! Se le statistiche sono corrette, la nostra nazione non ha un futuro”. Richiesto dai giornalisti come può avvenire un cambio così profondo e in poco tempo, egli ha risposto: “I giovani imparano tutto ciò che praticano dai mezzi di comunicazione sociale, inclusa la pornografia che oggigiorno è venduta sulle strade perfino ai bambini di tre anni.”. Il Presidente del Consiglio dei Predicatori Mussulmani, (CIPK), Mr. Sheick Mohammed Dor, ha pure biasimato i mezzi di comunicazione sociale, dicendo: “Molti canali televisivi mostrano programmi che sono ripugnanti alla cultura Africana. Sfortunatamente, le giovani imitano tutto quello che vedono, anche se all’inizio è disgustante pure per loro”.
Il Presidente del “Supreme Council of Kenya Muslims” (Supkem), Mr. Sheikh Juma Ngao ha “incolpato i genitori ed educatori per questo stato di cose, perché hanno abbandonato l’educazione morale-religiosa nelle famiglie e nelle scuole”. Le chiese cristiane non hanno reagito oralmente, o per iscritto, ma sono tutte intente a studiare questi risultati per poterli condividere con i giovani in uno scambio reciproco che potrà poi dettare il da farsi.

Il Governo di Kibaki, considera una della cause principali di questo fenomeno la disoccupazione, e ha indirizzato i suoi piani verso un progetto di maggiore occupazione. Ha stabilito un fondo monetario di diversi miliardi di shellini per preparare i giovani ad un lavoro nella società moderna, e per finanziare iniziative commerciali. Questo dovrebbe servire a toglierli dalle strade, discoteche, case di prostituzione, e darebbe loro la possibilità di sposarsi presto e di fare una famiglia che li terrebbe legati ad una vita più morale. L’esperimento è appena iniziato e solo il tempo determinerà la sua validità o meno.

Le Chiese hanno già costituito gruppi giovanili in tutte le parrocchie ed anche nelle cappellanie, sia nelle parrocchie della campagna, come quelle delle città. Questi gruppi discutono tutti i problemi che la società moderna presenta, alla luce della cultura e soprattutto della fede di ognuno; sono educati con un lavoro capillare e costante ad una riflessione che faccia luce su tutti gli aspetti della vita sessuale prima e dopo il matrimonio, e sono sostenuti dalla preghiera, dai sacramenti e dalla presenza di tanti altri giovani che si sforzano di vivere una vita felice, ma nella moralità dettata dalla coscienza e dalla fede. Poi le chiese provvedono all’educazione accademica nelle loro scuole private, e specialmente nei collegi tecnici che pullulano un po’ ovunque. Infatti si fa strada sempre più chiaramente che l’educazione puramente accademica conduce molte volte ad un vicolo chiuso. Una volta laureati, se non si hanno appoggi o soldi, si è senza lavoro. Mentre con una buona professione tecnica il lavoro è più facile da trovare, sia in città che in campagna. L’esigenza di una buona preparazione al matrimonio diventa sempre più impellente, e l’aiuto agli sposi dopo il matrimonio rappresenta una necessità di primo ordine. Per cui tutti quei programmi iniziati in Europa o in America per l’assistenza ai laici nel raggiungimento della loro vocazione matrimoniale, si stanno propagando in tante nazioni Africane, e il Kenya è all’avanguardia in questo aspetto della pastorale.

Tutte le istituzioni non governative e indipendenti, sono state invitate sia dal Governo, che dalle loro sedi centrali, ad occuparsi della situazione dei giovani e a dare un aiuto per risanare un ambiente che ha inquinato la vita della gioventù e che sta distruggendo quei valori che culturalmente e religiosamente sono indispensabili per una società la cui maggioranza della popolazione è costituita dai giovani.

È chiaro che in questo quadro il lavoro pastorale dei missionari acquista una importanza enorme, ma anche un’oculatezza e creatività che educano, formano, attraggono, fanno felici i partecipanti e mantengono un’atmosfera di serenità e di moralità ineccepibili. Ma di questo ne riparleremo più avanti, perché ci saranno presto incontri per la pastorale giovanile che discuteranno queste dinamiche iniziative.
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:01

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