* La scuola secondaria di Tosamaganga era famosa in tutta la Tanzania. Lì, con cuore, intelligenza e dedizione vi insegnano alcuni missionari. La scuola è fucina dei futuri leader del paese. Ancora adesso li trovi in varie posizioni di prestigio, grati e orgogliosi. Nyerere vi aveva mandato 2 dei suoi figli, che ogni tanto andava a visitare. C’è ancora chi lo ricorda, penitente, in fila come tutti gli altri per il sacramento della riconciliazione. C’è chi lo ricorda a pregare e cantare in mezzo ai fedeli. Nessun posto d’onore. E’ privilegio essere figlio del Padre, fratello e servitore di tutti!
* Il Mwalimu è a Ikonda, zona povera e remota, dove dietro invito del governo i missionari della Consolata hanno costruito un ospedale. Durante la cerimonia di benvenuto scorge tra la folla il Fr. Battista Locatelli, conosciuto a Tosamaganga, e gli chiede di avvicinarsi. La stessa cosa farà a Ubungo, in Dar es Salaam, all’inaugurazione della chiesa nuova. In ambedue i casi lo presenta alla gente come uno dei grandi costruttori della Tanzania. Lui e tutti i Fratelli. E, ci tiene a sottolineare, non solo costruttori di case e chiese, di dispensari e scuole, ma di persone, caratteri e coscienze. Nyerere vede nei Fratelli il simbolo del lavoro e della laboriosità, dimensioni necessarie allo sviluppo e al famoso kujitemea, o autosufficienza, più volte da lui invocato come via della dignità personale e nazionale. C’era chi pensava che l’Indipendenza avrebbe donato il paradiso terrestre, mentre questa non poteva che significare impegno e responsabilità. Il Mwalimu è in perfetta sintonia con i Fratelli, che nella semplicità e silenzio danno un contributo immenso allo sviluppo del paese
* Nel 1974 il Presidente è alla missione di Wasa, che celebra il 50mo anniversario di fondazione. Nessuno credeva che ciò sarebbe avvenuto perché il parroco, P. Virgilio Panero, nel rivolgergli l’invito aveva scavalcato Vescovo e autorità governative. Cosa che gli meritò non lievi rimproveri. Ma che Nyerere avesse accettato di partecipare alla festa senza pretendere che fosse seguita l’etichetta rende testimonianza alla sua semplicità. La sua presenza voleva essere apprezzamento per i missionari, per i quali sempre nutrì stima e affetto. Riconosceva che la Tanzania doveva molto a loro per l’educazione e la salute e altre forme di sviluppo. Ma soprattutto dei missionari apprezzava la vicinanza alla gente e il loro amore per la gente. Li considerava servitori disinteressati e modello di leadership che traina amando, operando, e sacrificandosi.
* Nel maggio del 1999 i missionari della Consolata celebrano il loro Capitolo Generale in Kenya. Il Mwalimu, da anni semplice cittadino, è invitato a indirizzare la sua parola sapiente ed esperta. La sua partecipazione è incerta fino all’ultimo perché è occupato nel presiedere un incontro attinente ai gravi problemi dei Grandi Laghi. Ma non vuol deludere i suoi amici. Gioia e attesa quando la sua visita viene confermata. Scroscianti applausi lo accolgono all’arrivo, punteggiano il suo intervento e le risposte alla molte domande, e gli danno l’addio. Da tutti è considerato un privilegio l’aver incontrato un uomo schietto, dalle profonde convinzioni, e dalla capacità di percepire, analizzare e sognare. Un uomo che ha ritmato gli anni dei capitolari con la sua eccezionale personalità e con 2 parole di grande valenza politica e sociale: UJAMAA e KUJITEGEMEA. Un uomo che ha avuto a cuore la dignità e la libertà di ogni persona e di tutti gli uomini. Nyerere, difatti, fu solidale con i movimenti di indipendenza dei paesi d’Africa, ospitando anche quelli che allora erano chiamati ‘guerriglieri.’
{mosimage} Il privilegio dei capitolari fu davvero singolare. Fu l’ultima apparizione pubblica di Nyerere. Poco dopo si ammalò e il 14 ottobre morì.
Per visione, integrità, sensibilità e fede moriva uno statista unico in tutta l’Africa. Alla luce del Vangelo si era adoperato per la giustizia, l’uguaglianza e la fraternità.
La sua opera non divenne retaggio permanente della Tanzania, ora in preda a una chiara distinzione di classi sociali. Ma lui con tutta la sua vita e insegnamento ci provò.