Kenya: Da Hollywood agli slums di Nairobi

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Susan Stanfield, una donna di circa trenta anni, si è dimostrata una delle fotografe più ricercate negli ambienti di Hollywood. A 18 anni sua madre morì, e suo padre le regalò una delle più perfette macchine fotografiche, che diventò il suo più prezioso tesoro. Per anni lavorò intensamente nel mondo cinematografico e dell’arte fotografica, diventando una delle più ricercate fotografe di Hollywood. In quell’ambiente divenne ricca e famosa. Ma come tanti ragazzi moderni che raggiungono l’apice del successo ad un’età giovanile, non si sentiva felice.

Le foto e i cortometraggi che girava sia in America che in Africa e altrove, per sensibilizzare la gente sul problema della povertà, mentre all’inizio le davano un senso di realizzazione, ora la nauseavano. Il pensiero che questi poveri Africani avevano delle doti meravigliose, dei talenti insospettabili, si fece strada nella sua mente. Lei stessa lo descrive come un momento di conversione nella sua carriera capace di cambiare tutta la sua vita.


“Questa idea mi venne in mente una notte, mentre ero a letto. Mi resi conto che potevo aiutare questi giovani, poveri materialmente, ma ricchi di possibilità e qualità artistiche, in modo che il mondo non avrebbe dovuto più sfamarli, ma sarebbero diventati dei veri contributori sia del progresso umano, ma soprattutto del progresso artistico”. Viaggiando in vari stati Africani, ebbe la possibilità di ammirare tanti dipinti sui muri, su tela, tanti quadri a colori, oggetti di terra cotta, magnifiche sculture di ebano che vendute all’estero arricchivano gli esportatori, ma non gli artisti. Come far sì che questi giovani potessero perfezionare il loro senso artistico naturale, e competere con altri artisti sul mercato mondiale per ricevere la loro giusta retribuzione? Susan si convinse che l’aiuto estero anche a scopo caritativo non avrebbe mai potuto sovvenzionare adeguatamente l’economia e il progresso umano dell’Africa: bisognava lavorare su leggi e prassi che promuovono la giustizia, l’equità, e il giusto mercato mondiale.

Il mosaico risolutivo del problema, che portava nel cuore, era chiaro davanti ai suoi occhi: gli Africani hanno talenti artistici eccellenti che, migliorati, li porterebbero a competere nel mercato internazionale e accrescere il loro benessere e quello dei loro stati. Quella notte comprese che a questo magnifico mosaico mancava un tassello: chi si sarebbe presa la responsabilità di perfezionare i loro doni artistici naturali? Chi avrebbe potuto fare leva sui governi, sui mercanti e sulle agenzie di vendita di questo tipo di arte perché ci fosse un commercio più equo e giusto? Quella notte sembrava non terminare mai; finalmente Susan comprese che era lei quell’ultimo tassello per far sì che il mosaico fosse completo. Ecco come lei stessa descrive quella accettazione. “Nella mia mente si fece strada l’idea che io avrei potuto usare i miei doni naturali per aiutare i poveri, dando loro non delle cose, o soldi, bensì aiutandoli a perfezionare i loro doni naturali. In quanto al mercato mondiale, avevo degli aiuti quasi illimitati dai miei amici di Hollywood che sentivano anch’essi il bisogno di fare qualche cosa per cambiare la situazione. Questo è l’unico lavoro che ho fatto negli ultimi tre anni, e il sogno più grande che ho mai sviluppato nella mia vita, ed ho sentito il coraggio di crederci”.

Per tre anni trascorse le sue vacanze specialmente in Kenya. Cercò di rendersi conto delle realtà locali, di chi poteva aiutarla, di come strutturare quel sogno che la tormentava. Niente e nessuno la dissuase: con l’aiuto della sua ambasciata del Canada affrontò le trame della burocrazia; dovette fare i conti con una corruzione dilagante; si costituì in una NGO (Organizzazione Non Governativa). Venne colpita perfino dalla cattiveria di alcuni di quei giovani con cui cercava di lavorare: una sera l’assalirono e le rubarono la camera fotografica donatale dal padre alla morte della madre, gli portarono via l’orologio, la collana e perfino alcuni vestiti. Alla fine dei tre anni, il suo sogno si consolidò in un movimento chiamato in Swahili “Scinda” (Vincere). Un movimento che doveva aiutare i giovani Africani, inclusi gli handicappati, a perfezionare i loro talenti, ad usare artisticamente la macchina fotografica, e a produrre opere d’are che potessero competere sul mercato internazionale. È lei stessa a definire il suo lavoro: “il mio compito è quello di fornire ai giovani del Kenya una specie di trampolino che permetta loro di elevarsi a livelli artistici più alti, in modo che il loro sogno di essere competitivi sul mercato mondiale si avveri sempre di più”.

La prima mostra che esibì in Canada, portando i giovani Africani più attivi e creativi, fu costituita da foto scattate da giovani handicappati. Fu tale il successo che nel giro di qualche giorno vendette tutte le foto con un incasso di $30.000 (KSH 1,8 milioni). Durante le mostre successive aggiunse alle foto anche quadri e tele. All’inizio i giovani chiedevano $5 ad oggetto, ma con l’aiuto di Susan, questi venivano ritoccati e migliorati, e rivenduti a $20. E’ ancora Susan ad aggiungere: “Questi giovani non sanno come perfezionare il frutto del loro lavoro per presentarlo appetibile al compratore. Per cui il mio scopo è proprio quello di dare il tocco finale a questi articoli e venderli a circa $500 cadauno”. Ora Susan ha iniziato ad insegnare loro come creare oggetti per divertimento, ed anche giocattoli per bambini, che sembra siano ricercati ed amati in tutte le parti del mondo, aprendo così un nuovo mercato che, se ben sviluppato, potrebbe costituire una sorgente di reddito ancora più grande delle precedenti. Il tutto però non è basato sulla possibilità di ricavato, perché questo è custodito in una cassa comune che serve per tutti, ma nei valori artistici e morali che essa infonde nei giovani.

Susan è ora una giovane donna con un missione: quella di dare ai giovani della strada, agli handicappati che manifestano qualità artistiche, i mezzi necessari per perfezionarsi, per competere onestamente nel mercato internazionale e per guadagnarsi una vita onesta per se stessi e per gli altri che li aiutano, come soci, o membri dello stesso gruppo.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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