Kenya: invasione delle sette fondamentalistiche ed evangeliche

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Il Kenya è la nazione africana con più religioni e sette religiose di tutti gli altri paesi del Continente. Molte di queste religioni e sette sono importate da altri paesi, specialmente dall’America, altre sono frutto di pastori locali che si sono separati dalle denominazioni Cristiane più consistenti ed internazionali in natura, e altre ancora sono state costituite dall’inventiva religiosa di persone carismatiche in cerca di nuovi culti più consoni agli africani. Penso che sia impossibile sapere il numero preciso di tutte queste religioni o sette, anche perché finora non esisteva nessuna legge che controllasse la creazione o l’importazione di questi gruppi religiosi. Ma ora il Governo ha approvato il così detto Societies Act (La Legge per le Società) che richiede che ogni setta, o gruppo, o movimento che vuole entrare in Kenya, deve registrarsi nell’ufficio omonimo, e seguire le norme del SA. Nonostante questa legge, le domande per la registrazione sono moltissime e crescono ogni mese.

Al presente, l’Ufficio per le Nuove Società ha più di seimila richieste di accettazione che provengono prevalentemente dalla corrente protestante ed evangelica. Il numero, inoltre, cresce continuamente, perché l’Ufficio non riesce a tenere il passo fra le richieste e le accettazioni. Questo fenomeno ha spinto il Direttore delle Registrazioni a convocare un convegno per discutere sul modo di applicazione della legge in modo da non punire chi è onesto e trasparente nella sua richiesta, e di rifiutare chi nasconde motivi diversi da quelli enumerati nella domanda per l’approvazione. A questo convegno di due giorni hanno partecipato il Giudice della Corte Suprema, esperti legali provenienti dalle università sia statali che religiose, capi di religioni di natura internazionale, e di sette e religioni locali.


Il Giudice della Corte Suprema ha aperto il Convegno con una presentazione di questa situazione che diventa sempre più difficile a risolversi. Egli ha detto che “ll convegno giunge proprio a tempo opportuno, visto le tante battaglie che si stanno facendo fra ministri di queste denominazioni, sette, ed organizzazioni religiose”. Ha poi proceduto affermando che “nella presente legge sulla registrazione delle società ci sono dei vuoti, delle lacune, che non possono aiutare a risolvere i problemi presenti”. Secondo lui, per aggiornare la presente legge, e riempire questi vuoti si dovrebbero “consultare tutti coloro che sono coinvolti in questa situazione. Senza il loro apporto, la nuova legge non potrebbe essere giusta, efficace ed equa per tutti”. Quando gli è stato chiesto quali sono questi vuoti, ha risposto: “Il Registrar (Incaricato della registrazione) non ha sufficiente autorità nel suo lavoro. C’è mancanza di potere investigativo per cui il controllo prima dell’investigazione, è ridotto al minimo. Nel caso poi di gruppi e sette religiose, questi poteri sono ancora minori, o mancanti del tutto”.

A questa critica legale, è seguita quella pratica, cioè che cosa potrebbe significare l’entrata di altre religioni e sette religiose in una nazione piccola come il Kenya, con una popolazione di circa 30 milioni di abitanti, in cui ci sono già più di 8,520 chiese registrate ufficialmente, senza contare quelle che esistono illegalmente? La risposta ha ricevuto un pieno consenso da tutti, ed è stata formulata da Mr. Wako: “Significherebbe che uno dei ruoli più importanti della religione verrebbe menomato, se non distrutto del tutto. Le religioni dovrebbero essere una forza di unione e di comunione fra la gente, nel nome dell’unico Dio a cui tutte fanno riferimento. Ed invece diventano la causa della frattura più profonda fra la gente”. Ma ancora più umiliante è stata la seconda risposta: “Il motivo finanziario, mai menzionato nella domanda di accettazione, è certamente una delle ragioni più consistenti. Il Kenya è un paese con molti ricchi, molti forestieri, molti professionisti che lavorano con agenzie internazionali, molti turisti: tutti questi non vogliono sentire parlare di povertà, di giustizia, di condivisione, ma sentirsi dire che la ricchezza è una benedizione di Dio, che fare la carità è doveroso, ma non indagare sui mezzi con i quali si accumula il denaro. E questo è il messaggio che gli evangelisti e i fondamentalisti fanno risuonare nelle loro chiese durante le celebrazioni religiose”. Il Prof. G. Ogutu ha presentato una relazione dal titolo: “Conseguenze di una crescita non regolata di Chiese”, in cui afferma: “L’evangelismo in Kenya si è trasformato in grandi ricchezze. …. Da dove viene questa piaga spirituale di così tante chiese che chiedono di essere registrate in Kenya? :…Qui c’è qualche cosa di anticostituzionale e di criminale dal punto di vista religioso che si sta portando avanti”.

Ciò che ha attratto l’ammirazione di tutti i presenti, e forse lo sdegno delle nuove sette che stanno attendendo la registrazione per entrare in Kenya, è stata la posizione presa dal Consiglio Nazionale delle Chiese del Kenya (NCCK) che ha richiesto ufficialmente al Governo di valutare bene le richieste di entrata nella Nazione da parte delle 6,740 nuove chiese prima di concedere loro il permesso. Il Presidente del NCCK, S. E. Eliud Wabukala, membro della Chiesa Anglicana del Kenya, ha menzionato chiaramente il motivo economico quando ha detto che “una ricerca metodica e profonda bloccherebbe quei gruppi religiosi che “vengono per sfruttare la gente”. Le nuove chiese hanno il diritto di essere registrate, ma il governo ha il dovere di assicurare che le loro intenzioni siano sincere e seguino le regole richieste dalla legge, per non registrare chiese che tentano di entrare solo per motivi commerciali”. Mr. Wako ha dichiarato che “ molti di questi gruppi che si mascherano come chiese e che cercano di entrare sono gruppi illegali, intenti solo ad arricchirsi con il denaro delle chiese evangeliche di altri stati molto ricchi, e lo sfruttamento della gente locale. Da biasimarsi sono quelle entità evangeliche straniere che hanno adottato la norma di “farsi ricchi in fretta”, nel nome dell’evangelizzazione”. La Sig. Lucy Waithaka, Segretaria Generale dell’Ufficio per le Nuove Società, ha espresso gli stessi sentimenti di Mr. Wako, aggiungendo solo che “ogni vera chiesa ha la libertà di predicare il Vangelo, ma il governo ha il dovere di scrutare bene i gruppi che richiedono la registrazione, per evitare di abusare della Parola di Dio e della fede Cristiana”.
 
A che punto si può arrivare, quando si applicano al Vangelo e alle Chiese chiamate a predicarlo, i metodi, valori e canoni della società moderna! E che umiliazione per i Cristiani sentire parlare di questi problemi in pubblico!

Ma anche che gioia vedere i Cristiani schierati per la vera evangelizzazione e per la difesa del vero evangelismo e della missione delle Chiese!
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29
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