Italia: Alle radici dell’Istituto

Pubblicato in I missionari dicono
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I giorni 17-22 Settembre 2007 sono stati i giorni di provvidenza e grazia a Torino. Il superiore regionale, P. Gioda, ha organizzato un corso sulla tradizione e carisma per i confratelli IMC di secondo anno di teologia: una settimana di lezioni, informazioni e visite ai luoghi storici che caratterizzano la nostra tradizione e carisma.

All’inizio della settimana, padre Gioda ha fatto una riflessione sulla parola: essere come Pietro, che disse al maestro: “sulla tua parola getterò la rete.” Era già un segno che dovevamo lasciarci mossi dalle sante esperienze che stavano per svolgere; e che sono stati per noi i momenti di rinascita.

Subito seguì la santa messa presieduta dallo stesso P. Gioda sulla tomba del fondatore. Il messaggio succintamente era che benché il fondatore sia passato all’altro mondo, noi siamo e dobbiamo essere le sue braccia in questo mondo realizzando i suoi sogni. Lo stesso giorno padre Tubaldo oltre la storia dell’istituto ci ha chiesto di riesaminare come giovani missionari il ruolo positivo fatto da monsignor Perlo e l’importanza del cofondatore Camisassa nell’istituto. Il pomeriggio, eravamo a Castelnuovo Don Bosco a respirare l’aria di santità che respirarono Allamano, Cafasso, Domenico Savio e Don Bosco. Don Egidio, salesiano, ci ha spiegato dentro la bella basilica del colle Don Bosco la vocazione e il rapporto tra Don Bosco e l’Allamano dopo di che siamo andati nella casa natale del fondatore, guidati dalle nostre consorelle. Assieme a loro abbiamo preso un caffè e siamo dunque partiti per la casa di Giuseppe Cafasso guidati da padre Orazio. Lì abbiamo dormito.


La mattina del secondo giorno abbiamo celebrato la messa insieme a Emma Cafasso (una nipote del Cafasso); poi siamo andati alla casa di Domenico Savio sempre a Castelnuovo. Con padre Orazio abbiamo visitato l’abbazia Vezzolano, un’antica basilica del sec XII-XIII poi la parrocchia di sant’Andrea in cui lavorò il fondatore per 46 anni e in cui i quattro santi di Castelnuovo furono battezzati. Attualmente a sant’Andrea c’è don Franco che, come un bravo parroco, ci ha fatto conoscere meglio la parrocchia. Lasciando la santa città di Castelnuovo partiamo per Torino; lungo la via, però, ci siamo fermati a casa del dal nostro confratello Ermanno a Chieri. Arrivando a Torino, ci siamo messi in ascolto di padre Bernardi che, nella chiesa del beato Allamano, ci ha spiegato il percorso dell’istituto dalla fondazione ad oggi. Senza dubbio, c’e stata la mano di Dio in questo cammino.

Il terzo giorno il tema era “il contesto storico, sociale ed ecclesiale dell’Allamano” e Don Giuseppe Tuninetti della diocesi di Torino ci ha fornito importanti spunti di riflessione. Secondo lui, il conoscersi tra i quattro santi fu provvidenziale e oggi godiamo il frutto degli istituti della Consolata, Cottolengo e Salesiani per tutto il mondo. Per approfondirne di più, ci ha lasciato un suo libro intitolato, “santi, beati e venerabili Torinesi”. Al pomeriggio ci lasciamo guidare dal nostro padre Rovelli visitando i luoghi storici dei santi della nostra tradizione, specialmente Rondò della forca, Maria Ausiliatrice, Cottolengo e il Santuario della Consolata in cui il fondatore lavorò come rettore. Lì siamo stati accolti da p. Guazzotti che ha insistito sullo spirito di laboriosità citando il fondatore. Una frase preferita dai Cottolengo è: “fare del tutto ad maiorem Dei gloriam”.

Il giorno seguente siamo a Rivoli, chiamato anche il nido dei due istituti della Consolata. Ci si ricorda che è qui dove la lettera dell’approvazione dell’istituto fu scritta durante la festa di San Fedele da Singmaren. Ricordando la storia, p. Cassiano ha presieduto la messa concelebrata da p. Gioda. Qui p. Bruno ci ha mostrato la stanza di studio del fondatore e la Capella dove costui lasciò la chiave dell’istituto nelle mani della Fondatrice, la Consolata. Da qui siamo partiti per Alpignano dai nostri confratelli anziani stando insieme, cantando e pranzando con loro. E’ stato bello sentire le infinite testimonianze dei nostri giganti della missione. Come san Paolo, lo Spirito ci ha guidati verso Venaria dalle nostre consorelle anziane con cui abbiamo avuto bei momenti. Delle loro testimonianze siamo stati toccati più da suor Antonietta (105 anni) che stette con il fondatore per 5 anni e ci disse che ‘dovete pregare e essere missionari in gamba’. Suor Fernanda si è soffermata sull’essere sacramentini mentre Anna Pia che incontrò il fondatore e che le fece consacrarsi nell’istituto si e’ soffermata sul senso di appartenenza all’Istituto. Siamo andati poi a Grugliasco a trovare altre consorelle e lì suor Giovanna ci ha fornito una spiegazione profonda della storia della casa e sulle loro attività pastorali con i giovani.

Il penultimo giorno e’ stato dedicato alla cultura e all’informazione che caratterizza il popolo con cui i missionari lavorano. Insieme ai filosofi da Alpignano abbiamo seguito il discorso di p. Quattrocchio dentro il museo dell’istituto. Siamo scesi poi alla biblioteca per conoscere l’intellettualità della nostra tradizione. E’ chiaro che questi missionari sono stati bravi particolarmente nel capire e mettere per iscritto diverse culture e costumi. P. Casiraghi ci ha condotti in un giro informativo alla sacra di San Michele che si trova vicino ad Avigliana sul monte, la cui storia risale a più di 10 secoli fa con i monaci benedettini che la dedicarono all’angelo Michele.

Nell’ultimo giorno siamo andati a vedere il duomo e la Sindone. Il volontario che ci spiegava la sindone ci ha detto di non lasciare che i nostri cuori vengano ingannati dai ragionamenti vani contro la sua autenticità. Subito al Santuario della Consolata, per concludere la settimana, abbiamo celebrato la messa animata da noi e presieduta da p. Cassiano che ci ha invitato a metterci ai piedi di Gesù come Maria si mette ai piedi della croce operando da maestro.

Riflessione

Facendo questo corso, siamo stati invitati da p. Tubaldo a ripensare il ruolo di padre Camisassa e Perlo nella storia dell’istituto e riconoscere il bene compiuto oltre la corrente che potrebbe esserci. E’ notevole l'ambiente semplice e spirituale in cui i santi piemontesi (Allamano, Savio, Bosco, Massaia, Cafasso) sono cresciuti e la collaborazione che hanno realizzato fra loro. Fanno riflettere le parole di suor Antonietta che diceva che il fondatore voleva missionari di preghiera e in gamba, e quelle di suor Anna Pia, di essere sacramentini ovunque e sempre. Si impara che nessuno può farsi santo senza gli altri ne’ fare missione senza spiritualità ben fondata oltre il senso di appartenenza al proprio istituto. Rimane una sfida a tutti noi giovani missionari a rendere testimonianza a queste esperienze.

Conclusione

Dovremmo dire che la meta di questa iniziativa è stata raggiunta. Non possiamo solo dire che abbiamo letto e sentito dire dagli altri ma anche noi abbiamo toccato con le mani e visto con gli occhi del cuore. Infatti, quello che abbiamo toccato con le mani anche noi possiamo comunicarlo con più certezze grazie a p. Gioda che si è speso in questa iniziativa come un servo. Un cordiale grazie a lui, alla comunità di casa madre, ai nostri formatori p. James e Cassiano, e a tutti i confratelli del secondo anno: Gabriel, Giuseppino, Joao, Ermanno, Alex, Benigno, e Chrispine. Suggeriamo che si porti avanti questo programma anche con gli altri giovani confratelli. La nostra speranza è che possiamo prendere come responsabilità personale l’approfondire e il vivere tutto quello che abbiamo imparato sulla tradizione e il carisma del nostro Istituto.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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