Alla nostra prima “annunciazione”, la chiamata alla vita, non siamo noi a rispondere, ma i nostri carissimi genitori. Non ringrazierò mai abbastanza papà Nazzareno e amma Maria per avermi nei disegni di Dio chiamato alla vita, per avermi voluto come loro quarto figlio (ben nove ne hanno portati al mondo!) e per avermi dato, con la figliolanza umana, anche la figliolanza divina in quello stesso giorno in cui nacqui, il 17 febbraio 1929, un giorno freddissimo, in cui anche le piante crepavano dal gelo. Pensavano che mi si sarebbe gelato il nasino “defeura del scufien”. Hanno detto al sacrita “de fa scaldà ben l'acqua” per l'immersione della mia testolina (come si fa nel Rito Ambrosiano) “per lava via tutt il pecca original...”. In quel tempo si voleva che i propri figli diventassero figli di Dio il più presto possibile, così che non rimanessero “pagani” nemmeno un giorno!
Papà e mamma furono non solo genitori, ma pure i miei primissimi maestri di fede, con la bontà del cuore, con la preghiera, con il rispetto degli altri, con l'onestà, pur nella povertà, non solo a parole, ma soprattutto con l'esempio ed il sacrificio... Quanto devo ad essi!
La seconda “annunciazione” è contraddistinta dalla presenza a Bellusco di un gran numero di sacerdoti, religiosi e suore, persone sante e dotte, che si sono susseguite negli anni e che, insieme ai nostri genitori, hanno avuto un ruolo importante sia nell'introdurre intere generazioni del paese nella vita cristiana, sia aiutando i giovani, con i dovuti orientamenti, a maturare la propria scelta vocazionale.
Avviene quella che chiamo una terza “annunciazione”, attraverso i Missionari della Consolata di Montevecchia. Dopo la morte di Don Spirito e la nomina di Don Giorgio a parroco, iniziarono a prestare servizio sacerdotale a Bellusco. Si riaccese così più forte in paese la fiamma missionaria.
L'inizio della realizzazione della mia vocazione, non solo al sacerdozio, ma pure alla vita religiosa e missionaria, mai pensata prima, avviene grazie a questi missionari, che convinsero i miei genitori a lasciarmi andare a studiare a Montevecchia, non chiedendo nessun obbligo finanziario (che non avrebbero potuto di certo sostenere!) ed al “Sì!” con cui trovai il coraggio (non so dove lo presi!) di rispondere al Signore! Fu un cammino lungo, lungo...
Non è stata una vita facile, anzi, è stata piena di avventura, disagi, pericoli, sacrifici, ma pure piena di tante consolazioni e realizzazioni, tutte rivolve alla promozione umana ed all'evangelizzazione di gente che, fino a pochi decenni fa, il mondo sembrava quasi aver dimenticato e lasciato da parte.
Per raggiunti limiti di età, ora, dopo aver consegnato la Chiesa che è nel Marsabit ad un altro Vescovo, pure lui missionario della Consolata, africano di nascita, e dopo aver vissuto le tante tappe che ho descritto come “piccole annunciazioni”, che si sono realizzate attraverso i tanti miei “Sì!” pronunciati con la forza dello Spirito Santo, per essere fedele alla vocazione che Iddio mi ha dato, sento il dovere di ringraziare tutti coloro che, strumenti nelle mani di Dio, sono diventati parte della storia della mia vita e benedico tutti nel Signore!
Termino questi ricordi e riflessioni dicendo sinceramente che, se dovessi rinascere ancora cento volte in questo bel mondo, nonostante il tanto brutto che vi esiste e nonostante tutti i miei difetti, carenze, mancanze, che spero Iddio mi perdonerà, sceglierei di rivivere cento volte ancora la vita che Lui, nella Sua bontà, mi ha concesso e mi ha aiutato a vivere questa prima volta.
Sia Egli benedetto, ringraziato ed adorato nei secoli dei secoli.
P. Ambrogio Ravasi è vescovo emerito della Diocesi di Marsabit, Kenya