La prima sede è stata un quartiere povero della città di Inchon, chiamato Man-sok-dong, dal quale dopo alcuni anni abbiamo dovuto sloggiare, perché il “progresso” – cioè la distruzione delle fragili casette esistenti per far posto alla costruzione di grandi complessi di appartamenti con conseguente cambio radicale del piano urbanistico della zona – arrivava. Dopo molte riflessioni e ricerche, la nuova sede della comunità fu trovata in un altro quartiere povero, di cosiddette “case di plastica”: Kuryong-maul, a Seoul. Però ancora una volta, dopo alcuni anni di presenza, un insieme di circostanze ci ha indotto a lasciare anche questo quartiere. Ne siamo usciti definitivamente l’anno scorso, e il pellegrinaggio alla ricerca di una nuova sede è ricominciato.
Finalmente l’abbiamo trovata, appunto nella città di Tong-du-chon. Abbiamo comprato una casa abbastanza ampia, a due piani, costruita vent’anni fa, e ci sembra un posto adatto per svolgervi l’attività di evangelizzazione dei poveri, che nella nostra riflessione di questi ultimi anni, ha assunto il volto concreto e particolare dei numerosi lavoratori stranieri che vengono a cercare lavoro e fortuna in Corea da molti paesi del sub-continente indiano, dalle Filippine, dalla Mongolia, e perfino dall’Africa e dall’America Latina. In questo momento, in Corea, sono proprio loro i più poveri dei poveri. A Tong-du-chon, la concentrazione di questi lavoratori stranieri è particolarmente intensa. Ce ne sono molti, e in mezzo a loro abbiamo quindi scelto di andare.
Naturalmente, la casa andava riadattata. E ci sono voluti diversi mesi di pazienti contatti e di lavoro per poter adesso disporre di una casa sobria, ma tirata a nuovo. In questo processo, abbiamo potuto constatare ancora una volta la grande generosità dei nostri amici coreani, che si sono fatti in quattro per aiutarci in tutti i modi.
E siamo così arrivati all’inaugurazione ufficiale della casa e della nuova comunità, il pomeriggio del 24 ottobre 2007.
Non abbiamo fatto cose “grandi”. Ci ha fatto piacere che a benedire la casa sia venuto il Vescovo di Ui-jong-bu in persona, Mons. Lee Han-taek Joseph (SJ). Ha rivolto poche, ma sentite parole a noi e alla cinquantina di amici, conoscenti, Suore, che erano accorsi per l’occasione. Il Vescovo, prima di essere insediato a Ui-jong-bu, era stato ausiliare di Seoul, ed aveva avuto occasione di visitare la nostra comunità quando essa stava ancora a Kuryong-maul. Mons. Joseph ha richiamato la sorpresa e lo “shock” ricevuti quando ha scoperto dove viveva la nostra comunità. E ha ricordato con piacere come i nostri missionari, tutti stranieri, gli hanno preparato per pranzo un ottimo piatto di cibo coreano. E la loro gioia, e la loro semplicità, e il loro spirito di famiglia… Insomma, il Vescovo ha avuto per noi parole di grande elogio (fin troppo!). Si è dichiarato contentissimo che i Missionari della Consolata abbiano scelto di venire nella sua Diocesi. Spera che il loro esempio, di semplicità, vicinanza alla gente, strutture semplici ed “aperte”, possano essere di esempio anche ai sacerdoti diocesani e a tutti. Non c’è bisogno di avere grandi strutture – concludeva il Vescovo – per annunciare il Vangelo! Quello che importa è l’accoglienza, lo stare con la gente, la semplicità e la fraternità.
Subito dopo la benedizione della casa, le nostre impareggiabili signore hanno tirato fuori quanto di buono avevano preparato e tutti ci siamo seduti a gruppetti, per fare festa, chiacchierare, scambiare notizie…
Così è cominciata la nuova avventura di quella che, nel nostro “gergo locale” abbiamo sempre chiamato “la terza comunità”. Ne fanno parte i PP. JuanPablo De los Rios, Jair Idrobo e Tamrat Defar (al momento in vacanza nella sua Etiopia). Offriranno la loro presenza e la loro opera per i lavoratori stranieri della zona, in stretta collaborazione con l’apposita struttura diocesana. E continueranno a guardarsi intorno, per scoprire sempre nuove povertà da amare, assumere e consolare, nella misura dei nostri poveri mezzi, ma con il cuore grande, accogliente e fraterno ricordato e auspicato dal Vescovo.