Ottavario dell’unità dei cristiani

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}C’è tristezza nella famiglia riunita attorno alla tavola allorché il pensiero corre a chi per lavoro, per malattia o ancor più per contrasti non è presente e non partecipa alla gioia comune. Ora pensate all’amarezza di Gesù nell’ultima cena, la cena dell’addio, mentre sta per essere tradito e il suo pensiero corre alle discordie future della sua Chiesa. È allora che la sua preghiera si fa accorata e rivolgendosi al Padre invoca: “Padre, ti prego, fa che siano tutti una sola cosa… così crederanno che tu mi hai mandato”. È in quelle ultime accorate parole di Gesù che trova la sua radice e motivazione il movimento ecumenico.

E l’enciclica sull’ecumenismo del 1995 inizierà proprio con la preghiera di Gesù: Ut unum sint, che siano una cosa sola… affinché il mondo creda.


E Paolo fa eco alla tristezza di Gesù: ho nel cuore una grande tristezza e un dolore incessante. Lo dice riguardo alla separazione del popolo ebreo ma lo sente anche riguardo alle divisioni che già avvengono nella Chiesa da lui fondata: “Fratelli, in nome di Gesù Cristo, nostro signore, vi chiedo mettetevi d’accordo. Cristo non può essere diviso”. Per questo raccomanda: “Pregate continuamente” (1Tes 5,17), tema su cui rifletteremo in questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.


Il pensiero dell’unità della Chiesa, affermava Paolo VI, ci incatena per la sua profondità teologica, ci tormenta per il suo volto storico sanguinante e sofferente come quello di Cristo.

E nel corso dei secoli, nella vessata storia della Chiesa, sono continuati i contrasti ideologici e sociali. Rivalità personali, interessi politici, nazionalismi esasperati hanno segnato profondamente il cammino della Chiesa e prodotto lacerazioni, separazioni, scismi, eresie. Sono messi in discussione Bibbia, sacramenti, gerarchia. L’epoca dei grandi contrasti inizia verso l’anno 1000 in Bulgaria. Sottili discussioni sullo Spirito santo e sulla posizione del Papa offrono una buona occasione all’imperatore dell’Oriente e al Patriarca di Costantinopoli per proclamare la propria autonomia staccandosi dalla sede papale di Roma. Nasce così il 16 luglio del 1054 nella chiesa si S. Sofia in Costantinopoli la Chiesa ortodossa che tuttora conta più di 170 milioni cristiani divisi in varie denominazioni. Nel 1519, nella disputa di Lipsia, Lutero getta le basi del movimento protestante che si dividerà in varie comunità in Europa, America, Asia, Africa. Oggi i protestanti sono circa 45° milioni. Un mercante di Lione di nome Paolo Valdo, rifugiatosi in Piemonte, dà inizio alla Chiesa valdese che conta circa 30.000 aderenti. Nel 1534 una oscura e tragica pagina di storia travolse la Chiesa inglese. Enrico VIII, deluso dalla richiesta di divorzio, incamera i beni ecclesiastici e proclama l’autonomia della Chiesa d’Inghilterra e se ne proclama capo assoluto. Nasce la Chiesa anglicana.

Dalle proposte di Leone XIII per un novenario nell’imminenza della Pentecoste per l’unità dei cristiani (con il Breve Provvida Matris e l’enciclica Divinum illud munus) si arrivò all’iniziativa degli episcopaliani P. Paul Wattson e Spencer Jones (ottavario del 1908) che avviarono un ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani, al quale aderì, un anno dopo, anche la Chiesa cattolica. Il 25 febbraio 1916, Benedetto XV con il Breve Ad perpetuam rei memoriam approvò ufficialmente l’ottavario, proponendolo a tutta la Chiesa cattolica.

Nell’ottavario del 1938, una giovane cagliaritana, Maria Sagheddu, fattasi monaca di clausura a Vitorchiano intuisce il valore e la forza di una preghiera che unisse tutti i cristiani delle varie Chiese, si sente ispirata ad offrire la propria vita. Aveva 21 anni e la sua offerta si concluse dopo un anno di malattia. Ed il buon Papa Giovanni XXIII dopo l’esperienza ventennale come delegato apostolico nella Chiesa ortodossa di Bulgaria, avvia i primi contatti con i rappresentanti di Mosca. Ma soprattutto inaugura il Concilio Vaticano II con queste parole profetiche e programmatiche: “Il Concilio vuole essere un meraviglioso spettacolo di unità, di verità, di carità che sarà per tutti un soave invito a cercare e raggiungere quell’unità per la quale Cristo rivolse al Padre una così ardente preghiera: Padre, che tutti siano una cosa sola”. Ed ecco ad Assisi lo storico incontro di Papa Giovanni Paolo II con tutti i capi delle varie religioni. Ecco l’incontro di Basilea diretto dal Cardinal Martini… e il cammino continua. Il cammino è lungo ma promettente, favorito anche dalla costituzione della casa comune europea ormai che sempre più aperta all’Est.

Anche l’articolo 78 delle nostre Costituzioni ci invita a vivere questo spirito ecumenico con parole forti: “Sentiamo l’urgenza di lavorare con spirito ecumenico e di sensibilizzare i fedeli alla preghiera per l’unità dei cristiani”.

Ed è nell’eucaristia che soprattutto si deve intensificare la nostra preghiera ecumenica. Quando su invito dell’unico signore ci raduniamo attorno all’unico tavolo, partecipiamo all’unico pane, noi siamo una cosa sola con Cristo e gli uni gli altri. Nutriti dal corpo di Cristo diventiamo sempre più un solo corpo per mezzo dello spirito santo. Impegnativa quindi l’iniziativa della riforma liturgica che tutti i giorni nel cuore della preghiera eucaristica ha voluto inserire quattro momenti in cui ricordare i nostri fratelli in Cristo. Il primo momento, il più efficace, è l’invocazione dello Spirito santo: Egli faccia di noi un solo corpo e un solo spirito. Il secondo momento è nel ricordo di tutti i fedeli: Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi. Il terzo momento è il più solenne: è la preghiera che precede lo scambio della pace e riporta le parole di Gesù: “Signore che hai detto: vi do la mia pace, dona alla tua chiesa unità e pace”. È una preghiera presidenziale, recitata, come rappresentante di Cristo, dal solo sacerdote a braccia allargate ed alta voce. Vi è ancora il momento dello spezzare il pane che vuol essere un gesto che richiama il desiderio dell’unità della Chiesa.

Concludiamo con l’invito di Giovanni Paolo II a guardare alla Madonna come Madre dell’unità, Madre dei dispersi figli di Dio. Già nel 1979 il Papa ad Efeso in Turchia, unitamente alla Chiesa ortodossa, affidava a Maria il proposito sincero e fermo per il cammino verso la piena unità. Nel 1981, ancora con gli ortodossi, invocava la Teotocos, la Madre di Dio, per la perfetta unità. Nel 1983, intervenendo nell’ottavario di preghiera affermava: “Non c’è cuore più ardente ed ecumenico di Maria. E l’anno seguente così spiegava: “L’unità appartiene specificamente all’ufficio della maternità spirituale della Madre di Cristo e nostra. Essa è quindi segno di consolazione e di speranza per la causa dell’unità”. Il 25 marzo del 1987 nella Redemptoris Mater affermava: “Perché dunque non guardare a lei tutti insieme come alla nostra Madre comune che prega per l’unità della famiglia di Dio?”.

Un ministro protestante, De Graf, stava visitando in Russia una chiesa ortodossa e si arrestò di fronte ad una icona della Vergine. Un’anziana signora gli domandò: Vi sono credenti nel vostro paese? Sì, rispose. Amate voi la Madonna?, continuò scettica la signora. La rispetto come un buon protestante, rispose ancora il teologo. Replicò la signora ortodossa: Pregherò affinché soprattutto l’amiate. “E da quel giorno - assicurava il ministro protestante – ho imparato ad amare la Vergine”.
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:50

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