Anniversario della fondazione dei nostri Istituti missionari

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Il nostro incontro comunitario di ieri è stato animato dalle riflessioni di Sr. Ana Ortiz, P. Lazzaro Tranquillo e Fr. Paolo Ferrari, in preparazione alla festa della fondazione. Ecco il testo dell’intervento fatto da Fr. Paolo.

Spero voi tutti mi abbiate già perdonata la presunzione che mi ha spinto ad accettare di parlarvi di ciò che mi richiama alla memoria la data odierna.

Sono conscio di avere niente da dirvi di nuovo anzi di correre il rischio di spiattellarvi cose trite e ritrite come novità del momento.

Chiedo pertanto scusa sin d’adesso se quanto sto dicendovi non sempre risulta in sintonia con il mio comportamento e così corro il rischio di smentire quanto affermo con le parole.

Ma voglio sperare non sia così perché sarebbe davvero grave se in una giornata come quella odierna vi venissi a sfornare un qualcosa di stantio che anziché servire a ricaricarci nello spirito che il Fondatore voleva ardesse nei nostri cuori venissi a porre delle remore al vostro slancio alla vostra generosità.


Non voglio approfittare della vostra bontà e vengo senza altri indugi a dirvi che la data odierna riveste per me sensazioni e ricordi che fanno vibrare il cuore di una intensità che mi richiama alla mente fatti, figure, istruzioni che fanno rivivere momenti di intensa vita interiore ed il bisogno di dire grazie al Signore per avermi messo in contatto con i figli dell’Allamano ed all’Allamano per aver corrisposto con tanta generosità alla chiamata del Signore ed alle ispirazioni della SS.ma Consolata spianandoci la via. E’ con una certa commozione che mi rammento l’entusiasmo, l’amore e l’insistenza con cui, al tempo della mia giovinezza, i padri in Casa Madre mi parlavano del Fondatore, del suo interessamento per ciascuno di loro in particolare, per l’amore paterno con il quale sapeva seguirli, incoraggiarli, ammonirli; era il “Rettore” e loro sentendolo vicino si sentivano sicuri; la riuscita non poteva mancare. Mi parlavano dei loro viaggi ed attività missionarie, della loro fuga dovuta allo scoppiare della guerra, della loro prigionia e così accendevano la mia fantasia, il desiderio di imitarli, di prepararmi a seguirli. Mi fornirono le due biografie di padre Sales sull’Allamano disponibili al tempo, mi fornirono pure i libri di animazione d’uso al momento.
 
Se la figura del sacerdote missionario era affascinante non era altrettanto per la figura del fratello. Stava separato, silenzioso, non era facile avvicinarlo, la sua figura era tutt’altro che avvincente; questo ritengo sia dovuto anche al momento storico in cui li ho incontrati: l’ultimo anno della seconda guerra mondiale e successivamente l incontro con gli aspiranti nel 1948.

Sono passati gli anni e con il passare del tempo ho allargato le mie conoscenze che mi hanno condotto a conoscere sempre più e sempre meglio la famiglia Consolatina. Ho conosciuto nel frattempo le suore che con la loro delicatezza ed attenzione quasi materna sapevano arricchire d’un tocco femminile l’ambiente e le attività. Importante per la famiglia Consolatina lo spirito di corpo, lo spirito di famiglia magistralmente illustrato dal Fondatore anche con esempi pratici al fine di spronare tutti e ciascuno a lavorare con zelo ardente all’installazione del regno di Dio dando ai popoli la possibilità di riconoscerci per il nostro operato e la nostra fede quali ministri di quel Dio invisibile che si rende visibile attraverso il servizio al quale ci ha chiamati e noi ci siamo donati.

{mosimage}La delicatezza, l’urbanità, lo spirito di sacrificio, la povertà, l’obbedienza, la richiesta dei permessi anche i minimi, tutti e sempre, sono punti base su cui si erge la parte umana della formazione del missionario della Consolata mentre la parte spirituale trova il suo alimento nell’Eucaristia, la santa Messa, alla luce sapienzale di quel libro che è la Croce. Se questi sono i punti di partenza su cui si basava l’Allamano mi viene da domandarmi per quale motivo oggi giorno troviamo difficoltà ad accettare di parlare per esempio di permessi quando era un aspetto importantissimo della formazione dell’Allamano nei confronti degli stessi sacerdoti?
 
Non intendo rubarvi altro tempo sia perché non giudico conveniente riversare su di voi quella che può essere giudicata una sensibilità personale sia perché è ora di ringraziare per l’attenzione e la pazienza usatemi.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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