“Eccomi!” Questo è stato l’essenza della professione perpetua, avvenuta il 19 aprile scorso, dei missionari della Consolata Oscar Medina (Colombia), William Mkalula (Tanzania), Marco Turra (Italia), George Omondi (Kenya) e Alexander Ashivaka (Kenya), che è stata celebrata nella parrocchia del Santo Crocifisso.
C’era tanta gente da diverse parti del mondo per essere veri testimoni di quest’occasione in cui tutti avevano un compito da svolgere. C’erano più di cinque congregazioni di suore e preti, le suore della Consolata, amici dall’Italia e dall’estero: tutto il mondo era dentro quella chiesa!
All’inizio tutti erano silenziosi e attenti a seguire e accompagnare nella preghiera i cinque nel loro si definitivo già raggiunto ma anche iniziato.
Nell’omelia, Padre Gioda, superiore regionale ha detto che nella prima comunità cristiana ad Antiochia e Gerusalemme avevano delle difficoltà tra di loro, ed emerse il bisogno di sette diaconi (At 6,1-7); per noi sono stati 5 quelli scelti a venir incontro alle difficoltà riscontrate dall’umanità di oggi. Sono scelti come gli altri ma più specialmente per mezzo di madre Consolata ad annunciare Gesù per sempre e dappertutto; ma questo non è facile senza l’aiuto dello Spirito Santo che ravviva la loro fede, e quindi ne avranno bisogno ad infinitum. Pertanto, rivolgendosi ai fedeli presenti, ha chiesto che pregassero per loro perché lo Spirito Santo di cui hanno bisogno non li abbandoni mai. Nel vangelo (Gv 14,1-12), Tommaso e Filippo erano turbati nel loro cuore ma Gesù li ha assicurati che è lui La via. La stessa realtà si sente oggi, non solo nei giovani , e l’unica risposta è quella data ai due discepoli, “sono io la via..” ,anche nei momenti più difficili. Il missionario non porta la tecnica ma l’amore di Gesù crocefisso all’umanità con umiltà, come ha fatto lui, per cui se i fratelli sono aggrappati a Cristo saranno con lui, soffriranno con lui, daranno la vita come lui ma trionferanno come lui. È per questo che la nostra vita come cristiani è fondata sulla pietra angolare senza di cui la vita crolla (1Pt 2,4-9). Facendo i voti perpetui, sono chiamati alla fedeltà non solo a Dio ma anche all’Istituto che enfatizza il camminare insieme (vita comunitaria) nonostante la diversità perche è in Cristo che siamo uniti per la sua missione. La vita fraterna, diceva padre Gioda, testimonierà a quell’amore di Trinità per cui si sono dati per annunziare in tutto il mondo. Come il fondatore, dovranno accostarsi a Maria Consolata che li accompagnerà.
Ringraziando tutti, George ha riconosciuto l’appoggio che hanno avuto sempre dai genitori, parenti, formatori, Istituto, dal parroco del Crocifisso, dai fratelli durante la formazione teologica e da tutti gli amici e ha promesso la loro preghiera per tutti quanti. La gente è stata commossa quando ha riconosciuto padre Pino (parroco) come ‘buon pastore’, e gli applausi dei fedeli mi pare l’abbiano confermato.
Dopo la messa, il superiore di Bravetta (casa teologicum), P. James, ha invitato tutti alla festa, dove abbiamo mangiato, ballato, chiacchierato e condiviso bei momenti insieme agli amici, parenti e vicini di casa.
Venendo alla fine di quest’occasione, eravamo gioiosi, contenti ma anche consapevoli che i cinque hanno una sfida davanti che li richiama alla fedeltà e perseveranza, e da noi richiedono un appoggio di preghiera e vicinanza. Noi da Bravetta, ci complimentiamo con i professi, l’istituto e la chiesa locale, con tutti quelli hanno partecipato e con tutti gli amici di buona volontà. Tanti auguri fratelli, che Gesù rimanga per voi la via, la verità e la vita!