Kenya: Le autorità religiose chiedono al governo di dialogare con i Mungiki

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}La setta dei Mungiki è rimasta relativamente calma durante tutto il processo elettorale e non partecipando alle terribili atrocità del dopo elezioni, incluse le evacuazioni di interi villaggi in campi di rifugiati. Forse le azioni punitive della polizia dell’anno scorso prima delle elezioni, avevano ridotto la loro capacità di attacco e di rivincita. Durante i mesi precedenti le elezioni e subito dopo, si sono ricomposti, hanno fortificato la loro capacità di attacco, e soprattutto si sono divisi in diversi gruppi con un capo per ogni gruppo e uno per tutta la setta. I gruppi sono divisi secondo l’orientazione che assumono: ci sono gruppi che vogliono continuare la lotta contro i ricchi e i politicanti; altri che vogliono perseguire i loro scopi con mezzi meno drastici; altri, infine, che vogliono ritornare all’origine della setta, che era quello di riportare la vita del Kenya nelle tradizioni migliori dei diversi gruppi etnici.

In questo modo si sono preparati per eventuali scontri con la polizia, ed anche con altri gruppi all’interno della setta stessa, e con altri che stanno diffondendosi nel Kenya. Il capo supremo della setta, Maina Nyega fu imprigionato dalla polizia per possesso di armi e di droga. Sua moglie fu assassinata barbaramente da un gruppo di Mungiki che volevano prevalere nella lotta per la supremazia interna. Da quel giorno iniziò l’offensiva dei Mungiki, che in pochi giorni uccisero senza compassione, distrussero case e piccole fattorie e negozi, e saccheggiarono tutto quello che potevano. In un baleno, si sviluppò un panico forte fra la gente, grande sorpresa fra la polizia e i militari, e paura fra il popolino che si sentiva non protetto


Cosa fare? Il giorno della formazione del nuovo Governo, il Primo Ministro Raila Odinga disse che il nuovo governo era disposto a dialogare con i rappresentanti dei Mungiki. Il capo della setta, dalla sua prigione di Naivasha, inviò un messaggio alla setta, chiedendo di accettare il dialogo con il governo per raggiungere un accordo pacifico. Immediatamente il furore dei Mungiki si calmò, le uccisioni furono quasi del tutto sospese, e tutti aspettavano l’inizio del dialogo. Ma il Sig. Raila dovette andare all’estero per motivi di salute, e la macchina della pace sembrò fermarsi. Anzi la situazione sembrò degenerare quando fu ritrovato il cadavere di un leader dei Mungiki, Joseph Kariuki, scomparso il 10 Febbraio, e poi seppellito nel cimitero di Githinga nel Distretto di Kiambu Est. I leaders delle diverse religioni compresero che se quel tenue filo che teneva sospesa la pace, si fosse rotto, tutto sarebbe ritornato come prima, e peggio di prima,

Il Cardinale di Nairobi John Njue e il suo Ausiliare, Bishop David Kamau, si consultarono con i Vescovi di altre dominazioni per un raduno d’emergenza. Il raduno fu aperto nella Cattedrale Cattolica della Sacra Famiglia. Oltre ai due Vescovi Cattolici, parteciparono anche i Vescovi della Chiesa Anglicana, e Presbiteriana. Alla fine del raduno, emisero un comunicato congiunto, firmato dal Cardinale, il suo Ausiliare, dal Rev. Simon Githingi Moderatore della Chiesa Presbiteriana, e il segretario della medesima Rev. Samuel Muriguh. Il Rev.Gideon Githiga , Vescovo di Thika e Timothy Ranjy della diocesi del Sud del Kenya per ACK.

In questo documento, I Vescovi hanno messo in evidenza che una buona parte dei Mungiki sono giovani pieni di energia, molti sono anche educati, ma non hanno un lavoro e vivono nella povertà più assoluta. I politicanti li usano per i loro scopi, specialmente durante le elezioni, ma poi li abbandonano al loro destino, senza più curarsi di loro. Col dialogo potrebbero presentare al governo la loro situazione, e il governo potrebbe chiedere il rispetto della legge e una convivenza pacifica, offrendo il più possibile aiuto perché possano avere un lavoro anche umile, ma che conceda loro di vivere. I Vescovi continuano dicendo che i Mungiki non possono essere sradicati con la forza, perché sono troppo radicati nella cultura e società, che non si combattono con la violenza, ma con il dialogo e la convinzione. Ora è il momento privilegiato per un’azione governativa, perché la setta non è più compatta, con un leader solo, ma si è frammentata. E mentre alcuni vogliono continuare col metodo passato, come descritto in questo sito l’anno scorso, altri sono aperti al dialogo, alla comprensione e al cambiamento.

Ora il Primo ministro è ritornato in Kenya, e quindi il governo può prendere in considerazione la proposta dei Vescovi, e iniziare il dialogo con quei membri della setta che sono aperti ad esso, e cercare una via di riconciliazione con la società, la legge, e i costumi più comuni alla maggioranza della gente.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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