Sudafrica: 20.000 kenyani in “stato di allarme”

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}I Sudafricani, che per anni hanno lottato per la libertà da un regime straniero, stanno diventando intransigenti e belligeranti contro altri africani, la cui maggioranza si è sistemata con pieno diritto in quell’enorme paese per lavorare e mantenersi in vita. Sono già un paio di settimane che, specialmente nella grande metropoli di Johannesburgh, gruppi di giovanastri ed anche di uomini maturi, stanno perseguitando gli stranieri, battendoli con manganelli o lunghe aste, con bastoni appuntiti, distruggendo le loro proprietà e case, rubando tutto ciò che trovano nei loro negozi e officine, portando via i loro strumenti di lavoro ed anche uccidendone alcuni.

Nei primi due giorni di questa violenza, ben 25 persone sono state uccise, alcune anzi trucidate; i feriti sono stati centinaia e dovunque nella città, ma specialmente nel quartiere di Germistone, popolato principalmente da africani di altre nazioni, regna il terrore e la paura di morire.


In Sudafrica ci sono circa 20.000 Kenyani: 3.000 a Johannesburg, più di 1,000 in Pretoria, la capitale, mentre gli altri sono sparsi a Cape Town e nelle townships (specie di slums) sparsi attorno alle grandi città. Sono molto dediti al loro lavoro, hanno fatto fortuna con la loro laboriosità e intraprendenza, e con la loro serietà di vita. Molti sono invidiati dai sudafricani per questo progresso così rapido e il loro successo. Gli stranieri più numerosi in Sudafrica, e forse anche con una maggioranza di illegali, provengono dallo Zimbabwe. Si pensa che ci siano più di tre milioni di persone di quel paese, che sono fuggiti per evitare la persecuzione e la dittatura del Presidente Mugabe, che pochi mesi fa ha perso le elezioni e si rifiuta di lasciare il suo ruolo al vincitore. Nessuno dei Keniani è stato ucciso, ma molti sono stati battuti, le loro proprietà distrutte, i loro beni rubati e sembra che siano diventati le vittime preferite dei giovani sudafricani.

Un gruppo armato ha abbattuto la porta della casa di una donna Kenyana di nome Anne Njogu, che vive a Johannesburgh con la madre, un bambino di cinque anni e tre altre donne, e rubato tutto ciò che si poteva portare via. Le donne riferirono il caso alla polizia che le consigliarono di vivere con altri connazionali amici, e non ritornare nella loro casa. Un’altra Keniana di nome Pauline Njeri, che gestiva un negozio di telefoni cellulari, fu assalita e derubata di tutti i telefonini. Due uomini che lavoravano nel loro garage furono minacciati di morte se non se ne fossero andati. Un buon numero di Keniani vivono nel quartiere di Germistone e vendono le statuine ed altri oggetti di ebano. Vivono nel timore di una violenta azione di gruppi armati che possano rubare tutto e mettere in pericolo anche la loro vita. L’ambasciatore del Kenya a Pretoria, Tom Amolo, è andato di persona a visitare questi Kenyani già violentati dalle bande armate, e quelli che vivono a Germistone, ed ha parlato con loro e assieme hanno considerato il da farsi. Ha informato la polizia delle condizioni dei suoi connazionali, e la polizia ha promesso una speciale protezione. Le ultime notizie, arrivate tramite telefoni cellulari di kenyany in Sudafrica ai loro parenti, fanno rilevare che i Keniani sono proprio nel mirino di queste bande e tanti casi di violenza e furto sono una realtà giornaliera che non viene svelata neppure dalla stampa, dai consolati e dalle ambasciate.

Quali sono le ragioni per una simile xenofobia, messa in atto da gente dello stesso colore, dello stesso ceppo culturale, che fino a pochi anni fa ha sperimentato tutta la brutalità di un governo xenofobo? Normalmente le ragioni vengono ridotte alle seguenti:

1. Questi forestieri sono qui illegalmente e tutte le loro attività sono illegali.

2. Essi s’impossessano dei lavori più umili (che possono essere il lavoro in miniera per gli uomini e nelle cucine per le donne), oppure i lavori più redditizi, come commercianti, membri di aziende, coloni, sottraendo questi lavori ai giovani locali.

3. La loro vita morale è talmente corrotta che spargono ovunque costumi depravati, usanze immorali, che aumentano la decadenza della moralità e dei valori sociali, religiosi ed africani.

I forestieri rispondono che queste asserzioni possono contenere una piccola parte di verità, ma la maggioranza di essi non si sentono identificati da queste categorie. Anzi è vero il contrario:

1. La maggioranza entra nel paese con i dovuti permessi, e sono cittadini che obbediscono alle leggi e si comportano decentemente.

2. I sudafricani non vogliono accettare i lavori umili, perché pensano che li degradino e umilino, e non sono capaci di accettare la sfida di lavori che richiedono preparazione, creatività, dedicazione, perché costano troppo sacrificio.

3. È vero che un certo numero di forestieri non si comportano bene, non obbediscono alle regole del paese, sono spacciatori di droghe e sono coinvolti in affari poco puliti, ma la grande maggioranza fa onore allo stato e alla popolazione locale, partecipa alla vita del paese, coopera al suo progresso economico-sociale, e rende il Sudafrica un paese pluriculturale, e con l’aiuto di questi forestieri, potrebbe diventare il paese all’avanguardia del continente africano.
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:45
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