Kenya: sogno o possibile realtà?

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Di tanto in tanto gli studenti con cui vivo mi sentono cantare canzoni italiane della mia fanciullezza o giovinezza e mi chiedono il significato delle parole e della canzone. Quella che canto sovente è “Sole che sorgi” e quando arrivo alla fine ci metto tutta la forza dei miei polmoni: “Tu non vedrai nessuna cosa al mondo, maggior di Roma, maggior di Roma!” E quando traduco le parole, gli studenti dicono: “Ma che superbi che siete, voi italiani!” Dopo aver ascoltato la presentazione di Mutula Kilonzo, ministro del “Nairobi Metropolitan Development” (Ministro per lo Sviluppo metropolitano di Nairobi), d’ora in poi canterò: “Tu non vedrai nessuna cosa al mondo, maggior di Nairobi, maggior di Nairobi! ”. E giù che ci faremo una risata, ma di quelle che fanno tremare i vetri.

Perché in fondo non si tratta di superbia, di esclusione, di rivalità, ma dell’insito desiderio che risiede nel cuore di ogni cittadino di poter guardare alla capitale del proprio paese e poter cantare la stessa canzone, cambiando il nome Roma, con quello della capitale di ogni nazione.


Mutula dice che oggi Nairobi è una grande città di circa 4 milioni di persone di cui la metà vive negli slums (bidonville), e l’altra metà in case di pietra o di mattoni che vanno dal decente al sontuoso. Il tutto costruito su un territorio relativamente piccolo di circa 684 Kmq, per cui la densità della popolazione è altissima (è la città più popolata dell’Est Africa, e la quarta città più grande dell’Africa. Il viaggiare è impossibile nelle ore di punta, e sempre difficile nelle ore ordinarie; la ricchezza dei pochi incornicia la povertà delle masse. Tutti gli uffici governativi sono ammassati nella città, le multinazionali hanno i loro centri nella città mentre i loro insediamenti produttivi sono nella zona industriale, sulla strada che collega all’aeroporto. Il porto di Mombasa serve quegli stati che non hanno sfogo sull’Oceano, e quindi tutti i camions che trasportano la merce in questi stati, passano attraverso Nairobi.

“Questo non può continuare”, afferma il ministro. “Nairobi deve essere cambiata da Città, a Metropoli, da città industriale, economica, sociale, politica, a città puramente politica e turistica, smembrando tutte le altre mansioni alle cittadine vicine che diventeranno come sussidiarie alla Capitale. Nairobi è il cuore di questa nazione. Ogni ufficio del governo nazionale è a Nairobi. Se noi siamo capaci di trasformare questa città, tutto il resto della nazione ne avrà vantaggio”.

A chi gli fa notare che questo nuovo Ministero non è necessario, che è molto costoso, che replica il lavoro dei Governi locali, che è una chimera, che è una creatura politica per dar lavoro a chi ha sostenuto nelle elezioni uno dei tre grandi partiti, egli risponde: “Il mio ministero non è un ‘political token’ (un favore politico), ma il riprendere un discorso e il sogno di 35 anni fa quando un gruppo di esperti presentò la proposta “Nairobi Metropolitan Growth 19732”, di trasformare Nairobi in una città metropolitana, pulita ed economica, in modo da attrarre i turisti, lasciando tutto il resto alle cittadine vicine. Il ministro ha detto che questa proposta “non fu accolta da Nairobi, che è quindi rimasta indietro nel suo sviluppo, ma fu accettata da altre città come Kuala Lampur in Malasya, Islamabad in Pakistan, e Bogotà in Colombia, che sono oggi molto più avanzate e dinamiche della nostra capitale”.

Alla domanda dei giornalisti che cosa si deve fare, il ministro risponde con le seguenti fide:

1. Incorporare le cittadine vicine a Nairobi, (Karen, Limuru, Athi River, Thika, Kabete, ecc) in modo che veramente diventi una metropoli, espanda i suoi polmoni e le sue capacità.

2. Migliorare le strade, che allo stato attuale sono tutte asfaltate ma molto precarie, in modo che il trasporto fra Nairobi e queste cittadine sussidiarie sia più veloce e il centro di Nairobi meno ingolfato.

3. Migliorare il sistema ferroviario attraverso il suo sviluppo, per dare la possibilità di ampliare il trasporto pubblico e diminuire quello privato.

4. Spostare fuori Nairobi, in queste città vicine, molte fabbriche, molto lavoro economico, in modo che i lavoratori sgombrino gli slums che circondano Nairobi, e trovino una residenza decente e un lavoro sicuro fuori della capitale.

5. Problemi immediati che agevoleranno il processo sono la pulizia della città, servizi che portino via la spazzatura e i rifiuti, la costruzione di case dove ci sono gli slums e la sicurezza della gente e dei turisti.

6. Per essere più veloci in questa impresa erculea, c’è necessità di lavorare assieme ad altri Ministeri come quello delle Strade, delle Case, dell’Acqua, dell’Energia, della Pianificazione e Sviluppo Nazionale, e con Associazioni che si interessano dello sviluppo, e della pianificazione.

7. Alla domanda: quanto potrebbe costare il mettere in moto questo progetto nelle sue linee fondanti, il Ministro risponde: 39 miliardi di scellini. E da dove arriveranno questi fondi? Matua dice che il governo del Kenya deve essere il primo contributore, ed invece di spendere ogni anno 39 miliardi solo per agevolare il traffico intenso, mantenere appena decenti le strade, ecc. costruisca nuove strade, ferrovie, e favorisca il lavoro di tutti i suoi ministeri insieme al mio. Poi ci sono i donatori sia di altre nazioni, che di multinazionali, corporazioni, ecc.

Richiesto di racchiudere in una sentenza chiara ciò che vorrebbe raggiungere, Mutula termina dicendo: “ Nel lungo andare, il mio sogno è di fare di Nairobi la New York, o la Londra dell’Africa”.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29
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