Finchè Egli parlava in maniera “politically correct” o “Theologically correct,” mettendo al centro Israele, tutti lo ammiravano, ma non appena ha introdotto qualcosa si nuovo, di radicale: la apertura della salvezza a tutti, simboleggiata dalla vedova di Zarepta di Sidone e da Naman il Siro, gli si sono rivoltati contro, tanto che lo volevano buttare giù da un burrone! Non accade forse anche a noi, a volte, di conformarci per essere accettati e di non avere il coraggio di rischiare una parola nuova? Questo incontro dovrebbe aiutarci a pensare la formazione oggi, in modo da non ripetere modelli obsoleti, ma ad osare qualche risposta e qualche strada ancora inesplorata.
Ci siamo, poi, confrontati:
2.sul come distribuire i candidati per favorire comunità formative significative;
3.sul tema delle destinazioni al Noviziato e ai Seminari Teologici. Sono stati presentati suggerimenti anche in vista di una destinazione al termine della formazione di base.
Nel pomeriggio, P. Rovelli e P. Pozzoli hanno presentato il rapporto tra Formazione e AMV (Animazione Missionaria Vocazionale), GPIC (Giustizia e Pace e d Integrità del Creato) e i Mass Media.
Dagli incontri di gruppo e dalla assemblea generale sono emerse indicazioni pratiche che potranno essere attuate a livelli e modi diversi secondo le particolari situazioni di ciascuna comunità.
{mosimage}Martedi 2 Settembre
Alle 7.00 del mattino eravamo tutti sul prato verdeggiante, di fronte alla cappella. P. Pendawazima, che presiedeva la messa, ha chiesto a Dio di liberarci dal male che c’è nel mondo e che alcuni uomini, alcune istituzioni, alcune multinazionali perpetrano. Con l’acqua ha benedetto noi presenti e il creato secondo lo stile Keniano, poi, cantando, siamo entrati in chiesa. La bella celebrazione era stata preparata da P. Antonio Bellagamba: l’atto di riconciliazione e la preghiera eucaristica attingevano dai riti di molte tribù del Kenya. Alla fine della messa p. Pendawazima ci ha illustrato uno dei più noti proverbi Kiswahili «Haraka haraka haina baraka. Pole pole ndio mwendo. Chelewa chelewa utapata mwana si wako» che tradotto un po’ liberamente suona così: «chi corre e va sempre di fretta non trova benedizione, piano piano si fa centro nei propri obiettivi, ma ad andar troppo lento rischi che il bambino che c’è non sia tuo. Con calma con tranquillità si fanno grandi cose. Lì dietro c’è tutta una filosofia.
Oggi ci siamo offerti la possibilità di conoscere le strutture e la vita delle nostre comunità di formazione. La tecnologia è venuta in nostro aiuto permettendoci di utilizzare presentazioni “power-point”.
Nel pomeriggio abbiamo fatto la valutazione dell’ Anno di Servizio, ormai in atto da due anni.
Se ne è riconosciuta la validità sia da parte dei candidati che delle comunità che li hanno accolti.
Per migliorare l’efficacia di questa esperienza sono state presentate alcune proposte che approfondiremo domani.
Già da qualche giorno godiamo anche della presenza del Vice Superiore Generale P. Camerlengo. E’ una ricchezza per i suoi interventi puntuali e chiari. A lui il nostro ringraziamento.