Però, qualcosa posso fare. Celebrare una bella eucaristia ringraziando il Signore. E poi, raccontare la gioia incontenibile che si prova, a colui che si lascia essere strumento nelle mani di Dio, il prete missionario.
3. Mecanhelas, la terra che mi ha visto nascere…
Qual è la città più bella del mondo? Meglio, qual è il posto più bello del mondo? Risposta, la dove sei nato. Risposta esatta.
Mecanhelas, è bello, non solo perché là sono nato, ma perché vi si trovano persone che vivono pacificamente. I macua che convivono con i chichewa, e vice versa. Agricoltori, e pescatori rispettivamente.
Paesaggio naturale e quello trasformato dall’uomo rendono Mecanhelas sui generis. Due laghi naturali, Chiuta e chirrua, lunghi più di 30 km sono una meraviglia. Diciamo la verità: essi sono la maggiore ricchezza di Mecanhelas. Mecanhelas “esporta” i diversi tipi di pesci dei due laghi per le diverse province.
Cantano “os babelicos”, una band di Mecanhelas, che Mecanhelas è una terra linda, “wattha mikopo, atxambo, mathemba,” traduzione literale, è piena di pesce mikopo, atxambo, mathemba. …Vale la pena vedere Mecanhelas non solo per credere, ma per arricchire la propria esistenza .
(La band “babelicos” sulla sponda del fiume Muguiridza…)
{mosimage}4. Santuario Nossa Senhora de Fatima...
Niente viene dal nulla. La mia fede la devo al contesto dei miei genitori. Grazie papa Jonas Bernardo Kalima e mamma Rosangela Gabriel. Ma la mia fede devo anche il contesto parrocchiale. Qui è nato il desiderio di essere missionario. Qui ho iniziato i primi passi. Qui ho visto i missionari e le missionarie della consolata. Una volta un bambino mi ha chiesto: perché hai scelto di essere missionario? Ed io rispose: perché ho visto i missionari e le missionarie della consolata felici.
5. Sudafrica, destinazione/missione…
Il giorno 02.01.2004 ci siamo dati appuntamento con Carlos Domingos, missionario della Consolata, di trovarci a Lomahasha, in Swazilandia. Io sono partito da Maputo, in Mozambico, e lui veniva dal Sudafrica, e cosi ci siamo trovati a Lomahasha. E così è stato…ci siamo avviati verso Damesfontein, la missione che mi aspettava. Mi ricordo di questo bello viaggio in mezzo alla foresta, anzi grande coltivazione di pini ed eucaliptus che non finiva…Carlos mi diceva che da quelle parte c’erano tante foreste appartenenti a “sappi”, “mondi”. Dalle foreste si otteneva il legno per la costruzione civile, o per fare la carta…abbiamo parlato molto. Io che domandavo a lui come era la missione in Sudafrica, e lui che di esperienze ne aveva mi rispondeva volentieri. Il fatto sta che verso le 4.30, dopo un viaggio durato quasi 4 ore siamo arrivati a Damesfontein, e ad aspettarci c’era P. Ettore Viada.
Non mi dimentico di quello anziano, baba Phiri, che mi disse…QUI TROVERAI LA STESSA COSA.
I primi giorno a Damesfontein sono stati belli. Il Signore mi ha fatto trovare persone nuove. Il Signore mi ha fatto imparare lingua nuova. Il Signore mi ha fatto apprezzare cultura nuova. Insomma.
Un giorno ho trovato un anziano. Come sempre, il dialogo inizia nella semplicità e qualche volta con cose banali, e poi si entra in profondità e si raccontano esperienze profonde. Mi ricordo che abbiamo iniziato parlando dell’orto (ingadi, in zulu)… Perché ti piace lavorare nell’orto? cosa cresce nell’orto da voi? …e cosi via domandava l’anziano.
Ad un certo punto mi ha domandato: sei tu un missionario? Si lo sono, ho risposto. Da quel momento l’anziano mi ha raccontato questo fatto: “un missionario arriva per la prima volta in una missione. Trova un anziano e gli domandò: com’è la gente che vive qui? Gli chiese il missionario.
-come sono le persone nel luogo da dove vieni?-domandò l’anziano.
-un gruppo di egoisti e di malvagi, replicò il giovane missionario.
-qui troverai la stessa cosa-aggiunse l’anziano. Il missionario se ne andò.
Venne un altro missionario e fece la stessa domanda all’anziano.
-che tipo di persone vivono in questo luogo? Gli chiese.
-come sono le persone nel luogo da dove vieni? Rispose l’anziano.
-gente magnifica, onesta, amichevole, ospitale. Mi spiace tanto averli lasciati- continuo il missionario.
-qui troverai la stessa cosa – rispose l’anziano.”
Morale del racconto: ciascuno porta nel suo cuore l’ambiente in cui vive. Se hai un atteggiamento positivo, lo porterai con te e troverai ovunque la vera ricchezza della vita. QUI TROVERAI LA STESSA COSA.
Ho ringraziato quell’anziano. Alla distanza di cinque anni dall’ordinazione, ovunque sono andato, qualunque persona abbia trovato, ho sempre costatato la verità di questo fatto.
6. La comunità…
Eventi che il Signore mi ha fatti celebrare…Persone che il Signore mi ha fatto trovare.
La comunità, come definisce qualcuno, luogo di perdono e di festa, ed io aggiungo, è conditio sine qua non per i primi passi nel sacerdozio. La comunità, dei missionari della consolata, ossia i confratelli, ha giocato un ruolo importante. Essa è stata “iniziatrice”, nel mio ministero. Pianificare insieme, agire come tutt’uno nel terreno, per poi valutare insieme è ciò che rendeva credibile il mio essere e fare. Essere arrivato a dire che non c’è il mio successo, ma il nostro successo. Non c’è il mio fallimento, ma il nostro fallimento. Un riconoscimento detto dalla gente non ad un singolare missionario, ma ai missionari…che bello. Anche per questo, dico Grazie. I primi passi del sacerdozio è importante la comunità, e confratelli. Voi mi avete aiutato.
7. Phumulani, un giovane zulu, impegnato nella missione di Osizweni, e che mi ha aiutato moltissimo ad inserirmi nel complesso e ricco contesto della missione di Osizweni, ha scritto una cartolina con queste parole:
“I miei migliori auguri
Ti auguro che oggi tu abbia
Abbastanza felicità per mantenerti dolce,
abbastanza problemi per mantenerti forte,
abbastanza sofferenze per mantenerti umano,
abbastanza insuccessi per mantenerti umile,
abbastanza successi per mantenerti attento,
abbastanza amici per ricevere consolazione,
abbastanza fortuna per coprire le tue necessità,
abbastanza entusiasmo per guardare avanti,
abbastanza fede per scacciare le depressioni,
abbastanza determinazione per far sì che…
OGGI sia migliore di IERI!”
Grazie phumulani, anzi, per dire nella tua bella lingua zulu, ngiyabonga kahulu mfowethu.
8. Per concludere…
Questo che dico è vero: Mi sono reso conto che pochissimi giorni mancavano all’anniversario dell’ordinazione. Cosa fare? Come esprimere gratitudine? Mi sono chiesto. Allora, mi sono detto: il missionario è un raccontatore di Dio. Anzi, racconta Dio che ha toccato la sua vita tramite le persone, eventi, ma anche difficoltà…allora ho deciso di raccontare. Guai se il missionario non avesse niente per raccontare. Ecco queste pagine, come dico, messe assieme all’ultimo momento, pochissimi giorni prima del 7 settembre…Certo, troverai tante mancanze, assenze d’ordine logica. Non fermarti negli errori che troverai in queste pagine, che sicuramente gli troverai, ma ti chiedo una cosa: dì una Ave Maria per me. Facendo così, stai celebrando con me questo evento.
Qualcuno, dirà: ma non hai raccontato della tua esperienza nella formazione, a Bravetta. Sì, hai ragione, consapevolmente lascio per la prossima…
Concludo con…
Una delle belle preghiere che ho trovato in questi 5 anni del mio sacerdozio dice così:
“ Accogli Signore i nostri doni,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà e la tua grandezza.
Noi ti offriamo le cose,
che tu stesso ci hai dato,
e tu in cambio donaci Te stesso”….
Così sia.