27 settembre
Arriviamo a Bevera in mattinata, ci accolgono i nostri manifesti e le bandiere della pace: noi abbiamo appena letto sul Corriere della Sera della polemica di Verona e ci spunta un sorriso a metà tra il dolce e l'amaro. La mattina è abbastanza libera, a dispetto del fitto programma che ci attende nel pomeriggio. Sfruttiamo al massimo il tempo, con una condivisione estemporanea per mettere sul tavolo le prime riflessioni da carovanieri.
Il pomeriggio, come preannunciato, è fitto di testimonianze. Dopo il video del gruppo “Miral”, un movimento di donne immigrate che si ritrovano per attività di integrazione e culturali promosse dall’associazione Namaste di bevera, è la volta della presentazione del progetto “Yakaar”, sostenuto dall’associazione Karibuny di Bevera: si tratta di un progetto di cooperazione Italia-Senegal che porta avanti la produzione di vestiti 'equi' in Senegal, mentre Karibuny è l’associaizone che gestisce una bottega del commercio equo, presente all'interno della casa dei missionari della Consolata di Bevera.
L’evento atteso, in seguito, è stato l'incontro con il presidente della Provincia di Lecco, Dott. Virginio Brivio, e con l’Assessore provinciale Agostani. Abbiamo ascoltato le politiche attuate sul territorio lecchese rispetto al tema dell'immigrazione e possiamo dire che siamo rimasti soddisfatti da quella che poi si è trasformata in chiacchierata, con anche l'assessore ai servizi sociali. Anche se spesso gli interventi della Provincia vengono bloccati o vincolati dalla legislazione regionale e nazionale, i punti da cui si parte sono quelli di un'integrazione e soprattutto di un'accoglienza dei migranti, presenti anche in sala.
In seguito, l’incontro con una famiglia di laici che ci ha parlato della loro esperienza nell’adozione internazionale.
Alla sera, improvvisata, una riunione del coordinamento dei GAS (Gruppo d'Acquisto Solidale) di Bevera, aperta dalla visione di un filmato sulle condizioni dei lavoratori di cotone in India. Allucinante.
28 settembre
Secondo giorno a Bevera. Iniziamo con il momento di spiritualità, dove la Parola di Dio ci richiama alle scelte da fare: sì per il Regno oppure no per scelte di comodo. In linea con queste provocazioni abbiamo ascoltato testimonianze significative.
La prima è di Michele e Anna, che si occupano di immigrati lavorando in un'agenzia di collocamento e nell'Associazione Namaste che si occupa di integrazione e accoglienza sul territorio, con l'aiuto dei Missionari della Consolata. Hanno sottolineato come oggi sia difficile l'integrazione dei migranti nel mondo del lavoro soprattutto perché ci sono ancora forti pregiudizi. Non nascondono che sia il problema culturale come anche le differenze religiose a volte sono un ostacolo alla piena integrazione. Ma è pur vero che spesso, le aziende italiane, si muovono più sull'onda emotiva (se un albanese mi ha dato problemi, vuol dire che tutti gli albanesi lo faranno.) per valutare poi le competenze lavorative degli stranieri.
Ci sono molte esperienze positive, di successi e di integrazioni felici. Ma ancora una volta appare evidente che non siamo ancora pronti per una piena e reale integrazione degli stranieri sul nostro territorio che vada oltre il fatto che 'ci servano' per la nostra industria e aziende. Forse li consideriamo ancora una 'necessità' per riempire i vuoti lasciati dagli italiani (per i lavori che oggi noi non accettiamo più) più che una risorsa umana e culturale.
Poi abbiamo incontrato due amici della Costa d'Avorio, Souleymane e Kone Lancine, che ci hanno raccontato la loro esperienza di rifugiati umanitari per la situazione politica di persecuzione che gli abitanti del nord del loro Paese soffrono. Sono fuggiti per evitare le ripercussioni del fatto di appartenere ad un gruppo etnico in contrasto con l'attuale governo e che perseguita gli oppositori in maniera dura e feroce.
Hanno perso tutto e lasciato famiglia in patria per sfuggire e cercare una soluzione migliore nel nostro Paese ('perché qui siete accoglienti, cristiani e pieni d'amore!').
A livello internazionale, oggi non si riconosce lo stato di guerra civile in Costa d'Avorio, quindi risulta estremamente difficile essere accolti come rifugiati, nonostante di fatto si rischia la vita se si rimane e ci si oppone al regime.
Per loro risulta complicato ricevere un consenso sulla loro posizione in quanto non riescono a trovare un appoggio politico internazionale sulla loro situazione attuale.
Per di più, la Francia ci gioca molto su questa situazione, appoggiando il potente di turno a seconda dei propri interessi (la presenza militare massiccia dell'esercito francese ne è conferma!).
Nel pomeriggio vogliamo condividere con alcune persone del luogo la nostra esperienza di carovanieri: lo facciamo celebrando insieme una messa in cui ricordiamo simbolicamente i primi incontri e i primi insegnamenti ricevuti.
Alla messa partecipano anche alcuni gimmini che hanno voluto trascorrere con noi alcuni momenti della nostra 'avventura'. E' bello ritrovarsi in carovana e passare del tempo insieme: nella preghiera, nell'impegno e con grande entusiasmo.
Oggi abbiamo anche dovuto salutare due carovanieri, chiamati a tornare alla loro quotidianità: dopo quattro giorni di cammino insieme ringraziamo e accompagniamo Gea e Carlo. E noi si continua.