Albinismo: Tra indifferenza e persecuzione

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Diversi mesi fa, ero nel mio ufficio. La guardia che apre il cancello d’entrata mi chiama e mi dice che c’era una persona che desiderava parlarmi. Gli chiesi chi era. E lui mi rispose: non so cosa dirti, ha delle caratteristiche di un bianco, altre di un nero. E’ brutto, tutto piagato in faccia; una strana persona. Dico alla guardia di farlo entrare, che gli avrei parlato. Dopo alcuni minuti mi trovo di fronte a questo individuo: subito mi accorsi che era un albino. Dopo i convenevoli, gli chiesi di che cosa voleva parlarmi. Mi disse: di me, dei miei malanni, delle mie difficoltà, della persecuzione della gente, del mio desiderio di morire!

E per più di due ore mi parlò della situazione di questi individui che sono di colore bianco, ma hanno tutte le caratteristiche esteriori dei neri. Quello che mi disse, mi colpì: ma non conoscendo la persona, e non avendo avuto altri incontri con gli albini, non potevo accettare tutto quello che mi diceva senza parlare con persone che fossero al corrente di questa situazione, e che potessero aiutarmi a comprenderla. Albert (nome fittizio) mi disse che a Nairobi esisteva la Albinism Foundation (Fondazione per gli Albini) dell’Africa dell’Est. Lo ringraziai, gli diedi qualche cosa da mangiare, un piccolo aiuto finanziario e poi lo benedissi dicendogli che avrei pregato per lui. Da quel momento mi sono messo in contatto con persone che aiutano questi albini, mi sono fatto inviare informazione sulla loro situazione e mi sono trovato di fronte a delle realtà che, a dir poco, sgomentano.


In tutto questo anno, i membri del Consiglio di Amministrazione della Albinism Foundation, hanno visitato i gruppi di albini che esistono in Africa dell’Est. Nel luglio scorso la signora Shaymas Kwegyir, membro Tanzaniano della Fondazione, ha dichiarato che nell’anno passato in Tanzania sono stati uccisi circa 23 albini. Questi sono i dati ufficiali. Ma, secondo Shaymas le vittime sono molto superiori a questa cifra. E quello che impressiona maggiormente è che le uccisioni sono perpetrate perché fra la gente circola la superstizione che usare parti del corpo degli albini, è molto lucrativo nel mondo della stregoneria. La Sig. Shaymas ha riferito che nelle loro visite a questi gruppi, sono venuti a sapere che i bambini nati con questo difetto congenito, sono uccisi dai genitori, o sono esposti alla ferocia degli animali selvatici. Due uomini Keniani, afflitti da questo difetto fisico, sono stati raggiunti dalla polizia e uccisi in Tarime (Tanzania).

Quello che fa più impressione, hanno riportato i membri della Fondazione al termine delle loro visite, è che non esistono anziani fra le persone affette da questa condizione congenita. Mentre c’è un discreto numero di albini fra gli anni 30-40, ce ne sono molto di meno negli anni 50 ed uno solo di 60 anni. Per cui, hanno concluso questi membri della Fondazione, gli albini o sono uccisi per un guadagno finanziario, o si suicidano per l’impossibilità di vivere una vita normale. Queste persone sono facilmente vittime del cancro della pelle, per cui tutto il corpo, e specialmente la faccia, è coperta di croste che rendono la loro presenza molto tormentosa. Un altro malanno a cui sono molto propensi, sono le malattie degli occhi. Molti non vedono bene, addirittura diventano ciechi facilmente.

Questa condizione non è di grande pena solo per quelli affetti, ma per tutta la famiglia. Infatti appena la mamma ha generato una creatura con questo difetto, il neonato è ucciso, o abbandonato, oppure è affidato ai nonni, o ad agenzie caritative. Le mamme poi sono divorziate, o abbandonate senza nessun aiuto.

Alla domanda se i governi dei tre paesi dell’Est Africa fanno qualche cosa per aiutare queste creature, la risposta fu: niente! Anzi, i governi non sono neppure al corrente di questa situazione: le statistiche non esistono e gli interventi governativi per difendere i loro diritti e per aiutarli ad accedere a scuole, a lavori, ecc, sono inesistenti. E’ un gruppo che non trova la via per raggiungere le alte sfere della politica, dell’economia e perfino delle religioni. Si sa che queste creature esistono, si ha una pallida idea che la loro vita non è facile, ma non si va oltre.

Per stimolare l’attenzione della gente e del governo, la Fondazione ha organizzato il giorno 28 di Giugno 2008 una giornata di conscientizzazione al Sarit Center di Nairobi. Un primo passo: ma molto incerto! Il compito è ancora massiccio, e richiede la cooperazione di tutte le forze che lavorano per i diritti umani, per poter rompere questa apatia e mancanza di interesse e di attiva cooperazione.

E’ su questo punto che le religioni dovrebbero agire, iniziando un programma di educazione sui diritti di queste persone e sui doveri dei credenti di cambiare totalmente la situazione.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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