Natale a Marialabaja

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Ancora una volta ci viene proposta la nascita di Gesù Figlio di Dio, avvenimento centrale della storia dell’umanità. Momento di grande gioia per chi crede, opportunità di mercato per molti, festa per tutti. A partire dai sentimenti più sacri e comuni che suscitano l’infanzia e la famiglia.

Anche qui è festa e festa grande: la gente si incontra, tornano gli emigranti, si celebra la vita con tanto calore, musica, balli e solenni bevute.

C’è naturalmente chi ricorda il senso cristiano del Natale vissuto soprattutto da tanti bambini che si identificano con il Bimbo di Betlemme e aspettano qualche dono.


Gli attesi regali sono però sempre di meno e il futuro non promette niente di buono per il nostro territorio e la nostra gente.

Abbiamo terminato anche quest’anno l’attività delle “scuolette” o asili infantili, iniziativa nata otto anni fa con il P. Salvatore Mura che dal 2006 ci accompagna nuovamente. Quest’anno abbiamo avuto la soddisfazione di chiudere l’anno con più di trecento bambini dai due anni e mezzo ai sei.

Con una novità molto importante e significativa: la gestione 2008 è stata totalmente a carico della Fondazione “a partir de los niños” (a partire dai bambini) integrata da alcune persone del paese che hanno dimostrato grande interesse e capacità. Naturalmente noi siamo stati al loro fianco con il consiglio, l’animazione e l’appoggio economico assicurato da tanti amici italiani. Una bella iniziativa da continuare e sviluppare sempre più.

Ci preoccupa comunque il futuro. Ci sarà futuro nel nostro territorio per questi bimbi?

La nostra è una terra meravigliosa dove la gente da sempre si è dedicata all’agricoltura tradizionale che ha permesso di vivere e vendere nei mercati i diversi prodotti. La proprietà della terra è sempre stata un problema come nel resto della Colombia. Alcuni grandi proprietari si sono da sempre accaparrati le terre migliori e i contadini possono solo disporre di piccoli appezzamenti che hanno comunque permesso loro di vivere con dignità anche se poveramente. Sono sempre stati tanti i braccianti che lavoravano e vivevano alla giornata, ma anche loro hanno potuto sopravvivere con il misero salario e l’aiuto di familiari o amici che prestavano o affittavano a basso prezzo un pezzo di terra dove seminare. Molte persone, soprattutto donne sole con figli a carico, sono riuscite a difendersi con il “tongueo” o la “spigolatura” seguendo pazientemente i raccoglitori di riso. In questa terra c’è sempre stata povertà, mai la fame. Adesso per molti è fame!

Il sistema tradizionale era solidario e autosufficiente ma è saltato a causa delle nuove politiche del Governo che favoriscono solamente la agroindustria e nel nostro settore particolarmente la coltivazione della palma africana per produrre biocombustibili. Abbiamo realizzato due “Forum” per studiare il problema e creare coscienza, ma la politica agraria del Governo non cambia e diventa sempre più aggressiva. Si parlava inizialmente nel nostro comune di cinquemila ettari, adesso si prospettano diecimila e addirittura diciassettemila destinati a questa coltivazione, che favorisce certamente alcune persone, ma obbliga moltissime famiglie ad abbandonare la terra natale.

Di fatto la coltivazione della palma ha una serie di conseguenze nefaste. La monocultura sempre è disastrosa per l’ecosistema. Le aree destinate a palma non permettono nessun’altra coltivazione. Zero cibo! La palma produce per circa venticinque anni e il terreno rimane poi infecondo per diversi anni. La manodopera viene drasticamente ridotta e il contadino perde la sua identità.

Noi missionari viviamo ormai con angustia questo problema anche se la maggioranza della gente sembra non accorgersi della gravità della situazione… D’altra parte non si vedono soluzioni. La politica del governo è questa e nuotare controcorrente non è facile e la nostra gente è pacifica e si dimostra addirittura indifferente e passiva di fronte a qualsiasi situazione.

Cultura africana? Conseguenza della schiavitù? Rifiuto al cambio? Paura dopo gli  ultimi dieci anni di violenza che hanno segnato la vita della nostra gente con tanti morti e migliaia di sfollati? O forse grande amore alla vita che ha sviluppato mille forme di resistenza per poter sopravvivere nonostante tutto... C’è “qualcosa” per noi incomprensibile e sempre da rispettare, studiare e approfondire… Quello che appare e preoccupa è comunque il “disinteresse” di fronte al problema, la mancanza di “organizzazione e solidarietá” per affrontarlo, la “passività” cronica di fronte a mille ingiustizie.

La nostra gente, con tante difficoltà, ha potuto costruire un sistema di vita proprio e autosufficiente. Riuscirà a sopravvivere al nuovo modello economico e culturale voluto dal Governo nella logica capitalista della società dominante? Anche qui arrivano gli echi della crisi finanziaria internazionale e della temuta recessione nelle economie dei diversi Paesi. Si avvertono anche i richiami di chi crede che “un altro mondo è possibile”. Rimane il dilemma di come e con chi costruirlo.

Forse la nostra gente ha scelto di continuare ad amare la vita e di resistere con la musica e la danza e per questo continua a ballare nonostante tutto. In questi giorni si è svolto ancora una volta il “festival nazionale del Bullerengue” ballo tipico della nostra regione con grande partecipazione e tanta allegria. Ci salveremo anche questa volta? Speriamo...

Intanto tentiamo di accompagnare, con alcune piccole iniziative, il nostro popolo annunciando il Signore Gesù che nasce nuovamente per noi e nasce in ogni bimbo per assicurarci che “Dio non si è ancora stancato degli uomini”.

Lo festeggeremo anche quest’anno con tanti bimbi che nella loro povertà materiale ci faranno dono di mille sorrisi e tanta gioia di vivere che vogliamo condividere con tutti gli amici di Marialabaja.

Buon Natale e un 2009 con tanta felicità!
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:42

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