I partecipanti a questo progetto erano di età diverse (anziani, mezza età, giovani), c’erano un paio di handicappati, appartenenti a diverse denominazioni Cristiane ed anche religioni non Cristiane. Tutti hanno ammesso che mentre si stavano preparando per questo esperimento, hanno più di una volta provato angoscia, incertezza, e la tentazione di abbandonalo era molto forte. Il Sig. Reuben Magoko, uno dei più loquaci e sinceri membri del team, ha dichiarato che “ mentre mi preparavo per il viaggio e alla residenza in una famiglia della tribù che avevo sempre odiato, percepì un forte contrasto dentro me stesso. Il contrasto fra la curiosità di partecipare per vedere con i miei occhi, e sentire con le mie orecchie, ciò che i miei “nemici” dicevano, e tutti i miti, le storie, le esagerazioni a cui pensavo fossi stato sottoposto durante tutta la mia vita. Passai alcune notti insonni, pregai perché il Signore Gesù mi illuminasse sul da farsi; ma finalmente la curiosità vinse e mi lasciai portare dallo spirito del progetto e dal desiderio di farla finita con questa divisione e inimicizia”.
Tutti era d’accordo nel riconoscere che il modo con cui furono accolti dalla famiglia che li avrebbe ospitati, ruppe il ghiaccio, ed aprì la porta al nuovo e all’inatteso. Lo stesso Sig. Magoko parlò per tutti quando disse: “Io fui ricevuto così bene, che mi sembrò di essere un membro della famiglia della tribù rivale. Nel mio caso poi, la coppia che mi ricevette era più vecchia di me e quindi pensavo di avere maggior difficoltà ad acclimatarmi. Ed invece la loro vecchiaia era solo un fenomeno di tempo, ma non di attitudini. Infatti le loro idee erano chiare, il loro futuro e quello del nostro paese erano positivi e pieni di speranza, la loro visione della vita ancor piena di sogni e di progresso”. La Signora Ester Mureithi, una delle più paurose del gruppo, affermò con gioia: “Mi sentii come un membro della mia stessa famiglia”. Un momento di esitazione e di paura s’impossessò di tutti i visitatori, mentre assieme stavano visitando tutte le famiglie Luo. Quando entrarono nella casa del Sig. James Alogo, si trovarono di fronte ad un omone che stava maneggiando una clava molto pericolosa. Alogo notò subito la paura e riassicurò i visitatori che quella mazza era usata per difendere i visitatori della tribù da coloro che avrebbero tentato di far loro del male. I visitatori compresero come tradizioni che esternamente potevano avere un significato aggressivo in una tribù, potessero avere il significato contrario in un’altra.
Dopo il benvenuto e la visita alle famiglie, ogni Kikuyu andò dalla famiglia a cui era assegnato, e si prepararono per la cena. Che sorpresa magnifica fu riservata ad ognuno quando il piatto principale fu quello più preferito da loro: la nyama choma (la carne ai ferri). La famiglia Luo si privò del suo piatto preferito a Natale, per offrire quello preferito dagli ospiti. Durante e dopo la cena, le domande fatte gli uni agli altri sulle tradizioni tribali, sui valori sacri della tribù, sulle relazioni fra i membri della tribù e della famiglia, aiutò a comprendere tante realtà che prima sembravano strane perché originate da pregiudizi, ma ora erano comprese nel loro senso giusto ed apprezzate. Nella valutazione Mrs. Mureithi accentuò il bisogno di “non dividersi secondo le linee tribali o di clan, perché, aggiunse Mr. Magoko “quando non ci sono lotte fra le diverse comunità e tribù, c’è la pace e il progresso, mentre quando queste sono presenti, c’è solo il regresso”.
Che futuro avrà quest’esperienza? Tutti furono d’accordo nel dire che deve essere continuata. Ms, Kabereri disse con convinzione che “è importante costruire la pace sulla comprensione reciproca fra le diverse tribù, ed ora anche nazionalità. Noi non possiamo gustare la pace, se non sappiamo gustarla come Keniani anche se di diverse origini”. Per cui all’unanimità fu approvato di continuare l’esperimento estendendolo a diverse regioni come la Rift Valley, la regione dell’Est del Kenya, del Nord-Est e della Costa. Per l’anno venturo si pensa di avere 17 gruppi di Kikuyu e Luo che faranno la stessa esperienza. Ma poi, quando ritornano alla loro comunità, devono diventare agenti di persuasione per reclutare altri membri, di cambiamento di preconcetti e miti nei confronti dell’altra tribù. Ms Kabereri propose che l’esperimento fosse seguito e filmato nei suoi momenti più salienti, dai diversi canali televisivi del Kenya, e poi trasmessi a livello nazionale, per poter avere un’influenza più vasta possibile e più convincente. Ciò dovrebbe stimolare altre tribù e membri di altre nazionalità presenti nel Kenya, ma divisi e in lotta fra di loro, a cambiare i loro preconcetti, in esperienze che educano alla verità della cultura e tradizioni degli altri gruppi. Ms Kabereri concluse la valutazione con queste parole: “Quando si comprendono le culture degli altri, è la garanzia più sicura per una convivenza pacifica, arricchente, e non belligerante. Gli stereotipi , i preconcetti, i pregiudizi e lo stile di vita di altri gruppi etnici, sono numerosissimi nel nostro paese, e questo genera avversione, odio, e incita alla lotta. La comprensione giusta delle diversità, e la condivisione della vita, anche se per poco tempo, sarà sorgente di comprensione e foriera di nuova vita fra tutti i gruppi etnici”.
Dal punto di vista missionario, questo progetto dovrebbe essere studiato bene, con la possibilità di un inserzione in esso, un aiuto per la sua continuazione, ed anche per poterlo imitare nella missioni in cui le lotte fratricidi sono ancora una realtà penosa.