Per le vie di Lisbona

Pubblicato in I missionari dicono

Venerdì sera si è concluso a Lisbona l'incontro formativo dei missionari della Consolata ordinati da meno di dieci anni che lavorano in Italia, Spagna, Polonia e Portogallo. E' stato bello scoprire che ci conoscevamo tutti, o perché ci siamo formati insieme a Roma o perché i nostri cammini si sono incrociati nelle GMG, o nei percorsi che hanno condotto ciascuno a lavorare in Europa.

I giorni sono stati pochi, ma molto intensi: fin dal primo momento abbiamo scoperto che il percorso sarebbe stato interessante e che ci avrebbe coinvolti in prima persona richiedendo di metterci in gioco. Si trattava infatti di conoscere la città in maniera nuova: il primo giorno, dopo una presentazione in cui ciascuno raccontava qualcosa di sé partendo da un'immagine che aveva precedentemente scelto, ci siamo tuffati per le strade di Lisbona con l'obiettivo di non essere semplici turisti, ma di provare ad osservare i luoghi e le persone, tentando di cogliere segni di spiritualità. Ecco che le sponde del fiume Tejo parlavano di uscita dal trambusto della città, i parchi diventavano oasi di socializzazione per i giovani usciti dalle aule scolastiche e meta di chi aspirava ad un momento di silenzio, le piazze ben ordinate e ricche di attrazioni per i turisti gridavano ingiustizia per i migranti cacciati via dal luogo dove per anni avevano messo in piedi il loro multicolore e vivace mercato. In serata alcuni di noi si sono recati presso un'associazione che dà cibo, ospitalità ed assistenza ai senza fissa dimora, altri presso l'associazione “refood” che ogni sera ritira il cibo non utilizzato dai ristoranti e lo dona a chi ne ha bisogno.

Il giorno seguente ci siamo recati presso un'impresa di comunicazione e pubblicità che ci ha spiegato come conoscere i gusti, le tendenze, i bisogni sempre cangianti delle persone. Le aziende cercano di scoprire le attitudini della gente per vendere di più, a noi le stesse tecniche possono diventare utili per offrire un servizio meno generico che raggiunga il cuore delle persone e che provi a cercare insieme una risposta alle loro e nostre domande ed inquietudini. Per la cena siamo stati ospitati due a due da famiglie delle più varie estrazioni: credenti e praticanti, coppie sposate o divorziate, famiglie impegnate in parrocchia o ferite dal sentirsi rifiutate dalla Chiesa. Il giorno seguente alcuni hanno telefonato ad Elsa, la laica che insieme a p Antonio Fernandez e a Francisco organizzava l'incontro, dicendo con entusiasmo: “ma questi missionari sono persone normali!” Alcuni di loro mai avevano parlato con un religioso ed erano stati commossi nel vederli così vicini, aperti e disponibili al dialogo.

Il terzo giorno un padre domenicano ci ha mostrato come la missione nei testi del magistero e nella riflessione teologica contemporanea si focalizzi su interculturalità, promozione umana e dialogo.

Il quarto ed ultimo giorno siamo stati ospiti del seminario di Cacém, dove abbiamo conosciuto l'impegno dei missionari nel trasformare quella grande struttura in occasione di ospitalità e di lavoro per i meno fortunati.

Lasciando Lisbona portiamo a casa la gioia di esserci incontrati con i confratelli conosciuti nella formazione e scoperti più maturi dopo l'ordinazione e l'assunzione di alcune responsabilità nel lavoro missionario, portiamo con noi l'entusiasmo del conoscere il lavoro degli altri che stimola anche il nostro, torniamo ricchi della consapevolezza di doverci impegnare ad uscire dalle nostre case per frequentare i luoghi dove la gente vive. Solo condividendo le fatiche e le aspirazioni di coloro che desideriamo servire, possiamo testimoniare la Buona Novella in maniera concreta e credibile, cercando di annunciare quel Gesù che dopo aver camminato per le strade di Galilea e Giudea continua a condividere la fatica di chi non trova lavoro, la gioia di una mamma nel dare alla luce il suo bimbo, la nostalgia di Dio che dà pienezza ai giorni di questa vita.

Ultima modifica il Lunedì, 05 Ottobre 2015 10:14

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