Padre Antonio Rovelli ha parlato del biennio dell’interculturalità, presentando questa sfida come una priorità dei nostri cammini di animazione, ad intra e ad extra. Altri temi «snocciolati» sono stati quelli riguardante autonomia e collaborazione fra i nostri due istituti e le novità emerse in quest’ultimo anno all’interno del movimento laicale che condivide il nostro carisma.
Si è parlato del centenario di fondazione dell’istituto delle missionarie della Consolata (1910) e di come questo evento potesse diventare un’occasione di AMV per tutti noi. Si è infine accennato al rapporto fra la formazione e gli altri settori. In modo particolare è stata segnalata come importante e arricchente la presenza di padre Carlo, formatore del seminario teologico di Roma e Suor Generosa, formatrice delle suore che si stanno preparando, dopo un’esperienza missionaria, a fare la professione perpetua.
I lavori di gruppo hanno offerto materiale interessante. Rileggendolo ora, a posteriori, non si può non notare la difficoltà di togliersi dallo stile della «pia esortazione» e la conseguente difficoltà a scendere al pratico con proposte concrete fattibili e, soprattutto, verificabili.
Su alcuni aspetti più di carattere più generale si è tornati più volte durante la tre giorni, e meritano essere sottolineati.
- la necessità che la nostra teologia e la nostra spiritualità nascano maggiormente dalla vita, da quanto si sta facendo. Molte volte si corre il rischio di voler adattare la nostra azione ad orientamenti costruiti a tavolino e a volte poco debitori di intuizioni e azioni che già si conducono sul territorio.
- Se ciò è vero, oltre alla sentita necessità di studiare, documentarsi, allargare lo spettro delle nostre conoscenze in materia, occorre creare occasioni di narrazione dell’esperienza, nostra o altrui, in cui si riprendano piccoli o grandi avvenimenti di ad gentes oggi in Europa.
- Perseguire la politica dei piccoli (concreti) passi, moltiplicando eventi di relazione, incontro e collaborazione in cui, lungi dal perdersi in sterili ideologie, si possano proporre esperienze di comunione e di interculturalità: fra i nostri due istituti, con i laici, con le persone che avviciniamo.
- Analizzare le strutture fisiche e organizzative che in Europa pesano, schiacciano, non lasciando ai missionari il tempo e le forze per una missione ad gentes rinnovata in Europa.
La parola concretezza è stata ribadita più volte, quasi come un appello a condire le buone intenzioni con fatti concreti e prese di posizione coerenti.
Del resto, l’analisi del cammino fatto dall’incontro di Nepi del febbraio scorso fino ad oggi è stata per tutti un campanello di allarme: gli obiettivi da perseguire non sono stati centrati per tutta una serie di ragioni. Molto umilmente e saggiamente sono stati presi nuovamente in considerazione, valutati e riproposti come cammino di questi primi mesi dell’anno. Su tutti, il materiale editoriale che i missionari impegnati nei settori di AMV e GPIC dovranno fornire ai loro colleghi dei mezzi di comunicazione affinché questi mettano insieme un dossier speciale che offra, attraverso storie narrate di esperienze concrete, alcuni esempi di Consolazione nel nostro ad gentes in Europa oggi.
L’incontro ha posto domande molto concrete ai partecipanti sull’efficacia dell’attuale azione di animazione missionaria in un mondo in così veloce cambiamento. Ci ha invitato a chiederci con obiettività se, forse , con il nostro modo di porci missionariamente in Europa non stavamo usando strumenti obsoleti per rispondere a sfide nuove.
Sicuramente ci sarà di che riflettere in vista dell’incontro del prossimo anno, momento in cui oltre a studiare piccoli passi comuni ci sarà senz’altro da rivedere una strategia di azione e presenza missionaria all’interno del continente Europa che oggi ci ospita.