Ci appare uno scherzo arido e indica una nostalgia per arrivare a tutto il mondo e prendere giustamente il titolo “internazionale”. E così cresceva la congregazione e poco a poco attirava i suoi membri da tutta l’Italia. Dopo entrarono i missionari dall'Europa e dall’America. Nel 1950, Padre Giacomino Camisacci, il primo sacerdote keniano diventò il primo missionario della Consolata d’Africa. Poco dopo negli anni '70, nacquero le vocazioni africane che crescevano ogni giorno come il granello di senape.
Con l’entrata dei missionari della Consolata in Asia, si apriva la grande porta verso l'internazionalità. Poco dopo, cominciava il seminario della Consolata in Corea e adesso è giunta l’ora di raccogliere i primi frutti Un lungo cammino, la fatica quotidiana, qualche volta la perdita di speranza, ma alla fine gioia e ringraziamento per aver raggiunto una meta. E così si trovano Martino Luongo Ho e Pietro Kyoto Ho, i primi due Coreani che hanno appena emesso la loro professione perpetua.
È stata una bella celebrazione eucaristica celebrata da Padre Sandro Carminati, Superiore regionale d’Italia assieme a tutto il suo consiglio. Nell'omelia di undici minuti, padre Carminati ha messo in sintonia la Vergine Maria, con la loro disponibilità a seguire il Signore. La Vergine Maria dichiarò la sua disponibilità alla chiamata del Signore dicendo, ”eccomi”. Questo ''eccomi” dovrebbe diventare vita anche per ognuno di noi. Una vita che diventa servizio per gli altri. Presentando la realtà della vita religiosa, Padre Carminati ha richiamato la tentazione di prendere la vita religiosa come una giacca che si mette e si toglie secondo le condizioni. Così li ha invitati ad avere la disponibilità come quella di Maria che ha aperto il suo cuore a Dio anziché la sua vita diventasse soltanto il progetto di Dio. Alla fine della messa, Padre Paco ha ricordato quando, 13 anni fa, ha conosciuto Martino e Pietro in Corea e ha detto loro che se volevano diventare missionari della Consolata, devono sapere che è per tutta la vita e per la missione. E così si rallegrava vedendo che adesso il sangue asiatico che mancava nella congregazione adesso c'è.
Pietro Kyoto Ho, è l’ultimo figlio di Young Sop Han e Kum soon Kim in una famiglia di quattro. E' nato il 23 agosto 1970 a Seoul ed è entrato nell’istituto nel 2000. Ha fatto la prima professione il 15 agosto 2004. Con lui si scherza molto perché non sembra che sia un coreano. I coreani amano la meditazione e raramente li trovi che fanno rumore. Ma incontri Pietro Han o ‘il Grande Han,’ che ha un carattere così aperto per tutti. Socializza con tutti e se valuta il silenzio, magari lo fa nella sua stanza perché difficilmente lo troverai zitto finché ci sono gli altri. Lui è il più grande dei quattro Coreani che ci sono a Bravetta e ancora lo troverai scherzare alla sua età. Subito dopo l’ordinazione, lo manderanno ad Alpignano dove ci sono i preti anziani. Ha fatto il suo anno di servizio nel Sud d'Italia a Platì. Adesso sta finendo gli studi nella Pontificia Università Urbaniana.
Ora incontriamo Martino Luongo Ho, il terzo figlio di Gyucheol Han e Sunnyeo Jang. Nacque il 12 novembre 1971 a Jeongeup Jeollabuk nella Corea del Sud in una famiglia di cinque: 2 fratelli e 2 sorelle oltre lui. Non c’è un cristiano nella sua famiglia. Alcuni sono atei e altri seguono il confucianesimo, la cultura coreana. Battezzato a 17 anni, è entrato nell’istituto nel 2000 e ha fatto la prima professione il 15 agosto 2004. Ha frequentato la scuola elementare in campagna, poi quando durante la scuola superiore, i genitori emigrarono a Seoul, ma dopo due anni tornarono nella campagna. Martino è un uomo proprio contemplativo che ha un cuore grande e sincero. Lui dice le cose come stanno e apprezza la puntualità che è un'altra sua virtù. Ha fatto l’anno di servizio ad Alpignano nel seminario filosofico e nella Procura della missione. A giugno finirà gli studi a Creatianum di Roma.
I due missionari della Consolata saranno ordinati diaconi il primo di Maggio alla Casa Madre di Torino che allo stesso tempo celebrerà il centenario della sua fondazione. Questo è il momento per ringraziare il Signore per la sua bontà verso di loro e verso tutta la congregazione. Se risuscitasse il nostro Fondatore oggi, non sono sicuro che cosa ci direbbe. Sarà orgoglioso d’avere una congregazione con un chierico dalla Lombardia in quel tempo ma oggi i fiumi vanno dalla sorgente a tutti i continenti. Nella storia della nostra congregazione oggi è diventata proprio internazionale.