Italia: Interseminario a Ruffano, IV e V giorno

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Il quarto giorno ci ha portato fino ad Alessano, in provincia di Lecce, la città natale di Don Tonino Bello. Nato nel 1935, Antonio Bello è rimasto sempre, anche quando diventò Vescovo, “don Tonino”. Figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una donna semplice e di grande fede, trascorre l’infanzia in un paese ad economia agricola ed impoverito dall’emigrazione. Nel 1982 viene nominato Vescovo di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi e nel '85, presidente di “Pax Christi”. Il 20 aprile 1993, consumato da un cancro, muore senza angoscia e con grande serenità.


Sin dall'inizio, il suo ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava segni di potere (per questa ragione si faceva chiamare semplicemente don Tonino) e da una costante attenzione agli ultimi: promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici dell'episcopio per chiunque volesse parlargli e spesso anche per i bisognosi che chiedevano di passarvi la notte. Sua fu la definizione di "Chiesa del grembiule" per indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell'emarginazione. Infatti, il suo motto episcopale fu, ‘Ascoltino gli umili e si rallegrino.’


Così abbiamo avuto l'opportunità di ascoltare la testimonianza della sua storia dalle persone che lo conoscevano. Primo di tre figli, i suoi fratelli sono ancora vivi per testimoniare il suo amore per tutti i popoli. Adesso con il titolo di Servo di Dio, la sua tomba, nel cimitero comune e non nella cattedrale, riceve pellegrinaggi da ovunque ogni giorno. Abbiamo visitato l’ufficio storico nella casa natale dove si trovavano i suoi fratelli Marcello e Trifone. Abbiamo celebrato la messa nella parrocchia natale con Don Gigi che lo conosceva da tanti anni ed era un suo alluno in seminario.

Abbiamo poi proseguito le nostre attività con i giovani della parrocchia. Ma prima della partita di calcio abbiamo fatto la valutazione e ognuno è rimasto meravigliato dei 5 giorni passati fra un popolo che non conoscevamo, e che era diventato così caro. La figura di Don Rocco, il parroco che ci ha ospitato e accompagnato in ogni attività è stata apprezzata moltissimo. E tutto questo è stato possibile grazie all’organizzazione di Sr. Felicita Muthoni, una missionaria della Consolata del Kenya incaricata del movimento missionario dei giovani nella Diocesi di Santa Maria di Leuca. Un’altra figura che ci ha toccato è stata quello di sua eccellenza Antonio, il vescovo della diocesi che è venuto martedì a celebrare la messa con noi.

E nel quinto giorno non c’era di più oltre alla dichiarazione che tutto era compiuto. Durante la messa, celebrata da Don Rocco, c’è stata una litania di ringraziamento e una toccante preghiera dei fedeli che hanno visto protagonisti le famiglie che ci hanno accolto, le cuoche, Sr Felicita, Don Rocco, il vescovo, i giovani, ecc. Subito dopo è iniziato il viaggio di nove ore che ci avrebbe riportato a Roma. E alla fine ognuno potrà dire, come disse papa Benedetto XVI quando visitò il santuario di santa Maria di Leuca, che questa terra è indimenticabile.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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