Cronache colombiane (I)

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Carissimi amici, è passata la Pasqua.
 
Mi trovo a San Vicente del Caguan, alla foce del fiume che attraversa tutta la mia parrocchia.

Qui è la sede del Vescovo di questo immenso vicariato, più grande del Portogallo.

Il Vescovo Mons. Francisco Munera ha convocato qui tutti i suoi sacerdoti per un momento di fraternità, condivisione, verifica e programmazione.

Mi prendo questa serata per condividere con voi le vicende di questo ultimi mesi molto intensi.

 
In Quaresima tra le veredas

 Proprio all’inizio della Quaresima do inizio ad uno dei tanti viaggi che mi ha portato a visitare alcune comunità più emarginate della mia parrocchia con l’imposizione delle ceneri.

Decidiamo che saranno quattro i centri a cui faranno riferimento altri villaggi: Puerto Camelias, Cuba, Monserrate e Santo Domingo. Con noi viene la dottoressa e l’infermiera del piccolo ospedale di Remolino.

Il viaggio è pronto. Già conosco il territorio, la realtà, la situazione politica, la sofferenza di queste persone, che cercano risposte e anche soluzioni a problemi che appaiono non risolvibili e mentre percorro per ore il fiume la mia riflessione mi porta  a pensare e fare un’analisi profonda a questa missione che sto vivendo.

La vereda di Santo Domingo, un piccolo borgo, conosciuto per essere un centro importante per la  coltivazione di coca è occupato ora  da ben 1000 uomini dell’Esercito Nazionale e quindi chi ha la possibilità se ne sta andando per coltivarla in luoghi più nascosti.

Arriviamo ma non c’è nessuno che ci accoglie, solo i militari armati fino ai denti.

Ci pongono parecchie domande e sono molto sospettosi. Quando capiscono bene chi siamo ci  aiutano a scaricare i bagagli e le scatole di medicinali.

Entrando in paese la gente si accorge della nostra presenza e si preoccupa di trovarci un alloggio e darci da mangiare durante la nostra permanenza.

La popolazione è molto spaventata e totalmente disorientata. Non sanno cosa fare, non hanno alternative…

Ho l’impressione che, la gente che da anni, da decenni è arrivata in questo territorio, e che per 30 anni ha coltivato e venduto coca sperando di arricchirsi rapidamente, ora si trova più povera di prima, perché la fonte che gli dava da mangiare (la coca) è più difficile ora da coltivare e nella finca (fattoria) non esiste un orto, un’altra coltura per l’auto-sostentamento e quindi il campesino (contadino) si trova senza denaro sufficiente per poter acquistare sementi o altri prodotti per cambiare coltivazione.

L’Esercito poi, non sta facendo molto per farsi voler bene …!

Mentre sto seduto guardando la televisione con alcune persone del paese, un militare si mette tra me ed il  televisore e senza farsi notare, con una macchina fotografica nascosta dentro ad una scatoletta di cartone mi scatta una foto.

Riesco a scorgere appena il riflesso dell’obiettivo…in quel momento sento che mi hanno “rubato” qualcosa e “violato” come persona.

Non reagisco e seguo con lo sguardo il soldato che ha commesso questa mancanza di rispetto.

Dopo un po’ di tempo mi riprendo e viene a salutarmi il tenente, il quale si scusa per non aver partecipato interamente alla Santa Messa.

Allora mi permetto di raccontagli come mi sono sentito dopo la foto scattata di nascosto come se fossi un ricercato. Mi chiede:

“Chi è stato”?

Gli rispondo che: “Non ho niente da nascondere e che le foto le possono fare liberamente ma alla luce del sole! ”
Il tenente cambia argomento e mi ripete l’omelia che ho fatto, e alla fine salutandomi mi chiede scusa, confermandomi  che veramente mi hanno scattato una foto, se ancora avessi avuto dei dubbi.
  
 Proseguendo arrivo a  Monserrate una  vereda molto ben organizzata con una scuola statale molto bella. Anche qui la popolazione è vittima della coca e come in altri villaggi la popolazione che si era allontanata molto dalla fede in questo tempo di forte crisi cerca Dio.

Molto forte è la presenza delle sette evangeliche, che spesso riempiono il cuore ma lo “lasciano sospeso”, perché non danno risposte concrete ai problemi che sta vivendo la gente.

La comunità ci chiede una presenza più continua durante l’anno, la formazione di catechisti di comunità è un cammino molto lungo, ci accorgiamo che la gente ha veramente bisogno di essere accompagnata, altrimenti cerca altre soluzioni e come equipe missionario decidiamo di essere più presenti, anche attraverso la celebrazione della Parola di Dio. 

Abbiamo poi avuto una bellissima settimana di formazione per i catechisti, dal 2 al 6 marzo: erano 15 persone, non molti però è un gruppo che si va consolidando.

Con loro stiamo instaurando una relazione d’amicizia profonda fondata sulla Parola e la giustizia sociale. Quest’anno, a causa del conflitto che il Caquetà e la zona di Remolino vivono da anni, con il Vescovo, abbiamo deciso di riflettere in modo particolare sul perdono e la riconciliazione.

(1 - continua)
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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