Kenya: I giovani e le Chiese cristiane II

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Tutte le ricerche sui giovani e religione in Kenya ammettono che i giovani non sono interessati alla religione: abbandonano le pratiche religiose, o almeno le istituzioni religiose (chiese, templi, sinagoghe, ecc), trovando un rifugio e uno sfogo ai loro bisogni spirituali nelle chiese pentecostali. Le ragioni principali perché i giovani non trovano la vita nelle chiese tradizionali e nei loro atti liturgici, sembrano essere le seguenti: “le loro celebrazioni sono vecchie, noiose fino a morire e senza anima; la musica non attira nessuno; la predicazione è monotona, senza spirito e senza nessun collegamento con la vita di tutti i giorni”. In questo secondo articolo sui giovani e le Chiese Cristiane, vorrei presentare i metodi usati dalle chiese pentecostali per attirare i giovani e che cosa loro stessi pensano di questi metodi.

L’attitudine fondamentale di queste chiese e dei loro pastori è di creare un’alleanza fra lo spirituale e il mondano, un’alleanza fra un Vangelo pieno di vitalità, e tutti i mezzi moderni per renderlo appetibile. Le chiese si sono stabilite nei quartieri più popolati; sono una specie di centri nuovi per intrattenere, educare e cristianizzare la gioventù, come un posto di ritrovo in cui essi possono esprimere tutta la loro vitalità con certi valori cristiani, nel contesto della vita reale in cui vivono il resto della loro esistenza. Una specie di Cristianesimo inculturato, ma non nella cultura tradizionale e antica,bensì nella cultura giovanile, usando tutti i mezzi moderni per renderlo appetibile e accettabile.


Il primo mezzo è la musica, con “funky beats”, dice lo scrittore Njeri Kihang’ah che ha studiato questo aspetto delle chiese pentecostali. Funky beats significa una musica dai ritmi velocissimi, con degli altoparlanti che ne amplificano il suono come in un concerto, usando un linguaggio ed uno stile conosciuto ai giovani, quello che comunemente va sotto il titolo POP music. I “gospel disc jokeys” (gli operatori di musica evangelica) sono come il cuore della celebrazione. Uno dei primi disk jokeys dal nome DJSoxy of Kkrew afferma: “Nel passato, la musica Cristiana aveva lo scopo di essere molto lenta, dolce, pacata, quasi per calmare gli animi, placare le coscienze, tranquillizzare gli spiriti disturbati dal peccato e dal rimorso: ma ora le esigenze dei giovani hanno cambiato totalmente le richieste. Essi chiedono musica veloce, che invita alla partecipazione di tutto il corpo dei presenti, e che tratti di soggetti per loro importanti”. E le chiese tradizionali cosa fanno? E lui risponde: “Quando io iniziai come gospel disc jokey queste chiese non permettevano (e forse ancora non permettono) di suonare la nostra musica nei loro santuari. Eppure i giovani non sembrano saziarsi mai di questa musica”. E la signorina Diana Awino, che dirige in Nairobi una casa di pubblicazioni musicali, afferma che “gli artisti che compongono questa gospel music con ritmi moderni e temi evangelici, hanno armonizzato questi temi che interessano i giovani, con musica che non è sdolcinata ma concreta e viva”. E il compositore Krowbar, che ha vinto un premio nazionale per la sua musica religiosa ma di tipo moderno ha dichiarato che “i Cristiani vogliono partecipare alle celebrazioni religiose come si fa ad un festa sociale- religiosa. Il tema rimane lo stesso, ma la musica si evolve secondo i loro gusti”.

Un altro mezzo sono le danze. Chi propone queste danze (religiose o meno) afferma che esse sono intrinsecamente legate alla vita, alle credenze, alle celebrazioni degli Africani. E i giovani sembrano non poterne fare a meno nelle loro espressioni religiose. Anche nella Chiese cattoliche i membri del coro durante la Messa si muovono ritmicamente di continuo, e le danze religiose accompagnano il rito specie all’entrata, alla presentazione del libro delle letture, all’offertorio e alla chiusura. Un’altra ragione per l’importanza di queste danze è offerta dal Rev. Pastor Mugambi Muku: “La ragione per cui i giovani vanno nei clubs e discoteche, è dovuta a una ricerca della gioia. Seguendo questo principio, noi facciamo come i pescatori che per attirare i pesci preparano l'esca. La nostra esca sono la musica e i balli: una volta che i giovani si sentono bene nelle nostre chiese, allora li tiriamo nella rete e poi li conduciamo per altre vette: discutiamo temi molto sentiti, presentiamo prospettive di valori, di onestà personale e professionale ecc”.

Un terzo mezzo è l’accettazione di chiunque chiede di entrare in queste celebrazioni evangeliche, senza richiesta alcuna, o senza condizione di sorta. Chi viene è accettato come è, e a chi vuole rimanere non si richiedono promesse che li leghi per un futuro determinato dalla chiesa o dal suo pastore. Thomas Mwadime entrò in una chiesa evangelica nel cuore della notte, per evitare che la polizia lo ammanettasse e lo portasse in prigione perché era ubriaco ed aveva preso cocaina. Si nascose fra le migliaia di giovani e, a suo dire, “fu salvato perché fu accettato così com’era, ubriaco, senza alcuna richiesta”. Il pastore Mugambi Kiama afferma: “i nostri servizi religiosi sono accettabili anche da persone considerate apostate, rinnegate da altre chiese, ma accettate da noi con cordialità e con le braccia aperte”.

La persona del Pastore le sue prediche. I pastori sono accettati con qualsiasi divisa o paramento liturgico, oppure in abiti borghesi, e anche in jeans e calzoni corti in estate. Quello che conta è che lasci libertà, che nei suoi sermoni tratti di temi rilevanti e vibranti per la gioventù, e che diano un impulso per il cammino intrapreso dopo aver accettato Cristo come salvatore e amico. Miss. Carol Njeri, una diciottenne, così si esprime:” Noi vogliamo Pastori che si comportano come facciamo noi stessi, che vestono come vestiamo noi, che ci lascino danzare e cantare in qualsiasi stile, purchè ci aiuti ad essere vicini gli uni agli altri. Nel passato noi ci sentivamo fuori posto nelle chiese cristiane; ora non più. Con pastori che vestono come noi, che cantano e danzano con noi, ci sentiamo a casa nostra”. E il ventenne Kevin Kibanini aggiunge: “Se io sono vestito all’ultima moda, e porto gioielli alle mani e attorno al collo, oppure se ho una maglietta e pantaloni corti perché è caldo, ed il ministro fa lo stesso, mi sento unito a lui. Me se veste una sottana o una divisa religiosa, automaticamente mi sento separato”.

E finalmente il mezzo ancora più potente per attirare i giovani alla chiese evangeliche sono tutti i ritrovati moderni che pubblicizzano la chiesa, la musica usata, le danze che si useranno nella celebrazione settimanale, il titolo della predica, ecc, come il Website, aggiornatissimo e interessantissimo, i CD e i DVD che contengono il sermone e la celebrazione settimanale, le discussioni di gruppi speciali: i giganteschi cartelloni pubblicitari attraverso le principali strade di Nairobi, sulle radio e TV evangeliche, ecc. che raggiungono milioni di persone e come un incantesimo le attirano. Il Direttore Nazionale del Movimento Evangelico dei giovani del Kenya, Rev. Mugambi Muku dice: “Noi facciamo quello che Gesù Cristo farebbe se fosse su questa terra oggigiorno. Noi siamo sicuri che Lui vestirebbe differentemente, sarebbe sui Websites Sociali più rinomati, parlerebbe la lingua viva della gente e soprattutto della gioventù, tratterebbe di problemi scottanti ma importanti per la gente, ecc.

Ma tutta la gente e specialmente i giovani che partecipano alle celebrazioni delle chiese evangeliche la pensano così? I dati statistici dimostrano che un buon numero di giovani sono su quella linea, specialmente riguardo la musica, i balli, i sermoni: ma non tutti. Ecco due esempi fra i molti citati. Brian Philip, un giovane ventenne, afferma: “Secondo la Bibbia, quello che uno veste, può rivelare quello che uno è. Se un pastore veste come un criminale, può dire che ha anche una mentalità criminale. Per me, quando si tratta di celebrazioni religiose, il pastore dovrebbe vestire come il suo ruolo richiede”. La ventenne universitaria Liz Anyango pensa che “I pastori debbono trasmettere il messaggio di Dio senza distorsioni per piacere ad un gruppo o ad un movimento della comunità. La moda e le orientazioni possono cambiare, ma la Parola di Dio deve rimanere così come è nella Bibbia. Questa è la verità”!

Il pastore Presbiteriano Edward Buri, incaricato dei giovani di quella chiesa, sostiene che “le chiese tradizionali hanno tradizioni da salvaguardare e non si possono sentire così libere come quelle evangeliche. Però la Chiesa rimane aperta al progresso della cultura e della vita e si adatta, ma con certi parametri. E poi i giovani maturano e la musica sembra troppo veloce e forte, la lingua un po’ sguaiata, e le tradizioni da non perdersi del tutto, e ritornano alle chiese della loro fanciullezza. Per cui le chiese tradizionali ritengono un posto rilevante nella società”.

E finalmente un giovane di un gruppo a cui parlai non molto tempo fa disse: “Usare tutti i mezzi moderni per annunciare il Vangelo, per attirare la gente e specie noi giovani va bene: ma bisogna fare di tutto per evitare la mentalità mondana di questa prassi, che esclude tanti valori Cristiani, ne danneggia altri e mette anche in pericolo la centralità di Cristo nelle sue chiese e comunità che intendono riflettere il suo messaggio e stile di vita”.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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