Vi ringrazio per essere stati in grado di organizzare le vostre attività ed il vostro servizio nelle rispettive missioni o istituzioni in modo da poter essere presenti oggi a questo momento di fraterna condivisione. L’aver rafforzato il ruolo dei vostri collaboratori, che durante la vostra assenza possono continuare a prestare servizio delle comunita’, è un segno di grande maturità e di crescita delle comunità stesse.
Voglio ringraziare con voi Dio, la nostra Madre Consolata ed il nostro fondatore Beato Giuseppe Allamano per la continua assistenza e protezione che ci hanno accordato fino ad oggi durante tanti viaggi e spostamenti da una zona all’altra di questa vasta Regione.
Cercherò adesso, alla luce dell’attuale contesto politico e sociale, di dare una breve relazione della situazione presente del Kenya e Uganda.
La situazione del Kenya.
Il Kenya sta vivendo il primo anno della Grande Coalizione di Governo formatasi dopo le ultime elezioni presidenziali (Dicembre 2007) quando molte erano le aspettative di reali cambiamenti, di trasparenza, di protezione, di rispetto dei diritti umani, di miglioramento e sviluppo nelle diverse aree sociali di vita.
Negli ultimi 18 mesi siamo stati, invece, testimoni di un peggioramento dell’economia keniana,con l’inflazione arrivata ad una media del 23%, con la crescita dei prezzi dei beni di prima necessità, dell’elettricità e dell’acqua, dei trasporti e dei materiali da costruzione, e le tasse scolastiche aumentate dall’8% all’11,5%.
Le riforme costituzionali, la corretta utilizzazione di fondi pubblici, la questione della terra, le tensioni etniche, una soluzione durevole al problema delle persone sfollate (IDP) a seguito delle violenze post elettorali, sono tutte questioni ancora irrisolte.
Molti Keniani oggi percepiscono che la Grande Coalizione Governativa del febbraio 2008 ha perduto la volontà di tramutare le promesse elettorali in concrete soluzioni politiche che per affrontare i conflitti, la povertà e le nuove sfide della nazione.
I leader sono diventati praticamente introvabili ed il Parlamento si è trasformato in un ritrovo privato ed esclusivo, i cui membri sono intenti a ricercare i propri interessi piuttosto che il bene della nazione. Infatti, nel momento in cui non sono in grado di assicurare protezione e un adeguato livello di sicurezza ai cittadini, di offrire servizi sociali di base, di rimuovere la cultura dell’impunità a seguito di reati, di mutare l’inettitudine ed il ristagno morale specie in alcune aree della nazione, di diminuire il tasso della disoccupazione giovanile, possiamo dire che hanno fallito nelle loro prerogative di essere leaders del Paese.
Se l’apparato governativo funzionasse a dovere, la povertà e la fame non sarebbero oggi quel pesante fardello che ostacola sviluppo ed il progresso della nazione stessa.
Per molti cittadini il futuro del paese e’ veramente in difficolta’con una minima speranza di cambio e miglioramento con la presente leadership al potere. I problemi e le varie situazioni da risolvere richiedono un intervento urgente da parte di chi è al potere:
- il 50% della popolazione giovanile (circa 13 milioni di persone tra i 15 ed i 35 anni) nelle aree urbane risulta disoccupata;
- l’82% di questo gruppo di persone ha terminato la scuola primaria e secondaria, senza avere le possibilità di un impiego o lavoro; ciò è dovuto al fatto che l’educazione resta spesso una realtà che sforna personale che sara’ poco adatta a posti di lavoro amplificando ed esacerbando cosi’ l’esclusione nella vita economica e sociale di molti.
- disastri naturali, quali siccità o pioggie intense e allagamenti, hanno decimato la capacita’ di sussistenza e aumentato la vulnerabilità cronica di famiglie rurali e dei pastori nomadi, diventando una delle cause di conflitto per accaparrarsi risorse essenziali.
- un numero sempre crescente di famiglie e comunità affette dal virus Hiv-’Aids sta affrontando un fame e miseria come risultato di un circolo vizioso: adulti affetti da Aids diventano meno capaci di produrre e, pertanto, gli altri membri della famiglia, dovendosi dedicare per gran parte del tempo a sostenerli, tralasciano di lavorare, coltivare la terra o portare avanti attività generatrici di reddito.
- i labili confini territoriali rendono il Kenya vulnerabile e soggetto a continue violenze armate, a incursioni di milizie mercenarie e banditi di confine che devastano le popolazioni che vivono in zone aride e semiaride.
Anche se in ritardo, i leader religiosi del Kenya (Protestanti, Musulmani, etc) hanno presentato al Governo i loro punti di vista e le loro proposte, mentre la Conferenza Episcopale del Kenya (KEC) ha indirizzato alla Grande Coalizione Governativa diverse dichiarazioni sulla stampa (Novembre 2008 – Gennaio 2009) rimarcando alcune questioni urgenti e suggerendo come agire in questo momento in cui la nazione sta affrontando le grandi sfide già elencate: dall’impunità alla carenza di buon governo e onestà politica, la questione dei rifugiati interni, il problema della fame, i conti dei parlamentari, l’avvio delle commissioni parlamentari, la disoccupazione, la corruzione, la mancanza di sicurezza, le sommosse nelle scuole, l’ambiente, la campagna elettorale 2012…Pensiamo che qualcosa e’ stato recepito, accettato, discusso o migiorato? Francamente molto poco...
La Situazione in Uganda.
L’Uganda è stata il tesoro dell’Africa dell’Ovest per più di due decenni. Durante la presidenza di Yoweri Museveni l’economia della nazione si è stabilizzata e molto è stato fatto per migliorare la negatività delle questioni sociali lasciate in eredità dai leader precedenti, Idi Amin e Milton Obote.
Dal 1986, anno in cui Museveni salì al potere, la produzione ed esportazione ugandese è aumentata, il tasso di HIV- AIDS è stato ridotto grazie a una speciale campagna chiamata ABC; sono stati introdotti programmi per sradicare la povertà e offrire a tutti i bambini accesso all’educazione. E’ stato creato un sistema politico multilaterale.
Nonostante questi aspetti positivi, la presenza languente dell’Esercito della Resistenza nel Nord del Paese (LRA), la corruzione politica e la ingiusta distribuzione delle ricchezze ha mantenuto la stragrande maggioranza della popolazione ugandese in una situazione di povertà e, pertanto, oggi l’Uganda si trova annoverata tra le nazioni più povere del mondo.
L’Uganda ha una popolazione giovanile molto elevata, più o meno il 30% della popolazione totale, che propone notevoli sfide in termini di risorse umane, pianificazione e sviluppo.
Questa settore della popolazione ha accesso limitato ai servizi sociali di base, educazione e sanità, specialmente per le donne. Tutti questi non hanno le capacità per poter migliorare la loro vita né il loro futuro e conducono, pertanto, un tipo di vita marginata.
Anche in Uganda c’e’ ancora molto da lavorare per il miglioramento ed il benessere delle persone. Le sfide oimangono forti anche in questa nazione.
Considerazioni finali
Nella lettera della Visita canonica del 2007 (n.3), il Superiore Generale esprimeva questa affermazione: ”la vita religiosa è inserita nella nostra società ed è impregnata dai cambiamenti culturali, sociali e antropologici”.
Nell’ Instrumentum Laboris (II Sinodo dei Vescovi in Africa) leggiamo: “La Chiesa, nel continente africano, ha avuto un ruolo considerevole nel processo di riconciliazione dei vari conflitti. La stessa gode di grande credibilità all’interno di molte società africane. Non è forse questo un invito a diventare sempre di piu’ coraggiosamente coinvolti nella costruzione di “ponti” tra la gente?” (pg.43). “La vita autentica e genuina dei discepoli, frutto della metanoia, dà vita alla speranza di trasformazione di abitudini, mentalità, stili di vita. Di conseguenza, l’identita’ di ogni singolo membro della Chiesa come discepolo ficarsi è essenziale per la trasformazione della società africana”. (pg.29)
Superiore Regionale Kenya-Uganda