Quo vadis Kenya?

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}I Mungiki possiedono sempre più armi e le usano con sempre più facilità e questo ingenera molta paura nella popolazione. Ma da dove provengono queste armi? Chi le fornisce alla setta? Sono governi di paesi limitrofi, che nutrono speranze di ricchezze qualora il Kenya dovesse soccombere? Oppure sono nuovi governi di paesi emergenti, (come la Cina) che cercano di installare la loro egemonia sui paesi Africani, per smerciare i loro prodotti e usare delle ricchezze del sottosuolo?

Oppure, almeno un buon numero, hanno un’origine diversa? Prima delle elezioni del Dicembre 2007 furono intercettati due barconi pieni di armi da fuoco, e il governo se ne impossessò. Sembra che alcune furono distribuite a diversi gruppi per essere usate nell’eventualità di un’insurrezione. Poi scomparirono. Nessuno ha mai saputo dove siano andate a finire. Ma sembra che siano state distribuite specialmente ai Mungiki e ai gruppi di Vigilanti, ed ora sono usate sempre più frequentemente.


A molti politicanti, ed anche capi delle chiese del Kenya, sembrava che con l’avvento di un governo di coalizione nel Febbraio del 2008, in cui i gruppi più consistenti di politicanti avrebbero potuto lavorare assieme per il bene del paese, interessandosi in modo particolare dei giovani e loro benessere, causando l'annientamento della setta dei Mungiki. È successo invece il contrario. Il numero dei membri della setta cresce a dismisura, le loro azioni sono sempre più aperte e micidiali, la loro influenza sempre più malefica e distruttiva. Come si spiega tutto ciò? Una spiegazione si può trovare nel fatto che il governo di coalizione non ha agito nel modo con cui era stato ideato, ed anzi, è completamente immobile ed inefficiente. Dopo più di un anno dal suo inizio, ben poco o, secondo il parere di molti, quasi nulla è stato realizzato. La maggior parte delle promesse fatte ai cittadini, sono state abbandonate e lo status quo si è ristabilito come prima. La situazione dei giovani è più o meno come prima, se non peggiore di prima. Per cui i giovani continuano ad iscriversi in questa setta e ad altri movimenti sovversivi..

E forse la ragione più plausibile e che turba maggiormente la coscienza dei leaders politici onesti, e di quelli religiosi, è che le porte di tante scuole, specialmente nella Provincia Centrale, sono aperte al loro reclutamento ed indottrinamento. Essi si recano nelle scuole, specialmente secondarie, e parlano ai giovani che terminano il loro curricolo scolastico, ma non possono accedere a scuole universitarie o per mancanza di voti sufficienti, o di mezzi finanziari. Questo reclutamento a “porte aperte” dà la sensazione ai giovani che la cosa è legale e sancita dagli anziani, e che per loro c’è un futuro.

Per sfatare questa illusione, l’On.Uhuru Kenyatta, Ministro delle Finanze e figlio del Primo Presidente della Repubblica del Kenya, ha parlato ai leaders religiosi e politici, nella Chiesa Cattolica di Othaya, “perché dissuadino i giovani a diventare membri dei Mungiki. Noi abbiamo la responsabilità di terminare questa minaccia alla vita e ai diritti di tanti cittadini. Per quanto profondi siano i problemi dei nostri giovani, la soluzione non è di abbracciare un fucile, o anche un coltellaccio, per uccidere gli inermi e i poveri come loro”. E il membro del Parlamento di Mukurwe-ine, (che sembra essere al presente uno dei centri della setta) l’On. Kabando wa Kabando, ha ribadito con forza lo stesso concetto: “I giovani, pure poveri, non dovrebbero usare la loro situazione di povertà per diventare membri di una setta rivoluzionaria e distruttiva della vita”. E l’On. Elias Mbau di Maragua, pur riconoscendo che in passato, uomini di politica, di governo e di finanze hanno usato i servizi dei Mungiki per i loro interessi, “al presente nessun leader vorrebbe sostenere in nessun modo i Mungiki, o anche solo essere riconosciuto come un alleato di questa setta”.

Il fenomeno Mungiki sta sviluppandosi sempre più in un mistero difficile a capirsi, più difficile a trattarlo e a suggerire mezzi per debellarlo o, almeno, per ridirigerlo verso nuove mete, più costruttive. Era nato come un aiuto per i poveri, gli abbandonati, le vittime dei ricchi o di chiunque volesse abusare del loro potere per danneggiare altri. La maggioranza dei suoi membri apparteneva alla tribù dei Kikuyu e sembra che il suo primo centro di comando fosse a Gachie, un grande villaggio non molto distante da Nairobi. Ben presto le sue attività deteriorarono e diventarono sempre più ingiuste: gli immensi slums che circondano Nairobi diventarono il teatro delle loro attività sia in difesa degli inermi, ma sempre più dirette ad arricchire i capi e i membri. Quando i giovani e adulti di altre tribù diventarono coscienti del potere dei Mungiki, e delle sue velleità espansionistiche, formarono gruppi di vigilanti per contrapporsi a loro e per dividere il bottino delle loro attività. Durante la campagna elettorale per le elezioni del Dicembre 2007, molti di questi gruppi furono assoldati dai candidati che chiedevano loro di preparare i luoghi ove la campagna si sarebbe svolta, di invitare altri giovani per applaudire il candidato e denigrare l’opponente. Dopo le elezioni furono richiesti di scatenare una rivoluzione in cui circa mille persone furon trucidate e più di trentamila persero la loro casa, le loro proprietà e si trovarono a vivere con parenti, o sotto le tende o in mezzo ai boschi. Chi ha cercato di cambiare la situazione e convincere i giovani a diventare portatori di pace e di giustizia, o sono rimasti illusi, o sono stati traditi dai giovani stessi, che non ne vogliono più sapere di proposte pacifiche, di lavoro costruttivo, ma proseguono per la loro strada che porta alla distruzione e all’anarchia. Anche le chiese stesse che si sono sempre impegnate per una soluzione pacifica, che si sono battute per un miglioramento all’insegna della pace a giustizia per tutti, sono più che mai disunite al presente sul come agire nelle varie situazioni concrete in cui queste sette sono involte. Anche gli ambasciatori di potenze estere, molto vicine al Kenya e di grande aiuto nelle sue necessità, si guardano a vicenda e si chiedono con sempre più ansietà a paura: Quo vadis Kenya? Dove ti stai dirigendo, Kenya?

(2 - fine)
Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 21:38
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