Festa della Consolata a Bravetta

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Tutti cantano ‘mamma’. Tutte le culture hanno un grande rispetto alla figura di mamma. ‘Mamma’, la prima parola che impara un bambino e rimane sempre il primo amore anche dopo tanti anni di fidanzamento e matrimonio. Ecco perché il cuore di mamma porta sempre una carezza speciale, una tenerezza che nessun altro sa dare bene come la mamma. In caso di fame, la mamma sa che cosa si mangia; piange un bambino, lo cura lei; si ammala, e solo lei capisce e trova la soluzione. Tutta una consolazione che dà amore e insegna come si ama.


2009 anni fa, una ragazza ebrea diede al mondo l’ottima consolazione. Gli ebrei aspettavano questa consolazione per secoli, e alla fine parlò Dio nella persona del suo Figlio. Trovò Dio questa ragazza ebrea che portasse al mondo la vera consolazione. Accettando l’incarico con umiltà e fedeltà, Maria diventò per noi la mamma di consolazione, e da quel tempo fin oggi, e anche alle generazioni che verranno, rimane beata e madre di tutta la consolazione. Diede Gesù una volta al mondo, ma continua a donarci lo stesso Gesù ogni giorno. E colui che l’ha ricevuto da Maria, non può contenere questa gioia da solo. La deve trasmettere al mondo.


E così il 20 giugno a Roma, si sono radunati nel seminario teologico di Bravetta i missionari e le missionarie della Consolata, gli amici, i benefattori e i laici della Consolata per celebrare la solennità di questa donna che ha dato al mondo la vera consolazione. La messa che è durata quasi due ore è stata celebrata da Sua Eccellenza Mons. Castoro Quiroga Luis Augosto, l’Arcivescovo di Tunja – Boyacà in Colombia. Mons. Castro, missionario della Consolata nato nel 1942 a Bogotà, ultimamente, è stato per tre anni il capo della Conferenza Episcopale della Colombia. Un uomo eloquente, forte nelle parole e convinto di quello che dice, ha tenuto l’omelia di 20 minuti cominciando con l’esperienza della sua chiamata. Per lui, fu un’esperienza ineffabile vedendo un gran numero dei non-cristiani che lo attiravano. Parlando con Padre Aldo Bona, (morto tre anni fa), lo suggeriva di entrare nel seminario diocesano e gli diede una medaglia della madonna Consolata. Ma questa medaglia lo attirava di più e alla fine diventò un missionario della Consolata.

Spiegando sulla consolazione, Mons. Castro sottolineava che la Bibbia parla molto dell’amore di Dio. È Dio che ci offre amore perché è Lui il primato. Dio ci dà la vera consolazione e la dobbiamo cercare prima nella vita spirituale. È questo che voleva il fondatore che prima diventiamo santi e poi dopo possiamo diventare missionari. Dobbiamo poi aprirci allo Spirito Santo per questa strada di santità. La madonna Consolata ci ricorda che il primato è Dio. Questo Dio è Lui che ci chiama e ci manda per la missione. E noi non abbiamo una nostra missione. L’unica missione che c’è è quella di Gesù. Il Signore rimane sempre il primato. Siamo dunque chiamati a portare questa consolazione che è il primo annuncio del vangelo. La Madre Consolata ci offre questa consolazione che è Gesù e noi dobbiamo accoglierlo e fare lo stesso, offrendoLo agli altri con semplicità e fedeltà. Il nostro compito diventa quello di assomigliarci con la Madonna Consolata.

E con questa consolazione, è stata una grande festa che ha attirato tante persone. Però, la figura della Consolata è più conosciuta a Torino che a Roma. Ci vuole ancora una viva animazione di questo titolo a Roma perché alla fine della celebrazione, non mancava qualcuna che voleva sapere chi è questa Consolata. Al termine della messa, c’è stato un mandato missionario di sette missionari che fra poco vanno per la missione. Pietro Demaria (italiano) andrà in Mozambico per lo stage di 2 anni, mentre Giuseppe Kim (coreano) andrà in Mongolia e Benigno Lee (coreano) in Kenya. Il diacono George Omondi dopo la sua ordinazione sacerdotale in Kenya ci rimarrà per la sua missione. Padre Erasto Mugalama (tanzaniano), andrà in Tanzania mentre i diaconi Martino Han (coreano) e Pietro Han (coreano), anche se hanno ricevuto il mandato missionario, non sanno ancora le loro destinazioni. Mancava il diacono William Mkalula (tanzaniano) che è tornato a casa per motivi di salute della mamma e per prepararsi per l’ordinazione sacerdotale di agosto.
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29
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