Non è infatti la SS. Vergine, sotto questo titolo della Consolata, la nostra Madre, e non siamo noi i suoi figli? Sì, nostra Madre tenerissima, che ci ama come pupilla degli occhi suoi, che ideò il nostro Istituto, lo sostenne in tutti questi anni materialmente e spiritualmente, sia qui in Casa madre e sia in Africa, ed è sempre pronta a tutti i nostri bisogni. Che se celebriamo con trasporto tutte le feste della Madonna, specialmente quelle dell'Immacolata e dell'Assunta, con quanto più trasporto dobbiamo celebrare questa, che è la «nostra» festa, nostra cioè in modo tutto particolare. … Nei momenti dolorosi, la Madonna intervenne sempre in modo straordinario... Ho visto molto, molto.. (VS. Devozione alla Madonna FTS).
Quest’anno proprio nel giorno della festa della Consolata ricorre la Giornata Mondiale del Rifugiato.
Secondo il rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sono 42 milioni le persone in fuga nel mondo. L’80% si trova nei paesi in via di sviluppo. “Sono diverse le situazioni di popolazioni sradicate da ormai molto tempo: in Colombia, Iraq, Repubblica Democratica del Congo e Somalia … La Colombia possiede una delle più vaste popolazioni di sfollati, con stime che si aggirano sui 3 milioni di persone. In Iraq, alla fine del 2008, ce n’erano 2.6 milioni – 1,4 milioni dei quali sfollati negli ultimi tre anni. Nella regione del Darfur, in Sudan, gli sfollati erano più di 2 milioni. La recrudescenza dei conflitti nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo e in Somalia, lo scorso anno, hanno generato rispettivamente 1,5 e 1,3 milioni di sfollati. All’inizio dell’anno abbiamo assistito a massicci movimenti forzati di popolazione in Kenya, mentre il conflitto in Georgia ha messo in fuga 135 mila persone.”
“Non solo numeri - real people, real needs” recita lo slogan che quest’anno accompagna la Giornata Mondiale del Rifugiato. Persone vere con bisogni reali, uomini e donne, bambini e anziani, senza più una patria e in varie situazioni di emergenza umanitaria. Costretti alla fuga dalle guerra e dalla violenza, causate da ingiustizie, corruzione, disparità economiche e dal saccheggio delle materie prime soprattutto nei paesi dell’Africa.
Carissimi Missionari e missionarie, il grido di questi milioni di rifugiati non può passare inascoltato e deve trovare posto nei nostri cuori.
A loro ci accomuna la nostra condizione di cristiani e ancor di più di missionari, siamo stranieri e pellegrini senza patria perché la nostra patria è nei cieli (Fil 3,20), non vantiamo diritti ereditari perché nostro padre era un arameo errante (Dt 26,5), non ci installiamo in nessuna roccaforte perché il nostro habitat è la “paroikia”, la carovana (1Pt 1,17).
In loro vediamo Gesù per il quale non c’era posto nell’albergo (Lc 2,7), fuggiasco in terra straniera perché perseguitato e minacciato di morte (Mt 2,14), venuto tra i suoi senza essere accolto (Gv 1,11), maestro del Regno di Dio, senza fissa dimora perché non aveva dove posare il capo (Mt 8,20), crocifisso fuori le mura (Mt 27,22) e poi Risorto, è apparso forestiero da non conoscere cosa è successo a Gerusalemme (Lc 24,18). Non solo ha vissuto da straniero, ma in esso si è identificato e ci giudicherà sulla nostra capacità di accoglierlo (Mt 25,35).
Alla sequela di Gesù Missionario cerchiamo in vari modi e situazioni di assumere i drammi dell’umanità sofferente, e di vivere la santità di vita nello spirito delle Beatitudini, accogliendo e confortando i poveri e i disperati.
Quindi celebrare la giornata mondiale del rifugiato è fare memoria della nostra condizione di “migranti” su questa terra, e del nostro carisma della Consolazione che ci sollecita ad aprire le frontiere del cuore e delle nostre case per accogliere l’altro, accogliere e valorizza le differenze culturali, contro ogni tipo di discriminazione e di paura, e così trasformare l’ospitalità in un crocevia di cammini arricchenti.
Quindi noi per primi, come Famiglia della Consolata, siamo chiamati a vivere nelle nostre comunità, con urgenza profetica, la fraternità interculturale e testimoniarla al mondo.
Il nostro Fondatore ci ha consegnato una “Madre tenerissima, che ci ama come la pupilla dei suoi occhi”, possa quindi la Consolata:
- sostenere l’impegno dei missionari e delle missionarie che lavorano a fianco dei rifugiati e sfollati in vari paesi e situazioni di violenza,
- accogliere il grido dei suoi figli e figlie che sale dai campi profughi e dai centri di detenzione temporanea
- aiutare tutti noi a cantare con Lei il Magnificat affinché, a fianco dei poveri, con coraggio possiamo contribuire a realizzare il sogno di Dio per tutta l’umanità.
Auguri i Buona Festa della Consolata
Con affetto fraterno e in comunione, vi salutiamo con gioia.
P. Aquileo Fiorentini &nbs p; &n bsp; Sr. Gabriella Bono
P. Stefano Camerlengo &nbs p; &n bsp; Sr. Anair Voltolini
P. Francisco Lopez &nb sp;   ; & nbsp; Sr. Jane Muguku
P. Antonio Fernandes Sr. Simona Brambilla
P. Matthew Ouma &nbs p; &n bsp; Sr. Renata Conti