Decreto sulla sicurezza

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Roma 10.07.09

Le Direzioni Generali dei Missionari e delle Missionarie della Consolata hanno appreso con molta preoccupazione l’approvazione del decreto sulla sicurezza varato dal Senato della Repubblica italiana il 2 luglio scorso.

Una legge che contiene, tra le altre cose, l'introduzione del reato di immigrazione clandestina e la possibilità di organizzare le ronde in città.

Per questo riteniamo importante pronunciarci sul significato generale di questa legge, l’impatto negativo che avrà nelle relazioni sociali, sul pensare e modo di agire della gente, per la sua logica di contrasto e repressione che troviamo profondamente in contrasto con la dimensione di apertura all’altro e all’universalità di orizzonti che sono aspetti specifici del nostro essere e che da anni cerchiamo di trasmettere alla società italiana.

Inoltre vogliamo manifestare la nostra vicinanza e piena solidarietà ai tanti fratelli e sorelle migranti che, costretti a lasciare i paesi del Sud del mondo – dove noi da decenni operiamo - sono giunti da noi nella speranza di ricominciare una vita nuova, ma che invece, grazie appunto a questa legge, saranno costretti a vivere nella paura di essere braccati, l’incertezza del futuro e l’insicurezza di non venire rispettati nei loro diritti fondamentali ed inalienabili.

Alla luce di questo, vogliamo condividere alcune riflessioni e fare anche delle proposte.

Abbiamo ascoltato e letto le reazioni di alcuni rappresentanti autorevoli del mondo ecclesiale e missionario, di cattolici impegnati nelle organizzazioni di solidarietà verso gli immigrati, di svariate associazioni della società civile e dei migranti stessi, che attraverso interviste, comunicati stampa e articoli su settimanali, hanno duramente criticato il pacchetto sicurezza, esprimendo tristezza e sconcerto. Hanno chiaramente accusato la legge di «ignorare i diritti umani» e di «mettere a rischio l' integrazione» e per questo «porterà solo dolore» (Mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio dei migranti). Inoltre «di fronte al fenomeno complesso dell' immigrazione, è evidente che una risposta dettata dalle sole esigenze di ordine pubblico - che è comunque necessario garantire in un corretto rapporto tra diritti e doveri - risulta insufficiente» (direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali e sottosegretario della Cei, monsignor Domenico Pompili)

E poi il monito severo lanciato dall’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che «Le sofferenze dei migranti sono causate anche da discutibili provvedimenti messi in pratica da quei Paesi ricchi che dovrebbero impegnarsi più degli altri in seri percorsi di accoglienza».

A tutti coloro che prima di noi si sono esposti pubblicamente vogliamo esprimere la nostra piena solidarietà e ora unire la nostra voce alle loro nel denunciare pubblicamente:siamo di fronte ad una legge sbilanciata che già mostra crepe, e che rischia di tramutare la politica di gestione legale dell' immigrazione in un complesso di misure punitive o in qualche caso addirittura persecutorie.

Con l’introduzione del nuovo reato di clandestinità si renderà ancora più difficile e incerta la vita di tanti migranti, che saranno costretti a vivere nella paura costante e si lancia il pericoloso messaggio alla gente che con questo “nuovo reato” di clandestinità, prescindendo dalle azioni concretamente compiute e criminalizzando la semplice presenza in Italia, allora ogni immigrato diventa un possibile pericolo e un potenziale nemico.

Dal punto di vista del migrante, invece, è come se creassimo il “reato di speranza” per tanti uomini e donne che lasciano l’Africa, l’America Latina, e l’Asia e approdano in Italia alcuni per sopravvivere e altri per cercare una vita migliore con tutti i rischi implicati. Ma è proprio questa loro speranza che è criminalizzata e perseguita con norme di legge come se fosse un pericolo, una minaccia, fonte di disagio, invece che possibilità di vita nuova, una risorsa e ricchezza per tutti noi.

Con tristezza anche noi abbiamo avvertito che in Italia si sta istaurando un clima da tutti contro tutti, che questa legge sulla sicurezza certamente non aiuta certo a svelenire. Basta ricordarsi l’escalation di aggressioni a sfondo razziale in varie città di Italia. Poche le reazioni, molto il silenzio compiacente! Perché allora meravigliarci del consenso, non generalizzato ma esistente, tra la gente semplice verso questa nuova legge? In fondo in essa si condensa una cultura della paura e del disprezzo che in tempo di crisi come i nostri si orienta sugli immigrati come una minaccia e fonte di disagio sociale.

Allo sconcerto però vogliamo aggiungere un appello, articolato da diverse proposte e a diversi livelli, affinché il dibattito su questa legge e le sue implicazioni sociali continui e non lasciamo i migranti soli e smarriti nel tessuto sociale in cui a fatica si sono inseriti.

Nelle nostre comunità, nelle diocesi e parrocchie, tra i giovani e gli studenti, insieme ad associazioni e organismi di volontariato, si creino occasioni per discutere sulla relazione con i migranti, per una conoscenza diretta dei migranti, delle loro storie e difficoltà. Solo così, anche se timidamente, cadranno le barriere e i pregiudizi, e si potrà assumere una mentalità di cambiamento e porre le basi nella nostra società della “convivialità della differenza” (don Tonino Bello).

Facciamo appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinché non ratifichi questa deliberazione e ai legislatori, affinché una revisione radicale sia fatta della legge in quanto basata sulla paura e sulla discriminazione per questo anticostituzionale e lesiva dei diritti delle persone. Inoltre considerino l'impegno contro la miseria, l'impoverimento e l'emarginazione di tante persone e famiglie, dentro e fuori il nostro paese, un priorità dell'agenda politica italiana.

Siamo convinti che il fenomeno della immigrazione non può e non deve essere trattato semplicemente e unicamente come un “problema” di sicurezza nazionale, ma deve essere affrontato con leggi che si ispirano a diritti e doveri, al rispetto della legalità certamente, ma altresì accompagnate da un programma di politiche sociali onnicomprensive ed adeguate, che considerino l’altro prima di tutto come “persona”;

E’ importante aiutare la gente a capire la complessità dei fenomeni migratori così vasti e costanti negli ultimi anni. Per questo è fondamentale cercarne le cause, nella cronica instabilità politica ed economica di intere aree del sud del mondo, costrette alla povertà e miseria, dovuta anche a guerre interne, fomentate direttamente o indirettamente dai nostri governi occidentali per il saccheggio delle loro materie prime necessarie per mantenere lo standard di vita dei nostri paesi occidentali.

Crediamo che alla luce Parola di Dio e del Vangelo in particolare, l’accoglienza non possa mai essere negata perché nessun straniero è di per sé un delinquente, anzi è la presenza di Cristo da accogliere oggi: "Ero straniero e mi avete accolto" (Matteo 25). E perché “ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione” (Bendetto XVI, Caritas in Veritate, n.62)

A tutti voi, fratelli e sorelle missionari, chiediamo di fare memoria che anche noi siamo stati ospiti in terre straniere e a voi italiani di non dimenticare il vostro passato di migranti e le sofferenze e difficoltà patite dai vostri connazionali migranti in terre lontane.

In questo momento di sofferenza e di forte preoccupazione ritroviamo la speranza nella Parola che Dio rivolse a Israele e che risuona come un monito anche per noi oggi: «Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto» (Esodo 22,20).


                     ;                    & nbsp;               Le Due Direzioni Generali
                                         &n bsp;        Missionari e Missionarie della Consolata
Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:29

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