“Queste giornate sono state guidate da tre membri dell’Associazione dell’Istituto Edith Stein: dott.ssa Grazia Maria Costa, professor Filippo Botillo e padre Massimo Angelelli.
Dal 19 a 21 siamo stati introdotti e guidati dalla dott.ssa Grazia per una “conoscenza di noi stessi, verso una rielaborazione umana e spirituale della propria storia”.
Siamo partite da due aspetti importanti: la ripresa della motivazioni vocazionale iniziale e il suo sviluppo lungo gli anni; e la dimensione della fragilità, del limite.
Due aspetti della nostra vita, essenziali per aiutarci a ricuperare il valore o le potenzialità nascoste in noi e negli altri e per crescere nella consapevolezza di essere “creature di Dio”.
La conoscenza e accettazione del nostro passato ha un ruolo molto importante nel nostro cammino, non solo perché ci offre una chiave di lettura della propria storia, ma perché questo passato incide sul nostro presente. Quindi è un passato che si svolge nel presente, in altre parole “il passato non é passato”.
Dunque una rilettura della propria vita che ci aiuti a entrare dentro di noi per uscirne arricchiti. Come fare? Ecco alcuni strumenti che ci possono aiutare:
- Evoluzione del nostro mondo dei desideri
- Un atteggiamento di verifica del raggiungimento dell’Io
- Le emozioni
- La capacità di fiducia in sé e negli altri.
Una particolare attenzione é stata dedicata all’importanza e conoscenza delle emozioni che, pure non essendo buone o cattive, incidono notevolmente nella nostra vita personale (essere, agire, stare con noi stessi), nelle relazioni interpersonali e nel nostro rapporto con Dio. Rappresentano una considerevole energia che deve essere gestita e orientata in modo giusto, in vista del “bene comune”.
La dott.ssa ci incoraggia a imparare le modalità di gestione delle emozioni, superando, attraverso il controllo di sé e la calma, la tentazione di acconsentire a tutti e a qualsiasi impulso.
Dal 22 a 24 siamo stati guidati dal professor Filippo Botillo, che continua la riflessione focalizzando sulla modalità della aggressività, con noi stessi e nelle relazioni comunitarie.
L’aggressività, in questo contesto, è una emozione forte che ha la sua origine nella frustrazione di aspettative non realizzate, che a sua volta, provoca rabbia. Come qualsiasi emozione, la rabbia, l’aggressività non sono cattive in sé stesse; l’importante è rendermi conto di “che cosa io faccio con questo sentimento”.
Tutto dipende da come gestiamo la nostra energia aggressiva: può essere usata in modo distruttivo, verso sé e verso gli altri; oppure può essere trasformata in energia costruttiva, in “grinta”, per raggiungere obbiettivi. Ciò non significa, tuttavia, negare o reprimere il sentimento, ma “sapere esprimere” e comunicarla in modo maturo.
Padre Massimo, dal 25 al 27, ci orienta a riportare gli aspetti riflettuti nei giorni scorsi, all’interno della vita comunitaria, sviluppando il tema del “dialogo e ascolto”, e focalizzandolo su “aspetti antropologici”.
Partendo dalle dinamiche di convivenza comunitaria siamo arrivati a guardare la Comunità come dono ma anche come inevitabile luogo di conflitti. Nei rapporti comunitari alcuni fattori incidono negativamente e possono portare al conflitto: le aree personali non conosciute, la paura di lasciarsi ferire dalle ferite dell’altro, e quindi la tendenza a isolare la sorella o il fratello in difficoltà, negandogli il dono dell’ascolto. Altri fattori possono essere il rigorismo e lo stress.
É importante, quindi, privilegiare spazi di formazione continuata e la lettura e accettazione della propria storia personale, nei suoi aspetti positivi e di limiti. Inoltre, è importante avere il giusto ed equilibrato rapporto con il potere (la propria responsabilità), e crescere progressivamente nella capacità di decentrarsi da sé (da noi stessi).
La finalità è di favorire la comunione nella Comunità, percependo come l’amore incondizionato di Dio si manifesta e agisce in ognuno di noi come misericordia e compassione. Questa consapevolezza che parte dall’esperienza del rapporto con Dio deve orientare i nostri rapporti con gli altri. Affinché le nostre Comunità siano luogo di crescita e testimonianza, dobbiamo essere gli uni per gli altri persone di misericordia e compassione.
La metodologia usata per l’assimilazione di questi contenuti ha favorito molto la nostra reciproca condivisione. I temi furono trattati, anzitutto, in modo esperienziale, ed é stato dato molto spazio per domande e chiarimenti. I pomeriggi furono riservati per le condivisioni di gruppo. Questo spazio, oltre ad essere un’opportunità favorevole per lo scambio e arricchimento scambievole partendo dalle esperienze di ognuno, é stata anche una occasione per conoscerci e avvicinarci di più.
Per salvare l’equilibrio tra spirito, mente e fisico si sono programmati alcuni momenti di relax, come passeggiate al Lago di Bracciano, ginnastica, gita, visita al Santuario della Madonna delle Lacrime di Civita Vecchia, e alle tombe etrusche.
Il giovedì 27 fu una giornata dedicata alla riflessione, preghiera ed elaborazione della prima sintesi. Alla luce del tema biblico scelto per questo Corso “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”, e da quanto ci fu offerto dai Relatori, ognuno dei partecipanti siamo stati invitati a fare una rilettura della propria storia, e al concludersi della giornata portare una frase che racchiudessi il significato del suo cammino umano e spirituale. Anche questa è stata un’occasione per arricchirci con il dono della reciproca condivisione. Abbiamo concluso con la celebrazione Eucaristica.
Concludiamo affermando che la realtà più importante è il desiderio di continuare a percorrere l’intimo di noi stessi ma, nello stesso tempo, volgendoci ai rapporti con gli altri.
In questo senso, durante i giorni 28-30 agosto, sia p. Antonio Rovelli come p. Giuseppe Ronco, ci hanno introdotti a una riflessione biblica sulla nostra vocazione. La vocazione come risposta a una chiamata di Gesù che travolge tutto il nostro essere.