“Ho vissuto tre settimane – dice padre Fiorentini, nato in Brasile 58 anni fa - in un gruppo di persone che, con origini diverse, hanno lavorato con intensità, in armonia, nella gioia, comprendendosi, uniti dall’ideale di poter dare alla Chiesa d’Africa alcune linee guida per camminare sulla via della riconciliazione, della giustizia e della pace. Ho sentito una Chiesa impegnata nella promozione della persona e dei popoli, nel nome del Vangelo, con l’intenzione chiara di essere ‘sale della terra’ e ‘luce del mondo’, facendo concrete proposte operative, che si spera cambino positivamente gli scenari del tempo presente”. Per il superiore generale della Consolata, la Chiesa africana “è consapevole di aver fatto un cammino missionario significativo, con i suoi martiri e i suoi testimoni, figli della sua terra e non solo, che desidera andare avanti in modo determinato, accogliendo missionari e facendosi missionaria”. Dai lavori sinodali, ha ancora detto padre Fiorentini, è emerso con forza il desiderio di collaborare con la Chiesa universale, con la vita consacrata, con gli organismi operanti nel campo della promozione umana, della salute, dell’educazione, con uomini e donne di buona volontà. Secondo il Superiore generale è stato rilevante il “coraggio di denunciare i mali che affiggono l’Africa e la fanno diventare sempre più prigioniera della violenza e della povertà”, nonché “il coraggio di fare proposte concrete come possibili soluzioni dei problemi”. Del rapporto con le altre religioni, il missionario ha notato in particolare il rispetto reciproco, il dialogo e azioni concrete di comunione e collaborazione a favore della pace. “Grande protagonista di questo Sinodo – ha concluso - è stato lo Spirito che, unito alla speranza, daranno sicuramente un nuovo impulso alla Chiesa e ai popoli dell’Africa verso un futuro migliore”.