C’era anche Beniamino al ritiro di avvento, organizzato da noi missionari ad Ulaanbaatar, al quale hanno partecipato circa 60 giovani arrivati dalle tre parrocchie della città. A mio avviso è stato un successo. E, a sentire Beniamino e i suoi amici, qualcosa di veramente unico e speciale.
Il fatto stesso di un ritiro giovani tenuto in Mongolia e vissuto con serietà e impegno da tanti giovani non è un dato così scontato, considerato che la Chiesa cattolica è presente qui da solo una decina d’anni. Ho notato nel nostro amico Beniamino e in altri giovani qualcosa di diverso rispetto a ciò cui ero abituato a vedere altrove. Ho percepito un desiderio e una ricerca vera, profonda. Durante la preghiera iniziale, le confessioni, la messa si respirava un clima di rispetto, di attenzione e di silenzio che mi ha stupito. Negli incontri e durante il pranzo uno spirito di servizio con relativo ordine e disciplina hanno preso il posto alla competizione, alla lotta o al “fare a botte” spesso presente tra i nostri ragazzi mongoli.
Magari mi sbaglio, ma questi giovani se toccati sulle corde giuste tirano fuori il meglio di sé, forse il vero spirito nomade mongolo.
E’ qui allora che abbiamo presentato Gesù, pastore, nomade anche lui, sempre in movimento sulle strade della Galilea. Abbiamo parlato dei discepoli e dei missionari di Gesù, mandati e anche loro in cammino sulle strade del mondo. Non c’era niente di speciale, ma c’era lo stupore e la disposizione interiore di conoscere una storia vera così vicino a noi.