Per questi c’era una ricca possibilità di scelta. Noi abbiamo partecipato a due incontri. Uno, di un gruppo missionario di studenti universitari di Poznań che già conoscevamo, che hanno presentato a centinaia di giovani il loro cammino formativo e le loro esperienze e servizi. Il secondo incontro è stato tra l’Arcivescovo della città di Poznan mons. Stanisław Gądecki, e il grande Rabbino di Polonia Michael Schudrich, sul tema: Abramo nostro padre nella fede. I momenti di preghiera erano previsti, in parte nelle parrocchie ospitanti, e in parte comuni in un grande padiglione fieristico appositamente preparato. La preghiera di taizè è una preghiera semplice e profonda che alterna ritornelli melodiosi, facili da imparare e ripetere, a versetti dei vangeli e frasi dei salmi letti in diverse lingue. Oltre a questo ogni sera veniva letto uno stralcio della lettera da Fr. Alois, l’attuale priore della comunità ecumenica succeduto a fr. Roger scomparso quasi 5 anni fa. La lettera è stata scritta da lui stesso durante un viaggio di recente in Cina visitando alcune comunità cristiane. Vi riportiamo alcuni passaggi della meditazione fatta la sera del 31 dicembre.
Vent’anni fa, durante il primo incontro europeo di giovani in Polonia, subito dopo la caduta del muro di Berlino, era la festa della libertà ritrovata, un grande momento di gioia. Era il tempo dell’entusiasmo, ora è piuttosto il tempo della decisione e della perseveranza. Noi, oggi, riflettiamo abbastanza sul senso della libertà? La libertà, è poter scegliere dove porre le nostre priorità. La libertà significa non cedere alle cattive tendenze in noi. La libertà permette anche una lotta contro le strutture d’ingiustizia nelle società. La libertà è ancora poter esprimere la nostra fede. Durante la nostra recente visita in Cina, con due miei fratelli, diverse persone ci hanno raccontato le sofferenze che i loro genitori o nonni hanno sopportato per la fede. Molti tra voi, che vengono dalla Polonia o da altri Paesi dell’Europa centrale o orientale, hanno anch’essi genitori o nonni che sanno che cosa significhi soffrire per la fede. Noi vorremmo ringraziare Dio per questi cristiani che hanno resistito e perseverato. Oggi possiamo rimanere vicini ai cristiani di Cina. Sono commossi quando vengono a sapere che a Taizé preghiamo per loro il venerdì sera. Questa sera vorrei dire una parola particolare ai giovani polacchi. Voi avete radici profonde nella fede. Lungo i secoli, da voi si è forgiata una tradizione che ha permesso al vostro popolo d’attraversare grandi prove. Spesso queste radici sono legate alla vostra famiglia e alla parrocchia dove siete cresciuti. Oggi cercate di rinnovare le espressioni della fede, e questo è un bene. Le espressioni esteriori possono cambiare, talvolta devono cambiare, affinché la luce della fede brilli con una nuova luminosità. Tuttavia questa ricerca troverà uno sbocco se va di pari passo con la comprensione delle tradizioni ricevute. Ecco la sfida: creare del nuovo, appoggiandovi sulla tradizione. La nostra piccola comunità di Taizé vorrebbe accompagnarvi in questa ricerca. Abbiamo ricevuto così tanto dal vostro Paese che ci sentiamo spinti a restare uniti al vostro cammino. La luce che i bambini hanno appena acceso e che ci siamo passata gli uni agli altri giunge da lontano: la fiamma è stata portata dalla grotta della Natività di Betlemme. Questa fiamma di pace e amicizia è qui per rischiarare tutti gli umani. Allora non possiamo accettare che nel mondo le disuguaglianze crescano, che solo qualcuno abbia beneficio della prosperità economica, mentre la grande maggioranza conosce la povertà. Noi vogliamo scegliere la semplicità di vita per promuovere la condivisione, la solidarietà, l’uso responsabile delle risorse del nostro pianeta.
Questo raduno è soprattutto una ricca esperienza di incontro con tanti gruppi e singoli giovani desiderosi di impegnarsi per il bene e con nel cuore domande profonde che cercano risposte. Abbiamo avuto anche l’occasione di far conoscere il nostro Istituto attraverso un’intervista che abbiamo fatto in una televisione locale. L’allegria e la gioia sono il clima in cui si è vissuto tutto questo. Anche la bella festa dei popoli, con danze da ogni paese presente (anche noi abbiamo proposto qualcosa di africano), scambiandoci gli auguri e degustando i cibi polacchi, hanno non solo riscaldato la fredda e nevosa serata, ma ancor più hanno scaldato i cuori di quanti vi hanno partecipato. A tutti buon 2010!